Think therefore i am

Io e l'esoterismo (1)


Nell’autunno del 1990 si stava realizzando ciò che tanti anni prima mi era stato predetto.Era successo nel 1978, avevo sedici anni ed era un’estate gioiosa e spensierata, passata con gli amici, e per la prima volta con lunghe nottate davanti alla televisione a guardare i mondiali di Argentina.Quella era una scusa buona per non tornare a casa alla sera e rimanere a dormire da qualcuno.Ricordo una notte che, mentre noi guardavamo la partita, la mamma di Antonio assisteva la povera cagna che diede alla luce ben dieci piccoli. Tutti bellissimi e tutti diversi uno dall’altro.Con i miei amici guardavamo la partita e facevamo il tifo per i nostri campioni, Paolo Rossi era già un gran giocatore e speravamo che la squadra potesse darci maggiori soddisfazioni.Mentre parlavamo di tante cose, l’argomento principale erano le ragazze e il sesso. Tutti raccontavano delle proprie esperienze, ed io, che non ho mi avuto piacere di raccontare le mie cose stavo zitto ed ascoltavo.Ho sempre dato l’impressione di avere poca esperienza, in parte era vero, ma principalmente mi piaceva rimanere con quell’alone di mistero che lasciava presagire chissà che cosa.Forse perché non ho mai contribuito a mettere in comune queste e altre cose, ho perso tutti quegli amici di allora, ma a pensarci bene, non ne sento la mancanza.Quello che non volevo si sapesse era come io mi comportavo con le ragazze. Io mi sentivo unico e speciale, e non volevo che questo mio “stile” venisse copiato.Parlo di “stile” ora, dopo tanti anni, ma allora non sapevo che cosa era, fatto sta che io mi rendevo conto di essere speciale. Quello era il mio piccolo segreto.Quell’estate, oltre ai mondiali di calcio, per arrivare a fare mattina era nata una mania abbastanza singolare tra di noi, era la voglia incredibile e strana di fare delle sedute spiritiche.Io non ci credevo allora, e ciò che vi racconto mi stupisce ancora adesso.Una notte avevamo preparato il solito tavolo con un cartellone su cui erano scritte tutte le lettere dell’alfabeto. Il gioco consisteva nel mettere un piattino piccolo rovesciato sul tavolo e quindi noi tutti vi ponevamo sopra l’unghia del dito indice della mano destra.Si aspettava cosi che lo “spirito” si facesse vivo e iniziasse ad animare il piattino.Con un po’ di invocazioni lo spirito si faceva vivo e dopo avere fatto girare in modo incontrollato il piattino e di conseguenza anche le nostre mani, si fermava e iniziava a rispondere alle nostre domande.Cosa muovesse il piattino non lo so. In principio pensavo fosse uno di noi. Io scrutavo lo sguardo di tutti, per vedere chi, sotto l’aria di serietà e impressione per ciò che si stava verificando, nascondesse il sorriso di chi prende in giro gli altri.Le domande erano le più varie e ad una lettera alla volta arrivavano le risposte, puntuali e anche abbastanza azzeccate.Dopo qualche seduta eravamo consapevoli di avere qualche piccolo potere paranormale, e quindi iniziammo a fare degli esperimenti.Quella notte provammo chi aveva più poteri degli altri.L’idea ci era venuta prima di riunirci intorno al tavolo, e consisteva nel togliere il dito a turno in modo da capire se vi era un calo di energia e chi dava l’energia per muovere il piattino.In pratica volevamo capire chi era collegato.Lo stupore di tutti e di conseguenza il mio spavento fu dato dal fatto che quando io toglievo il dito il piattino si fermava, mentre quando qualcun altro lo toglieva il piattino continuava a muoversi.Mi rendo conto ora che per i miei amici fu un po’ come darmi la vittoria, ma ad un certo punto tutti tirarono via il loro dito lasciandomi da solo e il piattino su cui era appoggiata delicatamente solo l’unghia del dito indice della mia mano destra, continuava a girare.Rimanemmo cosi soli io e lui.Quello fu il primo vero grande spavento della mia vita, la prima vera volta di fronte all’ignoto.Cosa può fare un ragazzino di sedici anni di fronte ad una cosa simile? Io curiosamente gli chiesi del mio futuro. Mi rendo conto ora che una domanda peggiore non l’avrei potuta fare. Perché è giusto che ognuno si costruisca il futuro come vuole e che niente e nessuno condizioni le proprie scelte. Io non fui cosi intelligente quella volta e il piattino mi diede le sue risposte.La scuola bene, gli affetti non tanto importanti e significativi, e per quello che riguardava il lavoro mi disse che a vent’otto anni avrei perso tutto quello che avevo.Al leggere quelle cose tirai via il dito dal piattino e corsi ad accendere la luce.I miei amici non compresero molto la mia reazione, ma si trattava della mia vita, e a loro cosa importava?Io non volli più fare sedute e i miei amici senza di me non furono più in grado di farle.Devo dire che questo nostro piccolo segreto non fu mai reso noto ad altri e per questo non posso fare altro che ringraziarli.Per ciò che riguarda me, cercai di dimenticare, ma immancabilmente quando ero in difficoltà e le cose non andavano come avrei voluto mi ritornava in mente quella notte e ciò che il piattino mi aveva scritto.Devo ammettere che negli anni successivi cercai di emergere in tutti i modi e forse quella premonizione fece si che il mio carattere si modificasse.Io sono sempre stato un bambino permaloso, non sono mai stato un leader, ero considerato intelligente, ma non forte di carattere.Senza confrontarmi con nessuno e da solo con me stesso cambiai, mi trasformai in un Marco diverso da quello che gli altri avevano conosciuto, mi posi degli obiettivi cercando di essere pronto alla scadenza.Dal Marco che fino ad allora era sempre rimasto nell’ombra diventai un Marco intraprendente con tanta voglia di fare e con tanta voglia di successo.Cosi fu, mi diedi da fare tantissimo, e appena diplomato trovai subito un lavoro, purtroppo provvisorio perché avrei poi fatto il militare, ma che mi diede tante soddisfazioni e mi fece capire come il mondo del lavoro era diverso dalla scuola e come avrei dovuto prepararmi per entrarvi con onore una volta ritornato da militare.Infatti fu cosi, il lavoro che trovai appena tornato da militare mi diede da subito tante soddisfazioni, mi venne affidato un ruolo di grande responsabilità e la mia posizione divenne molto prestigiosa.Gli spettri di quel futuro incerto si stavano lentamente dissolvendo e io avevo incominciato a non pensarci più. Effettivamente la mia vita sembrava bella spianata davanti a me tanto da farmi pensare che quello che mi era stato predetto quella notte fosse tutto frutto di pura e semplice fantasia.Le cose però non andarono sempre bene, e con il mio superiore diretto ad un certo punto nacquero dei dissapori, lui vide nella mia brillantezza un pericolo per la sua posizione e io ingenuamente caddi in una trappola architettata dalla sua maggiore esperienza e realizzata grazie alla mia irruenza giovanile.Fui costretto, anche senza una alternativa, a dimettermi, avevo appena compiuto vent’otto anni.Che potevo dire, che lo sapevo?Cosa avrei potuto fare perché non accadesse?Non avevo risposte e avevo solo tanti interrogativi.