Tokyo Andata+Ritorno

Io, paradosso vivente


Dopo aver avuto una giornata alquanto impegnativa, ieri, finito di lavorare, verso mezzanotte ero in treno verso casa. Chiamo la mia amica A., qui in Giappone e mia collega di Università e di lavoro, giusto per parlare un  po', raccontare come è andata al lavoro. Poi, finita la tel con A., dopo pochi minuti squilla il tel. E' il nostro amico Stefan, che, passando per il corridoio del dormitorio ha sentito A. al telefono che parlava con me, e, sgamato che era il mio comple, mi chiama e mi fa gli auguri. Mezzanotte e dieci: squilla di nuovo il tel. rispondo convinta che sia qualche altro nostro amico avvertito da Stefan o A. riguardo gli auguri da farmi. Invece, sento una voce familiare chiamare il mio nome. Sento la sua voce, la voce che aspetto quando vedo un numero strano sul display, ma  che poi non è mai la sua voce. Stavolta era lui. Stavolta mi ha chiamato. Si è ricordato, e lì, ho avuto le lacrime agli occhi. Di Gioia. "Ti sei ricordato...". Sono stata felice. Però...A questo punto è la solita altalena. Che devo fare?? Era meglio se non mi chiamava, così mi convincevo che non mi pensa più, come sto cercando di fare da un anno a questa parte. Ma proprio quando arrivo al punto di saturazione, ecco che lui, con tempismo maligno, fa qualcosa che mi stupisce, e ricomincio a torturarmi sul da farsi. Il destino fa scherzi che non so per quanto tempo potrò sopportare...