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« IL VALORE DEL SENTIMENTO……………LA MIA SCUOLA.....PARTE 2 »

LA MIA SCUOLA...PARTE 1

Post n°15 pubblicato il 29 Luglio 2008 da ld1976

Domenica sera…….che emozione, non avrei mai creduto!!

Dopo 26 anni sono rientrato nella mia scuola elementare, ero insieme al mio più caro amico, un fratello, con cui ne abbiamo fatte tante e tra queste abbiamo tante volte percorso quei corridoi.

Era aperta perché realizzavano uno spettacolo teatrale nel chiosco di questo antico convento, dedicato a Santa Chiara e adibito da molti anni a scuola elementare, appunto la mia.

Sono arrivato davanti al piccolo portone, di quelli tutti lavorati, con il classico gancio in ferro nel retro, usato come sicurezza quando chiuso…..subito mi trovo dinanzi alla porta fatta a volta, il telaio in legno e il vetro ruvido, di quelli che non permettono di vedere chi c’è dalla’ altra parte, la bidelleria subito a destra appena si entra dove Riccardo l’ uomo sportivo lo chiamavo io perchè amante dei motori, stava seduto ad aspettare quando arrivavamo il mattino e la sera era li che giocava con noi aspettando che suonasse la campanella delle 16:30 quando finiva la scuola e riprendevamo il pulmino per tornare a casa.

Il pulmino….magari poi vi racconterò!!

Riccardo, aveva a quel tempo la ritmo della fiat, ma soprattutto un 112 abarth, tutto messo a punto una macchinina che per noi bambini era l’ emblema delle macchine da corsa, ci ricordava sempre la corsa dello Spino un valico qui vicino a noi, dove ogni anno facevano la cronoscalata delle auto d’ epoca e sportive, ricordo ancora il colore: era rossa con il classico cofano nero.

Penso, guardo , squadro…tutto sembra uguale, mi prende una sorta di curiosità e di nostalgia, tutto si mescola che non so come fare, se andare avanti o fermarmi li, come se avessi paura di ricordare momenti felici e divertenti trascorsi in quell’ ambiente.

Entro all’ interno e ancora non c’ è nessuno, solo chi registra le luci ed il mio amico, con il quale scambiamo qualche parola , e tanti ricordi…….inizio a camminare lungo il chiostro, fatto di pietra, la stessa di tanti anni fa dove si notano ancora i segni di dove erano fissati i ganci dei lavori di ristrutturazione allora iniziati ed oggi terminati.

Man mano che avanzo non cammino più con lo spirito di oggi, quello che sta camminando è quel bambino di 6 anni, che allora correva con la sua cartella di cartone rosso nelle spalle, con gli occhiali fatti con una montatura di osso, come andavano allora e proprio con quei occhi percorro la strada che sto facendo.

Involontariamente come allora, rifaccio lo stesso percorso di ogni mattina e rivivo per quel tempo, di un ora circa, la giornata tipo di Luca bambino, cammino e sorrido compiaciuto, con aria serena e allo stesso tempo commossa vedendo che nulla è cambiato…..la memoria riaffiora come se fosse un giorno di scuola.

Vado avanti per il corridoio e intanto commentiamo, ricordando insieme……

Passiamo dinanzi alla segreteria posta alla sinistra del corridoio dove Dario, il segretario, lo vedo li seduto nella sua sedia di legno con la spalliera ricurva a prendere la forma della schiena e la sua scrivania di legno piena di carte.

Vedo anche la sua Olivetti, la macchina da scrivere da cui non si separava mai e con la quale scriveva circolari su circolari che poi metteva nella bacheca proprio li dove si trova ancora oggi vicino alla porta della segreteria.

Più avanti il corridoio si divide a T, dritto verso il giardino, dove in primavera e autunno passavamo tante giornate all’ aperto a volte facendoci anche lezione e ancora tanti ricordi riaffiorano alla mia mente.

Ricordo i castagni, di quelli che fanno castagne selvatiche noi le chiamavamo DINDE , castagne amarissime immangiabili e li ricordo anche uno dei miei tanti scherzi fatti, quando ne raccoglievo un pò per portarle a casa, le facevo arrostire per poi riportarle a scuola il giorno dopo….le spacciavo per MARRONI, ma di marroni avevano solo la dimensione, ricordo ancora i versacci fatti dai miei compagni caduti nel mio giochino, i loro volti schifati che assumevano le forme più svariate alle quali non potevi fare a meno che sorridere un ridere che faceva quasi piangere…..

I castagni facevano da perimetro lungo il muro del giardino e proprio davanti alla porta che portava al giardino stesso si trovava un piccolo vialetto che portava ad un cancellino chiuso già allora e poi tutta erba a chiazze che c’è e non c’è mostrando la terra.

La terra, quante ne ho tolta per fare le piste per giocare a biglie…..mamma mia, le biglie, oggi mi riderebbero in faccia!

Ricordo che facevamo a gara a chi la faceva meglio, piena di sali e scendi, con le buche dove mettevamo anche l’ acqua per rendere il percorso ancora più ostile alla corsa di quella pallina, che entusiasmava tutti noi i quali scommettevano le figurine panini dei calciatori, in modo da finire ancora prima che con i classici scambi, l’ album del campionato.

Mi vedo li seduto con il mio grembiulino a quadretti bianchi e azzurri, impegnato a crearmi il gioco del pomeriggio dopo la mensa quando ci ritrovavamo per giocare tutti insieme.

Poi la nell’ angolo, più accostato al muro la panchina, quella panchina ancora la stessa, dove tante volte da bambino mi sono trovato a chiedere un bacino ad una ragazzina che mi piaceva e sulla quale puntualmente mi sentivo dire di no, le prime delusioni amorose di un bambino che muove i primi passi verso un sentimento così grande che guida la vita di ognuno di noi.

Rivedo la più bella della mia classe, seduta li, con il più carino di noi maschietti e la mia invidia per non essere al suo posto, con i primi se e ma che mi ponevo…. sul perché non ero bello, sul perché mi aveva detto no…sorrido ancora una volta e penso.

Penso ai stati d’ animo di quel momento che tornano fuori oggi, filtrati da una maturità diversa ma che comunque permette di rivivere anche quelli come un qualcosa di bello, anche quel no oggi è bello da ricordare.

Rientro all’ interno e prendo dall’ altra parte del corridoio quello che sempre a pian terreno si dirige verso la statua dell’ uomo a cavallo, statua del 1885 che ancora è li sulla sinistra andando verso le cucine..parlo con il mio amico e ridendo diciamo chissà se ancora ci sono dietro le palline di carta e scotch marrone con cui giocavamo a pallone durante l’ ora di ricreazione….bha forse si o forse ci fa piacere pensare che ancora ci siano, magari perché quel tempo ci sembra meno lontano…..

 
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