Losguardodalontano

Un fossile vivente: la piantata bolognese


A pochi metri dalla tangenziale che segna l'inizio della periferia di Bologna. Vicino al solito, grande centro commerciale.  A pochi metri da una vecchia casa di “ex-campagna”, abbandonata.  Al centro di un grande quartiere in costruzione, l’ultimo campo, l’ultimo frutteto, e... un miracolo: la piantata bolognese.Due filari di vite “maritata”, abbracciata cioè a sostegni vivi, olmi, pioppi… La riconosci subito, dalla biforcazione dell’albero suo sposo, a circa due metri e mezzo di altezza. E dai due-tre livelli  lungo i quali corrono i tralci della vite, paralleli od obliqui, tra un albero e l’altro.Un miracolo: questo tipo di “vigneto” ha caratterizzato per secoli (e sottolineo, per secoli) la fisionomia delle campagne bolognesi, inserito com’era, perfettamente, all’interno dell’economia e della vita dell’azienda mezzadrile. Le foglie come foraggio per gli animali da tiro, la legna delle potature era il combustibile per cucina e riscaldamento. Infine, l’uva, e dall’uva, il vino. In 100 anni, una rivoluzione. Niente più legna per la cucina moderna, niente più buoi nella stalla del podere, pali di cemento per l’impianto del vigneto.  Risultato: “la vite maritata è una sistemazione inservibile, richiede troppa manutenzione, anzi, è d’intralcio alle manovre dell’aratro meccanico e della falciatrice. Quindi, va tolta”.I due filari incredibilmente sopravvissuti a due passi dalla tangenziale, sono pezzi da museo, fossili viventi.  [Guarda tutte le foto sul sito www.webalice.it/bianconil