Lo Sfoghigno

Post N° 9


Pomeriggio di agostoLui: "Mi accompagni?"  Io:"....ok" L.: "ehi... ecco, le guardie" I.: " ...cavoli, ma io non me ne sono accorta...guardavo intorno, con occhi addormentati" L.:tristemente, occhi azzurri velati "Oramai...ci ho fatto l'occhio" I.: più triste di lui, avrei voglia di spaccargli la faccia "... era un armadio quel 'Falco', una cosa bestiale" L.: ridendo solo con i lati della bocca "..si". Arriviamo nel luogo ove eravamo diretti... che pace! Ho deciso che gliene dirò quattro ... ma mi sembra così indifeso... aspetterò il momento buono. Saliamo. Una stanza di attesa qualunque, tre porte, tutte aperte...d'altronde è agosto, fa caldo anche per loro. Saluta tutti, tutti lo salutano… mi sento fuori, mi sento inadeguata, ho assunto la faccia da schiaffi che assumo quando non riesco a fidarmi delle buone intenzioni. Lui: “aspetta, siediti…entro a parlare un secondo con la Dott.ssa” …mi siedo su una poltrona nera, di pelle … di fronte a me ho una stanza aperta in cui, per tutta l’ora che rimango seduta, vedrò scorrere vite a metà, ascolterò le loro storie vere e finte, mi commuoverò senza farmene accorgere e m’incazzerò per la voglia di saltar su a dire : Ma non lo capite che finge?. Pensieri, pensieri, pensieri che si agitano…mi guardano con questi sguardi annacquati e mi chiedono se sono in fila, mi sento in colpa quando rispondo con presunzione (me ne accorgo da sola) che ‘no..no.. aspetto una persona’. Mi metto da quest’altra parte, li guardo con occhi incazzati e poi mi redarguisco da sola. Ne sento di storie, ne vedo di gente…ragazzi splendidi ridotti un cesso, uomini insospettabili e tirati che van di corsa perché han lasciato sole le “segretarie”, abiti firmati, un ragazzo che avrebbe potuto tranquillamente fare il modello arrancare per le scale e gettarsi letteralmente su di me… caduto… lo prego di entrare…lo visitano, gli fan domande e lui risponde sempre la stessa cosa: ‘ no, sto bene …mi gira solo la testa’. Quanto ci metti? Penso…  La tua porta chiusa, mentre l’altra ospita varia umanità… Ecco, ne arriva un altro… occhi chiusi, arrancante pure lui, avrà 38-40 anni …. Alto, bello (di quella bellezza negata, umiliata, trattata male), mi guarda senza vedermi, si accascia sulla poltrona di fronte e mi guarda senza vedermi …di nuovo… chiude gli occhi e si perde nel suo mondo, mentre io penso senza potermi fermare che è un deficiente “ cosa cavolo ci vieni a fare qui? Vuoi ucciderti? …Stronzo”. Glielo vorrei urlare, ma non servirebbe a niente … ha fretta di entrare, tocca a lui… Sbarellando ce la fa, entra e risponde alle domande della “tosta” dott.ssa in modo palesemente disconnesso e bugiardo… La porta aperta mi permette di assistere e di ragionarci su, ho l’istinto di dire la mia…non ce n’è bisogno, entra un dottore dalla faccia da detenuto in attesa della pena capitale e chiude a chiave la porta … non serve, riesco a sentire le bugie e le verità che si scambiano. Il “bello abbrutito” se ne va, borbottando ed arrancando… forse, tornerà domani…forse. Mi rifugio nel pensiero che il mio “occhiazzurri” sta parlando… ma ne arrivano a frotte, ragazzi, 4 o 5 tutti minorenni e sembrano in gita scolastica …capirò poi, ascoltando, che lo sono …. In gita dal carcere… ridono, scherzano …si spintonano ‘Tocca a ‘mme’ dice uno… ‘ ‘A bello… nun t’azzardà mettete in fila e zitto…ce stavo prima io’. Parrebbe stiano aspettando il turno per un’incontro mercenario con una squillo stratosferica… e forse, per loro, è proprio così!! Ridono, scherzano, ridono troppo … mentre un papà si sfoga per le pretese della figlia. Mi vien da pensare che la figlia non ha alcuna colpa se le è capitato un padre così… che le sue pretese sempre più grandi non saranno mai così gravi come la ‘croce’ a cui l’hai voluta accostare. Pensieri… ma quanto ci mette?! Esce, finalmente… guardo i suoi occhi azzurri e non vedo l’ora di portarmelo via… ma devo parlare con la dott.ssa … mi sento inadeguata, mentre lui mi guarda fiero … ho voglia di andarmene! “ Si, si…non si preoccupi” le dico… mentre lei mi guarda con occhi perplessi … in effetti, non è lei a doversi preoccupare. Usciamo…e stride la pace che c’è nel giardino … Lui: “ti faccio vedere una cosa” Io: “ Si…” ci avviciniamo ad un albero dove sono rimaste attaccate quelle che, a me, paiono milioni di cicale morte … ce ne sono dappertutto, morte abbarbicate ad un albero mentre, forse, cantavano … lui sorride per la particolarità della cosa….io, no!