LORIAPRO

scommetto che sono la prima


il mio sanvalentino che più sanvalentino non si può fu.. lustri fa. forse un pò meno. non vorrei star qui a contare, a fare cifre. A farmi i conti in tasca. Accadde un dì lontano. Un 14 febbraio come tanti, degli anni che furono.Quella mattina decisi di andare a studiare in biblioteca. Ero lì, sul librodistoriadell'arte, a sbuffare mettere insieme i pezzi di un caotico e creativo che ti infilava un Bernini insieme a un Caravaggio poi riprendeva il Bernini e via di confusione in confusione nella mia testa, dalle già poche idee, ma confuse.pausa caffè e al mio ritorno, sorpresa: uno strano bigliettino come segnalibro.c'era scritto..
? NO.c'era scritto questo
, e la richiesta del mio nome di battesimo.leggo e rileggo, nessuna firma o indicazione. il mio nome avrei dovuto dirlo a chi? Cominciò l'epopea. chi? a destra. decine di teste curve sui libri, l'una verso l'altra bisbiglianti, nessuno accorto della mia presenza: non uno sguardo, un arrrossire, niente. Nessuno mi si filava di pezza, diciamocelo chiaro. E quando mai?sinistra: donne, e quei pochi maschietti avrei preferito non fossero autori nemmeno delle istruzioni per l'uso del Perlana.Davanti: una lunga fila di distratti, presi da se stessi, scambi di formule e indifferenti.dietro. girarsi di schiena senza farsi notare, far finta di raccogliere un foglio caduto, assumevano le sembianze di un'epopea pietosa: cominciai a meditare la fuga.decisi di non nascondermi: zero infingimenti. prendendomi tutto il tempo scrutai una per una la MAREA di facce. Non un segnale. Non un saluto. Non un gesto. non uno straccio di corteggiatore.forse qualcuno mi prendeva in giro? Ridevano di me? Ero una ragazza ridicola, una persona da prendere in giro, a cui scrivere luride menzogne tanto per farsi due risate alle sue spalle? "Poverina.. guardala, come si s-cervella! Ma chi vuoi che se la fili, quella!"Provai a continuare a studiare, ma le lettere mi ballavano davanti agli occhi, la mente infieriva: "Perchè? Perchè? Perchè a me? bastardi.."chiusi di scatto il libro, e feci per andarmene a pranzo. non avrei mai più rimesso piede, in quel posto.una mano mi fermò: la sconosciuta seduta accato a me. sussurrò: "io lo so. aspettami fuori in corridoio"L'aspettai, eccome se l'aspettai. la persona che lei mi indicò dal vetro, si girò. Sgranai gli occhi: beh. Tornai, e prima di sedermi gli lasciai il mio nome, su un foglietto.Andò via lui, e quando tornò, lasciò due baci perugina. Uno sul mio banco, e l'altro sul banco della spiona.Il pomeriggio, il bigliettaio venne a studiare nel banco accanto al mio, e mi portò dei baci di dama.Non ci fidanzammo veramente mai. Fu una storiella sempre sul quasi. quasi amici, quasi innamorati, quasi.Però per quattro-cinque anni, il giorno di san Valentino mi prendeva il brivido di passare a fare un salto in biblioteca. E la cosa carina, è che per quattro-cinque anni, quel giorno lì passava in mente la stessa cosa anche a lui."Come mai sei qui?" "A san Valentino mi vieni in mente tu.." "Anche a me.." e andavamo a berci un caffè.- - -finito. è finito il film. Sveglia! togliti quel plaid dalle gambette e vai a farti una dormita decente!!! com'è finita? era una delle solite storielle del cazzo di volpoca, dove non succede mai niente.. lascia stare, và! e dormi!