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« Terzo giornoIo e l'artista »

Michel

Post n°15 pubblicato il 04 Novembre 2005 da ilredegliuomini

Nel 93, seguivo un gruppo di ragazzi tra i 17 e i 21 anni. Per Pasqua avevamo in programma di fare un'esperienza di servizio, ma dove?

Mi sono messo a cercare, e ho saputo che la Papa Giovanni XXIII il cui fondatore è Don Benzi, forse lo conosci di fama, aveva una casa chiamata "Capanna di Betlemme" dove raccoglieva extracomunitari, per lo più clandestini, che si trovavano alla stazione di Rimini, senza fissa dimora e senza un lavoro.

A gestire questa casa c'era Michel.

Ci accordiamo per telefono, e poi il giovedi santo partiamo verso Rimini per raggiungere la casa.

Non avevo idea di che cosa avrei incontrato, ma quando arrivammo la l'aspetto era veramente desolante.

Michel non c'era.

Aspettiamo un'ora e più, e come ti puoi immaginare i ragazzi iniziavano a spazientirsi.

Finalmente arriva con una macchina tutta scassata, e ci dice di salire in casa.

L'aspetto esteriore era meglio!!!

Una confusione indescrivibile.

I ragazzi iniziavano ad attorcigliare il naso per i vari odori che provanivano un po' di qua e un po di la.

Michel era un belga sui 50 anni quando l'ho conosciuto, era molto grasso e sciupato, ma aveva un sorriso meraviglioso.

Ci fece sedere in cucina intorno a un grande tavolo, e poi inizio a raccontarci la storia della sua vita.

Improvvisamente, come per magia, tutto quello che era intorno spari, e l'unica cosa che rimase nella stanza era la sua figura di uomo che prendeva sempre più luce.

Lui in Belgio era un giudice di tribunale, e conduceva una vita normale.

Non era sposato, e si gestiva tra il lavoro e alcuni hobbies che aveva, tra cui la cucina.

Decide di fare un viaggio in Italia e visita Assisi.

Rimane affascinato dalla figura di S. Francesco.

Per alcuni anni, quindi viene in Italia in vacanza e frequenta sempre più assiduamente Assisi e i luoghi dove S. Francesco aveva vissuto.

Quello che mi è piaciuto in lui è stato che con tanto affetto nei confronti di questo santo, lui non ha deciso di diventare frate, ma bensi di lasciare quello che aveva e mettersi a disposizione, come laico.

Infatti, diede tutto quello che aveva, e immagino che fosse tanto!!! ai poveri in Belgio, e poi venne in Italia definitivamente, mettendosi al servizio di Don Benzi che gli affido la "Capanna di Betlemme".

La "Capanna di Betlemme" che lui gestiva, in pratica era una casa di accoglienza per barboni e diseredati che venivano da lui raccolti alla stazione di Rimini.

Chi mi aveva indicato quella casa, mi aveva detto che Michel non voleva accompagnatori con lui in stazione, perchè lo riteneva molto pericoloso.

Infatti io rispettando questo non gli chiesi di scendere a Rimini con lui, quando venne l'ora.

Lui si spostava circa alle 22.00 per un primo giro, e poi ne faceva uno successivo alle 23.30.

Con lui si iniziava a lavorare a quell'ora, bisognava avere pronti i letti, preparato la cena, e non sapevi mai chi sarebbe arrivato.

Scende le scale, e poi ritorna su e mi dice:"Giovanni, vuoi venire con me?"

Io che non ero pronto per un invito del genere, non so fare uscire una parola, e allora lui mi prende per mano e io lo seguo.

Per me è stato incredibile, potere condividere quella cosa con lui.

Siamo andati alla stazione e lui intanto mi spiegava come fare quando saremmo stati la.

Lui aveva una teoria, che il barbone, per potere fargli capire che non è sulla giusta strada era necessario fargli toccare il fondo.

Criticabile se vuoi, ma cosi lui sosteneva di essere riuscito ad aiutarne di più.

Mi diceva quindi chi andare a chiamare e chi no.

Il pericolo stava appunto in questo, chi non veniva chiamato, magari non era molto daccordo, e la fame può fare brutti scherzi.

Io non avevo mai avuto a che fare con degli Albanesi fino a quel momento, e quella notte fu un susseguirsi di racconti, di esperienze, di fughe, di solitudine. Io ho ascoltato, ascoltato tanto.

Era tutta gente che aveva bisogno di parlare, parlare tanto.

Michel mi guardava e sorrideva.

Tornati a casa i miei ragazzi erano già tutti pronti e si mangiò subito, e tutti si presero a cuore uno di questi, ascoltando quello che voleva raccontare.

Al secondo giro fece scendere con lui due dei miei ragazzi più grandi.

Quel primo giorno passato alla capanna di Betlemme fu una delle esperienze più indimenticabili.

Passammo li 4 giorni, lavorando con gioia giorno e notte.

La soddisfazione di vedere la casa cambiare colore sotto ai nostri occhi era uno stimolo incredibile.

E poco alla volta dalla puzza iniziale si incominciò a sentire il profumo delle cose lavate. le ragazze fecero un gran lavoro, prima lavarono e poi rammendarono.

Michel non aveva neanche un indumento che non avesse necessità di ago e filo. Poveretto!!!

L'anno successivo compiva 55 anni, e allora con i ragazzi decidemmo di mandargli un Picoglass grande con tutte le nostre foto fatte in quella occasione. Ti racconterò poi come tengo al 55 ;-).

A settembre Don Benzi venne a tenere una conferenza, e allora io telefonai a Michel dicendogli che mi avrebbe fatto piacere che venisse anche lui.

Lui era molto timoroso di Don Benzi e aveva paura.

Io pensavo che non venisse, e poi quando la conferenza era già incominciata da un po', lo vedo arrivare con il suo solito sorriso.

Saluta Don Benzi, e poi quando questo finisce di parlare chiede la parola.

Mezz'ora di spiegazione del suo lavoro e di lode a me e ai miei ragazzi.

Io galleggiavo per aria, i miei ragazzi di più. Io quella sera mi sono sentito santo, solo quella sera in tutta la mia vita, ma questa sensazione meravigliosa la devo a Lui.

Non ci siamo più visti per alcuni anni, poi quando con Elena, Pietro e Betta decidemmo di incominciare il nuovo gruppo, pensammo di portare i nuovi capi a fare un'esperienza forte, e allora decidemmo di andare da lui.

Sentirlo parlare, e dietro di lui vedere il Picoglass in bella mostra con le nostre vecchie foto e un 55 grandissimo, fu una cosa magica, che diede un'impronta grande a questi ragazzi che ora fanno parte dei capi del gruppo.

Anche in quella occasione non dimentico di elogiare l'opera fatta, ma fui io che in quella occasione volli dimostrargli l'affetto che avevo per lui, e lo abbracciai tanto.

L'anno dopo per Pasqua lo chiamo e mi risponde un altro che non riusciva a dirmi che Michel era morto da poco a causa di un infarto.

Io ringrazio Dio, perchè nella mia vita mi ha fatto conoscere Michel, un santo dei nostri giorni!!!

Questo è quanto, e io a pensare a lui mi commuovo sempre.

 
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Commenti al Post:
Amore_immaginato
Amore_immaginato il 05/11/05 alle 00:39 via WEB
delizioso leggere un blog appena nato... puoi sondarlo dall'inizio e capire la fitta trama che lo accompagna... l'ho scoperto per caso... mi sarebbe piaciuto che fossi tu a dirmelo... buona serata. Ale
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