LA LUCE DOPO IL BUIO

IL BAMBINO CHE GIOCAVA CON LA LUNA


22.09.1999 DAL LIBRO “IL BAMBINO CHE GIOCAVA CON LA LUNA” DI AIME’ DEVAL/LUCIEN  Uscendo dall’inferno ho fatto le seguenti constatazioni: il mio coraggio non è servito a nulla.E ne avevo di coraggio: non prendetemi per un vigliacco Vi prego.    Farmi violenza non servito a nulla. Quante volte mi ero detto stringendo i denti: “razza di idiota, smettila una buona volta” Piangersi addosso non era servito a nulla ma proprio a nulla. Se c’è un rimedio inutile è proprio questo. A chi farà bene? Coloro che lo guardano e benedicono Dio di non essere come lui……..  I quattrini non mi sono serviti a nulla se non a buttarli  tra le ginocchia di un barbone. L’orgoglio non mi era servito a niente. Se non a farmi capire che correvo incontro alla morte. Le promesse fatte a Dio e ai suoi santi a che scopo? Sapevo di non poterle mantenere. La preghiera, neanche la preghiera mi è servita. Tranne che ad aiutarmi ad accettare la fine. Oggi so che Dio non lavora da solo, ma utilizza le braccia dei miei fratelli uomini. Non faccio del sentimentalismo, non lecco le mie ferite, constato che non si poteva fare più nulla. Sperimentavo che stavo per morire. L’essenziale della storia? L’essenziale della storia è che il venditore aveva ucciso la fiducia din un bambino, il quale si chiederà a lungo “come si può essere adulto e disonesto?” In queste storie c’è l’essenziale della mia malattia. Un bambino viene in contatto con altri adulti che con la loro durezza devastano la sua felicità.  Allora il bambino ha una sola soluzione: o per farsi accettare, per evitare ogni conflitto, diventerà duro, stupido, autoritario se lo può. Oppure conscio d’aver ragione d’essere quel che è ( e nel mio caso avevo quattro ore di solitudine per formar un’opinione) continuerà a giocare con la luna vivendo delle sue tenerezze.  E’ evidente secondo me che ci sono almeno due mondi sulla stessa Terra. E’nel fossato tra questi due mondi che scorrerà il mio male, che è solo  un mezzo per rendere sopportabile la loro inimicizia. Depressione, riflesso di difesa, riflesso di fuga. Fuga, fuga,fuga, fino alla Luna fino alla dipendenza…..    ….Ma non mi ha insegnato ad amare me stessa… Né a difendermi. Penso oggi che questi tre amori dovrebbero avere la stessa intensità: Dio, gli uomini, io.Amare Dio senza amare gli uomini è bigottismo.Amare gli uomini senza amare Dio (se lo si conosce) è incoerenza Spirituale.Amare se stessi senza amare gli altri, crea un mondo invisibile per i migliori tra i figli degli uomini e la violenza strangolerà i sopravvissuti. Amare gli altri senza amare se stessi è una malattia che può condurre all’alcool.Adesso che sono sobrio da quattordici anni, so che la mia felicità è dovuta all’equilibrio fra questi amori.  L’insicurezza continua. Il malato che non ha raggiunto la serenità cerca spesso di razionalizzare la sua malattia. “sono io la causa. Non so difendermi. Manco di coraggio. Non conosco i miei diritti. Non ho la risposta pronta. Ho scelto il mestiere sbagliato..ecc… E questa auto accusa può condurlo al suicidio. Il coraggio non serve a nullaLa volontà non serve a nullaLa violenza contro se stessi non serve a nulla L’odio per se stessi non serve a nulla Gli incoraggiamenti non servono a nulla L’intelligenza non serve a nullaIl denaro non serve a nullaLa gloria non serve a nullaIl sapere non serve a nullaI diplomi non servono a nullaLa preghiera, ho provato, non serve a nulla(apparentemente finchè non eravamo convinti, abbiamo bevuto)dopo esserci convinti, abbiamo continuato a bere. Se volessi riassumere con una parola con quale mezzo il gruppo ha realizzato l’impossibile dico: con l’AMICIZIA. Un’amicizia di un tipo speciale, che non ho ritrovato in nessun altro posto, ecco perché questa amicizia è: -         UNICA vale a dire superiore ad ogni amicizia-         AMOREVOLE un alcolizzato è dotato di una bellezza, di una seduzione incomprensibile. Questa amicizia va oltre le distanze e oltre la morte.-         RISPETTOSA Ero talmente stufo dei dei rimbotti, dei mormorii, degli amici, dei sorrisi sornioni, disprezzo. In un gruppo AA si veste bene, per amicizia verso gli altri. Non ci si vanta , non  si piagnucola per attirare la pietà.  Il gruppo non dà consigli, ha fiducia nel nostro buon senso che finirà per germogliare.  Il GRUPPO non contesta quando si dice che la luna è quadrata.-         COMPRENSIVA  L’amicizia non rimprovera nulla, scusa tutto, capisce tutto.-         FEDELE se ricadiamo certe volte il gruppo è sempre lì…La porta è aperta.-         ATTIVA  questa amicizia lo è, ed è misterioso.-         UNIVERSALE sono il fratello degli uomini alcolizzati, dei vecchi dei poveri, dei ricchi…ecc-         ALLEGRA e piena di ottimismo. Questa amicizia non dimentica la strizzatine d’occhio, il sorriso che rende lo smarrimento sopportabile. Se riassumo questa   amicizia che possiede tutte le qualità è chiamata da noi POTERE SUPERIORE. Potenza vissuta sperimentalmente e non dedotta da un concetto astratto. Questa forza amorevole, rispettosa,  discreta, fedele, paziente, comprensiva, universale, attiva e misteriosa e vorrei aggiungere indipendente da ciascun malato la chiamano DioPerché no?Non ho mai parlato di Dio nelle riunioni. Non c’era bisogno era                                                                                                           LI’….