La Tana...

La panza!

Sono sempre stato sostanzialmente disinteressato al mio aspetto fisico, odio la palestra e non ci andrei manco pagato, e se faccio sport è perché mi diverte praticarlo, e non certo perché ossessionato dal mito di un corpo tonico e irreprensibile. Il filo conduttore in tutto questo è in realtà il filo conduttore di tutta la mia vita, ovvero l’immonda pigrizia di cui sono cosparso come fosse melassa, e che rende i miei movimenti lenti e dannatamente faticosi.

Magro fino a qualche anno fa, fino al mio arrivo nella terra di sua Maestà il Maiale e dei suoi ciambellani di corte, i grassi saturi, pesavo manco 60 kili. Anni di spot come: sollevamento della forchetta h fatto si che comparisse ciccia laddove c’era una piccola tartaruga.

Secondo le leggi altezza/peso, sono un po’ oltre il peso forma, ma pure se fossi un attento controllore della mia taglia di pantaloni, non avrei certo di che lamentarmi.

Ma la questione non è il peso.

La questione è che mi è scesa la panza.

Da qualche mese, non prima. E la questione non mi va perché non mi tornano i conti.

Ovvero, se avessi cominciato a nutrirmi a scassapanza di cibi molesti, aumentandone il dosaggio a pranzo e cena, capirei. Cerco sempre di stare attento, proprio perché mi piace assaporare le cose che mangio.

Se avessi smesso di fare un minimo di attività fisica dedicandomi solo alla nobilissima arte del videogioco, capirei.

Se non facessi 2-3 km a piedi quasi tutti giorni per i tragitti casa – stazione –facoltà –stazione -casa e avessi ceduto alla moto o al taxi o al risciò, capirei. Uso la macchina con intelligenza e cammino molto a piedi in generale.

Se in questi tre mesi avessi messo un altro misterioso kili, capirei.

Ma tutto questo non è successo, eppure il ventre mi si è espanso (nessuno provi a ipotizzare cause mediche, perchè l’ipocondriaco che è in me vi spacca il culo!). Non sono diventato il Mago Pancione, per carità, e nemmeno Vito Catozzo. Però posso prendermi le trippette in mano e muoverle facendole parlare (in effetti ho sempre desiderato farlo..). Potrei pitturarmele di bianco e di rosso, e trasformarle in un largo faccione di clown triste.

Ora, a me non frega nulla, in sè della pancia. Ma quel che non sopporto è che il mio corpo cambi senza motivo, essenzialmente perché sono un maniaco dell’autocontrollo. E che il mio involucro si formi, sformi, deformi e ricompatti a piacimento di un metabolismo che comincia a dare i numeri, a me sta sulle palle.

 E siccome non sono proprio più un bambino, ti avvertono con questi scherzetti che è finito il tempo in cui tutto, magrezza compresa, era gratis.

Dovrei dunque cedere allo strazio di serie di addominali sulla panca?

Dovrei rinunciare ad iniettarmi il gorgonzola direttamente nelle vene?

Dovrei darmi al triathlon? Lasciare la squadra di calcetto degli” Scapocchiones” e prepararmi per  la Maratona di New York? Smettere di inalare i fumi droganti di un pecorino di fossa e darmi alla tristezza gustativa del cavolo rapa?

Questa panza, ben più di un contrattempo estetico, è un avvertimento mafioso. E’ un ricatto silente e gommoso. E’ una forma di condizionamento mentale, un tarlo corpacciuto che intima ammiccando.

Vincerà la mia statuaria immota monolitica e reazionaria incapacità di cambiare, o questo piccolo clown deforme che mi sorride come IT mi trasformerà in un maniaco del fitness?