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IL CLAN, MA NON QUELLO DI CELENTANO!!!

Post n°51 pubblicato il 21 Novembre 2005 da ilredegliuomini

Resoconto di una avventura indimenticabile


Se vi dico che non ho mai avuto dubbi non vi direi la verità, infatti quando siamo partiti con questi sei ragazzi nella primavera del 1998 pensavo: ”Forse sono pochi, saremo in grado di fare cose grandi?”

Siamo partiti e dal nulla si è costituto il Clan del gruppo Scout Vignola 2.

Devo premettere che l’attività del Clan si basa principalmente sull’iniziativa dei ragazzi, vengono cioè svolte attività che i ragazzi ritengono importanti per la loro crescita.

L’educatore in questo gruppo è colui che aiuta i ragazzi nelle attività, attraverso la sua esperienza, cercando di avere attenzioni alla crescita del singolo rispetto a tutto il gruppo.

Per potere dire di fare attività scout bisogna però applicare il metodo scout, e fare si che le attività che vengono svolte siano in stile scout.

Fare poi in modo che le attività vengano proposte dai ragazzi è compito abbastanza difficile quando questi non hanno un’esperienza scout alle spalle.

E’ iniziato così un periodo dove abbiamo seminato, sperando poi di raccogliere in futuro.

Se vuoi che i ragazzi puntino in alto occorre proporre insieme a loro attività entusiasmanti.

Puntare in alto significa proporsi degli obiettivi impegnativi in modo da avere sempre l’impegno e la volontà di crescere.

Per prima cosa abbiamo cercato di conoscerci e per fare questo abbiamo dovuto guardare dentro a noi stessi.

In queste attività l’educatore non è uno spettatore, ma è parte dell’attività insieme ai ragazzi e con loro si mette in gioco allo stesso modo.

Abbiamo poi vissuto insieme a loro i punti fondamentali del metodo scout che per il Clan sono la Comunità, la Strada e il Servizio.

Ognuno di questi punti è stato approfondito e concretizzato in attività specifiche.

Grazie all’interessamento di Emilio, nel luglio del ’98 abbiamo compiuto un’impresa al limite delle nostre forze, il restauro della Croce degli Scout sul Monte Giovo.

Quando realizzi imprese di questo tipo aumenta moltissimo l’affiatamento e la voglia di fare insieme.

L’anno successivo ci siamo impegnati nella costruzione di infrastrutture necessarie per le crescenti esigenze del Reparto del nostro Gruppo  che stava iniziando a crescere.

Anche l’attività di servizio fu più intensa e coordinata, in modo da dare la possibilità ai ragazzi di essere sempre più partecipi nelle attività che svolgevano con il Branco e con il Reparto.

Verso la fine dell’anno abbiamo iniziato a parlare di “Carta di Clan”.

La "Carta di Clan" è un documento che raccoglie ciò che è lo spirito del Clan e da questo ne trae degli spunti positivi e concreti per le attività future.

E’ uno strumento importante perché è frutto del pensiero di tutti e il progetto che ne scaturisce è il progetto di tutti.

Nella stesura degli obiettivi è nato tra i ragazzi il desiderio di visitare i campi di concentramento nazisti e di conoscere meglio le motivazioni dell’olocausto.

Alla fine di questo percorso ci eravamo proposti di realizzare un documento filmato da proporre al resto del gruppo.

La “Carta di Clan” è stata firmata con una semplice cerimonia il 22 Febbraio 2000.

Da allora abbiamo iniziato un cammino di conoscenza attraverso la lettura di libri, l’ascolto di testimonianze di ex-deportati e la visione di documentari sull’argomento.

L’impegno dei ragazzi è stato grandissimo, sia nel ricercare documenti, sia nell’invitare persone “esperte” alle nostre riunioni.

In poco tempo ci siamo resi conto che quello che stavamo conoscendo in modo approfondito era sconvolgente, di conseguenza il filmato che avremmo realizzato doveva essere importante e possibilmente con sfumature diverse dai documentari che avevamo fino a quel momento osservato.

Abbiamo cosi deciso di realizzare due tipi di filmati, uno dedicato ai campi di concentramento e a ciò che avremmo visto al loro interno, il secondo, cosiddetto “Backstage” con le immagini del nostro viaggio.

Dopo la fase conoscitiva è stata necessaria una fase organizzativa per preparare tutti i dettagli del viaggio.

Visto il poco tempo a disposizione per il viaggio, abbiamo deciso di noleggiare un camper per rendere più veloci gli spostamenti e per essere più autonomi nei pernottamenti e nella preparazione dei pasti.

Anche la scelta del percorso e di conseguenza i campi che volevamo visitare è stato oggetto di non poca discussione.

Alla fine abbiamo deciso di visitare questi campi: Mauthausen in Austria vicino a Linz, poi dopo avere attraversato la Repubblica Slovacca Auschwitz in Polonia vicino a Cracovia e di nuovo dopo una breve sosta a Praga e una altrettanto breve visita a Dresda il campo di Buckewald in Germania vicino a Waimar.

Il nostro viaggio poi si sarebbe concluso a Monaco per ritornare in Italia dopo cinque giorni e più di tremila chilometri percorsi.

Ora, chi di voi ha già avuto modo di vedere il nostro documentario, si renderà conto della gioia di quando siamo partiti. In fondo forse anche dopo mesi di preparazione non ci rendevamo veramente conto che stavamo andando in posti dove la persecuzione e la morte avevano raggiunto livelli incredibili. Probabilmente perché, fino a che le cose non le tocchi con mano, non le comprendi fino in fondo. La visita al primo campo ci portò immediatamente di fronte alla nuda realtà. Anche se Mauthausen ora sembra più un museo, un “collegio ristrutturato”, l’entrare per la prima volta nelle camere a gas ci ha lasciato veramente con un nodo alla gola.

Nella preparazione a casa avevamo raccolto delle frasi che poi durante le fasi di ripresa avremmo letto in diretta per dare più senso al filmato.

Dopo un giorno passato dentro a questo campo siamo ripartiti alla volta di Auschwitz. Lì in realtà abbiamo visitato due campi, il primo Auschwitz e il secondo chiamato Birckenau.

Il primo rimane ben conservato e ora è un incredibile museo che raccoglie documenti, immagini e oggetti dell’olocausto.

Birkenau, fu la più grande fabbrica di morte mai realizzata, ci ha lasciato nella mente l’immagine di quanto enorme fosse questo complesso e, visitando le baracche dove venivano stipate fino a duemila persone, si sentivano ancora odori non comuni. Odori che poi abbiamo saputo essere “odori di morte”.

Nel campo di Birkenau tutto ciò che riguardava i forni crematori e le camere a gas era stato distrutto dai tedeschi prima di fuggire, noi abbiamo avuto modo solo di vedere delle ricostruzioni attraverso plastici.

La sosta successiva a Praga il giorno di Pasqua fu necessaria per riprenderci dalla vista di immagini crude e dal pensiero che in quei luoghi la mente umana fosse stata capace di realizzare tali e tante atrocità.

Siamo arrivati a Buckenwald in Germania in una giornata fredda e con una leggera nebbia. Mai avremmo pensato che la sorte ci offrisse la possibilità di incontrare, in quel luogo una persona incredibile, sia per l’esperienza che aveva vissuto, sia per la testimonianza che è stata in grado di darci.

A Buckenwald siamo stati incuriositi da un anziano signore, italiano, che stava animatamente “brontolando” nei confronti di una giovane guida tedesca che a suo giudizio non raccontava i fatti come in realtà erano accaduti.

Quando gli abbiamo chiesto come faceva a sapere con tanta sicurezza come in realtà erano andate le cose, si presentò. Era Bruno, ex-deportato, che in quel campo aveva lavorato ai forni crematori da metà gennaio ai primi di aprile del 1945.

La testimonianza che ci ha dato è stata incredibile, e la si può vedere nel documentario. Alcuni di voi hanno avuto la fortuna di sentirla di persona nelle due presentazioni pubbliche che abbiamo fatto a Vignola nei mesi scorsi.

L’esperienza vissuta da Bruno è tremenda, ma il messaggio fortissimo che ci ha lasciato è quello del perdono e della testimonianza, perché queste cose non accadano più. E’ un uomo la cui voglia di vivere ci ha dato un grandissimo segno di speranza ed è anche per questo che abbiamo voluto farlo conoscere ad un pubblico più allargato.

Cosi dall’iniziale filmato da portare solo all’interno del nostro gruppo, abbiamo cercato di realizzare qualcosa di più importante, di più significativo per fare quello che un ex-deportato alla fine del nostro viaggio ci ha chiesto.

Abbiamo cosi intitolato questa nostra realizzazione “Per non dimenticare” un modesto omaggio alla memoria, per fare in modo che le cose che sono successe vengano ricordate anche delle generazioni future, come stimolo a fare si che non si verifichino più.

Al nostro rientro il lavoro di montaggio è stato molto lungo e impegnativo e, solo grazie alle attrezzature della ditta Tredigraph di Vignola, siamo riusciti nell’impresa.

L’originale è stato finito a pochi minuti della prima proiezione ufficiale per gli amici del nostro Gruppo scout a metà Giugno.

A questa proiezione era presente sia il Sindaco di Vignola che altri personaggi pubblici, i quali sono stati positivamente impressionati dal filmato tanto da darci la possibilità di animare un Consiglio Comunale pubblico alla fine di Novembre.

Vorrei precisare al di la di ogni equivoco o interpretazione, che questo documentario è ciò che abbiamo visto con i nostri occhi durante il viaggio, non vuole essere quindi niente di esauriente sull’argomento e nemmeno escludere altre forme di violenza e razzismo perpetuate nel corso della storia.

Il nostro lavoro voleva essere una semplice “scintilla” a favore della verità. L’obiettivo non era quello di affrontare gli errori di una parte politica e non di altre ma, la follia collettiva del razzismo che ha portato morte e distruzione. Pertanto speriamo che non venga snaturato il nostro lavoro, che venga colta la posizione “apartitica” del nostro gruppo e non venga “strumentalizzato” il nostro documentario.

Ora questo documentario è a disposizione di chiunque lo volesse avere, quindi, anche se vi sono immagini crude e non è un film comico, vi consiglio di averlo nella vostra piccola cineteca, per… non dimenticare!!!

Ringrazio: Vittorio mio compagno di avventure e educatore di questo gruppo di ragazzi.
  Elena prima educatrice di questo gruppo insieme a me nel 1998.
  Alba Chiara per i preziosi consigli.
  Bruno per la simpatia e l’amicizia dimostrata.
  La Co.Ca. del Gruppo Scout Vignola 2 per l’appoggio e la fiducia.
  Il Comune di Vignola per la gentile collaborazione.

E i ragazzi: Diego, Stefano, Eleonora, Giorgio e Daniela che mi hanno dato la possibilità, dopo tanti anni di scoutismo di fare forse la cosa più bella e importante che abbia mai fatto.


Giovanni Roli (ex-Capo Clan)

 
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