Lunigiano

FASCISMI E REVISIONISMI


Chi non ricorda Giorgio Bocca,  penna acuta del giornalismo di sinistra?  In gioventù per i suoi scritti  fu premiato da Mussolini, il suo razzismo conclamato, poi divenne partigiano. Nel 1983 pubblicò un testo revisionista, Mussolini socialfascista, in cui il partigiano era ormai archiviato e l’antifascismo militante non pesava più sul giudizio storico. Nel centenario della nascita di Mussolini Bocca dialogò  con Giorgio Almirante su Storia Illustrata  ed espresse la necessità di sdoganare la destra.  Poi c’è stata la regressione, l'antifascismo aggressivo dei Bella ciao fatto di ignoranza storica e supponenza.  Nel libro Il fascismo ieri e oggi a  cura di Enzo Palmesano,  Bocca scriveva:  “La cultura italiana si è resa conto che la storia del fascismo, così come è stata scritta dagli antifascisti in questi anni, è storia da rivedere. È una storia che io chiamerei di famiglia”. “Il più grave errore mi sembra quello di aver raccontato la storia del fascismo come la storia di un movimento autoritario, violento… Ma la realtà del fascismo nascente è tutt’altra: il fascismo è un movimento violento e autoritario che reagisce a un’altra minoranza, altrettanto violenta e autoritaria, come quella socialcomunista”. “Tra socialismo e fascismo c’è una matrice culturale comune, ci sono delle illusioni comuni: che gli uomini possano essere cambiati in breve spazio di tempo”. “Nel 1936, all’epoca dell’impero credo che il 90% degli italiani approvasse quello che rappresentava anche il loro sogno”. “Il consenso ci fu per tutto il periodo, diciamo così riformistico del fascismo, fino al patto con la Germania”. “Gli intellettuali italiani, secondo la loro tradizione millenaria, passarono subito al servizio del fascismo. Si sa che i professori universitari che non giurarono fedeltà al fascismo furono tre e non di più (in realtà erano 11, diventarono 12). Tutti gli altri si misero dalla parte del fascismo che verso di loro, in verità, a differenza di altri regimi totalitari, fu piuttosto morbido. Il fascismo si differenziò proprio nell’essere largo nel lasciare autonomia alle scienze e alle arti”. “C’era una posizione abbastanza permissiva da parte del fascismo”. “Mussolini in campo culturale è stato un grandissimo giornalista e un politico professionale del suo tempo…come Gramsci, Togliatti, Nenni. Rispetto agli altri dittatori totalitari Mussolini era un uomo di mondo, aveva letto i libri giusti, aveva dei rapporti corretti con la cultura, mentre Hitler e Stalin non li avevano”. “Al di fuori del giornalismo non ha mai preso un soldo dallo Stato”. “Per il delitto Matteotti non credo che si possa parlare di mandante diretto, credo che sia stato interpretato in modo estensivo un suo scatto di malumore… Mussolini diede in escandescenza contro di lui ma senza mai dire ‘uccidetelo”. “La politica sociale del fascismo fu nei primi anni una politica riformista normale, furono introdotte alcune leggi che facilitavano l’agricoltura, mettevano un primo ordine nei luoghi di lavoro; assicuravano con l’IRI un industrialismo assistito, una rinuncia al capitalismo feroce”. “Eravamo un paese arretrato, con una classe imprenditoriale anch’essa arretrata, e ad un certo punto fu giocoforza fare un’economia protezionista”. “Il fascismo, nato come regime di massa, fece partecipare alla vita politica un numero maggiore di persone. I ceti medi, infatti, che nel regime liberale non avevano contato, sotto il fascismo, pur nei modi e nei limiti previsti, partecipavano alla vita politica”. “Non è esistito un razzismo degli italiani diverso dal razzismo di tipo coloniale… era politica di dominio non di sterminio. “Il popolo italiano le leggi razziali non le ha sentite per niente; l’adozione delle leggi razziali per adeguarsi alla Germania nazista furono una prova di subalternità rispetto alla Germania”. “In tutto il fascismo fino al 1935, non c’è la minima traccia di razzismo antisemita”. “Le affinità tra nazismo e fascismo sono pochissime e sono affinità di metodo: sono due regimi di massa, a partito unico, autoritari; ma le differenze sono molto più grandi delle somiglianze. Veramente fra fascismo e nazismo non c’è alcuna parentela”. “La concezione della razza resta fondamentale per differenziare il fascismo dal nazismo”. “Mussolini dell’ultimo periodo è stato un Mussolini con le mani legate, indubbiamente. Io credo che il motivo dominante dell’alleanza con la Germania sia stata la paura”. Erano le tesi dello scrittore ebreo socialista Renzo De Felice. Ma con i giudizi qui riportati, oggi Bocca sarebbe accusato d’apologia di fascismo. Altro che Il male assoluto di Mattarella…