Creato da LorenaBianconi il 30/01/2008
Titolo liberamente tratto dall'opera omonima di Claude Lévi-Strauss, che identifica un particolare approccio alla ricerca, un certo modo di guardare l'Altro, l'Altro-da-sé, lontano nel tempo e nello spazio...
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Post n°33 pubblicato il 21 Febbraio 2021 da LorenaBianconi
Sono passati più di 15 anni da quando ne 2005 uscì il mio primo libro, Alle origini della festa bolognese della Porchetta. Ovvero, San Bartolomeo e il cambio di stagione (Bologna, Clueb, 2005). Da allora, come si dice, ne è passata di acqua sotto i ponti. Ho cambiato lavoro, ho letto e studiato molto per la mia crescita interiore, personale e professionale, ma la passione per la ricerca, in particolare per la ricerca storica e antropologica, non è mai cessata. Semplicemente, mi sono presa una lunga pausa, vediamola così. Negli ultimi mesi però, alcune sincronicità, coincidenze di vita casuali forse, ma solo in apparenza, mi hanno riportata a quegli anni, agli studi leggiadri e alle sudate carte, ove il tempo mio primo e di me spesi la miglior parte. Eh si. Alla Porchetta ho dedicato davvero tanti anni di studio e di ricerca, passati nelle sale di lettura delle biblioteche più antiche di Bologna, interrogando gli autori e gli studiosi antichi come se fossero presenti e vivi, davanti a me. Emozionandomi, nel maneggiare pergamene vecchie di secoli, vibranti di energia e pregne degli interrogativi, dei pensieri e delle aspettative di una catena infinita di studiosi, e curiosi, che prima di me le avevano sfogliate. Esultando nel cogliere nei testi qualche malcelato indizio, o un'incongruenza interpretativa foriera di nuove ipotesi. Mi muovevo silenziosa tra bibliografie, cataloghi e repertori, come un segugio guidato dal fiuto dell'intuito. Tante volte, raccontando ad altri questa prima parte della mia vita, mi hanno domandato "perchè?". Perché, Lorena, hai dedicato gli anni migliori della tua giovinezza allo studio di un fenomeno della storia bolognese che, agli occhi dei più, non è forse nemmeno degno di essere ricordato e che nella migliore delle ipotesi solitamente suscita un mezzo sorriso bonario, misto tra lo stupore e la compassione, mentre nella peggiore, è quasi causa di vergogna. Perché? Ebbene, su questo "perchè" ho riflettuto molto in questi anni. E sono arrivata alla conclusione che il motivo per cui così giovane entrai immediatamente in risonanza con la Porchetta bolognese e ne sposai la causa, fu perché la vidi come vittima di una grande ingiustizia.[1] Per qualche misterioso motivo, dal luogo oscuro in cui da secoli giaceva relegata, il suo grido d'aiuto giunse dritto fino al mio cuore. Aiutami! Gridava. Liberami e mostrami al mondo per ciò che veramente sono stata: la festa più bella, più gioiosa e più amata dai bolgnesi, che caratterizzò la fine dell'estate cittadina, per almeno 500 anni. E' quindi con grande gioia che annuncio l'uscita di un estratto del mio libro sulle pagine del sito del Festival del Mediovo di Gubbio diretto dal prof. Federico Fioravanti, dove si indaga sulle origini storiche della festa, ancor oggi avvolte nel mistero. Per saperne di più clicca qui!
[1] Per saperne di più sulle ragioni che hanno portato all'oblio della festa bolognese della Porchetta, si veda L. BIANCONI, M. C. CITRONI, «Alla bona Porcellina». Giulio Cesare Croce e la festa bolognese della Porchetta, «Strenna storica bolognese», LX, 2010, pp. 23-40 |
Post n°32 pubblicato il 10 Aprile 2015 da LorenaBianconi
Segnalo questo bellissimo progetto del Museo della Civiltà Contadina di S. Marino di Bentivoglio (BO), #ILOVEPOMARIO, dedicato all'amore e a tutti gli innnamorati: della propria compagna o compagno, ma soprattutto della natura e delle antiche tradizioni. Con soli 50 euro, si può adottare un albero... se ne raccolgono insieme i frutti... e per un anno i nomi della coppia compariranno su una targhetta posta sulla pianta. Ma non c'è solo questo. "Il Pomario, rappresenta un esempio scientifico unico nel suo genere sul territorio bolognese aperto al pubblico: è dedicato infatti alla conservazione di oltre 150 varietà antiche di frutti (oggi in gran parte sostituiti da altre più adatte alle esigenze di mercato) ancora piene di gusto, colore, energia... Mantenere in vita questi alberi significa contribuire alla salvaguardia di un prezioso patrimonio, non solo per i richiami nostalgici che rimandano alla memoria dei frutti del passato, ma per il loro significato genetico, merceologico, ecologico di riserva di biodiversità. Mantenere in vita questi alberi significa contribuire alla salvaguardia di un prezioso patrimonio, non solo per i richiami nostalgici che rimandano alla memoria dei frutti del passato, ma per il loro significato genetico, merceologico, ecologico di riserva di biodiversità. Servono circa 5000 euro all'anno per la consulenza di un tecnico frutticolo, l’acquisto di prodotti fitoterapici, le operazioni di potatura, sfalcio dell'erba, pacciamatura, la manutenzione dell'impianto idrico... Per questo è partita la campagna di raccolta fondi “#ILOVEPOMARIO”, per sollecitare la consapevole partecipazione di tutti. Si può scegliere di contribuire attraverso il semplice sostegno o l'adozione di un albero, che permette al donatore di seguire gli sviluppi della pianta adottata e di raccoglierne i frutti.
ISTITUZIONE VILLA SMERALDI - MUSEO DELLA CIVILTA` CONTADINA Via Sammarina, 35 - 40010 S. Marino di Bentivoglio (BO) |
"Mi chiamo Ramona e sarei un’antropologa. Il condizionale per me è d’obbligo perché antropologa lo sono sempre stata ma, conseguita la laurea, ho prima intuito e poi compreso a pieno di possedere un titolo che dà accesso pressappoco al nulla. Sarei un’antropologa, se fosse un mestiere. [...] Ramona De Virgilio, antropologa.
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Post n°30 pubblicato il 08 Novembre 2010 da LorenaBianconi
La festa rende piazza Maggiore il più grande teatro della città per oltre due secoli. L'Atlante delle immagini (Recanati, Tecnostampa, 2010), curato da Marinella Pigozzi e Umberto Leotti, arricchito da una presentazione di Marcello Fagiolo e dai contributi di Franco Bacchelli, Lorena Bianconi e Maria Cristina Citroni, rivela per la prima volta gli apparati effimeri e gli spettacoli di ogni singola edizione. Un libro sorprendente, una memoria dimenticata che parla del cuore della città e coinvolge tradizione popolare, arte, pubblico spettacolo e ritualità. La presentazione si terrà a Bologna, MERCOLEDì 17 NOVEMBRE, ORE 17, presso la sala dello STABAT MATER della Biblioteca comunale dell'Archiginnasio (piazza Galvani 1). Introduce il volume Loris Rabiti, interverranno tutti gli autori. Al termine, rinfresco presso l'attigua libreria Nanni. Vi aspetto! |
CHI SONO E COSA FACCIO...
Bolognese, laureata in Scienze dell'educazione, mi occupo di storia e cultura dell'alimentazione, tradizioni popolari e catalogazione museale.
Collaboro con enti pubblici e privati, impegnati nello studio, promozione e valorizzazione delle tradizioni locali e del patrimonio materiale conservato nei musei del lavoro e della vita contadina.
Area personale
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Contatti
bianconil@libero.it
La cucina contadina, Ed. Compositori, 2009
Festa della Porchetta, Ed. Clueb, 2005