Un po' di chiarezza

La questione della santità di Lucifero


La questione della santità di Lucifero è stata ampiamente dibattuta dopo la sua morte.I suoi seguaci, detti luciferiani (il più noto di essi è Gregorio di Elvira), furono attaccati da Girolamo nel suo dialogo polemico Altercatio Luciferiani et Orthodoxi ("Litigio tra luciferiani e ortodossi") del 378, dove Girolamo attacca il rigorismo dottrinale e disciplinare di Lucifero con sarcasmo, arrivando a chiedersi (con riferimento alla frase di Cicerone che aveva definito i sardi "mastrucati latrunculi" cioè "ladruncoli coperti di pelli"), se ritenessero che Cristo fosse morto solo a vantaggio della "mastruca Sardorum", e non anche per la salvezza di quanti erano caduti nell’eresia ariana, purché pentiti del loro errore.Successivamente lo stesso Gerolamo, nel De viris illustribus (392), dice che Lucifero non volle rinnegare quanto era stato stabilito nel Concilio di Nicea, e che questi era un uomo dotato di "fortezza d'animo" e di "disposizione al martirio".Da parte sua Ambrogio, nella sua opera De excessu fratris Satyri (375), parla di Lucifero come di uno scismatico.Nella sua opera "Storia della Sardegna", e più precisamente alla nota n° 508, il Manno riporta che alcuni autori scrissero del ravvedimento e della santità di Lucifero, mentre altri la combatterono, e che anche ai suoi tempi la questione era ancora aperta, tanto che, nel 1639, l'arcivescovo di Cagliari Monsignor Ambrogio Machin aveva scritto la Defensio Sanctitatis beati Luciferi.In un'altra nota, la n° 510, il Manno afferma che Urbano VIII, con il decreto del 20 giugno 1641, avrebbe ordinato a tutti di astenersi dal trattare in pubblico la questione della santità di Lucifero e dal condannare o difendere il suo culto fino a nuova decisione della Santa Sede.La posizione del Manno è quindi quella di lasciare sospesa la discussione, e semmai di leggere il De servorum Dei beatificatione di papa Benedetto XIV.