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« La Forma e le SostanzeItaliani guardoni incurabili »

La Guerra dei Mondi

Post n°27 pubblicato il 08 Luglio 2005 da LuvelioJUSA
Foto di LuvelioJUSA

A Londra è atterrato di nuovo il nemico dell’altro mondo, portando morte e terrore in mezzo alle nostre case. Forse stavolta l’alieno non ha raggiunto l’effetto sperato di seminare panico come un germe infettivo.

La reazione di Londra è stata stoica, con gente che non si strappava le vesti, con media che non caricavano oltre il dovere d’informazione la recrudescenza delle immagini. È indubbio che se il terrorismo globale ha una natura parassitaria - che opera il logoramento del nemico utilizzando strumenti di quest’ultimo –, il modo migliore per debellare il parassita è impedirlo nell’appropriazione di tali mezzi.

Molte voci difendono il diritto d’informazione – anche quella drogata e spettacolarizzata che fa il gioco di Al Qaeda – prima di ogni diritto alla vita, alla sicurezza e del “diritto” boteriano della Ragion di Stato.

La Bbc ha preso esempio dagli Usa che - oscurando le immagini di marines rimpatriati dal fronte dentro una bandiera - altro non fanno che servire quella “Ragion di Stato” che per il Gesuita Giovanni Botero “anche  tra l’api regna e forma lor di dominare insegna”.

Orson Welles con la trasmissione radiofonica ispirata da La Guerra dei Mondi dello scrittore H.G. Wells, creò la sua leggenda personale innescando un fenomeno di panico totale a livello nazionale che ebbe – sessantasette anni fa – carattere essenzialmente sperimentatale e al più esorcizzante; Welles scoprì come gli alieni potevano vincerla anche senza esistere. Col solo esistere del sistema mediatico.

Oggi, dopo il periodo incluso tra l’11 settembre di New York e il 7 luglio di Londra,  il valore e l’influenza

dei media sono irrevocabilmente mutati, così come la stessa finzione e verità hanno finito per diluirsi in una mescolanza insolubile. È per questo che la lotta al terrorismo deve passare attraverso il controllo dell’informazione e dei media, vanificando quel cavallo di troia entro cui si annida la strategia del terrore islamico.

Nelle sale italiane è in scena l’ultima fatica di Steven Spielberg – che riprende l’eredità di Wells e Welles - nella sua versione cinematografica de La Guerra dei Mondi: il cineasta di Cincinnati utilizza l’incontro-scontro violento tra la nostra cultura ed una cultura aliena, rendendo chiaro il suo intento metatestuale.

Se da sempre al cinema, come nell’arte in genere, la metafora serve per comunicare realtà, mai come oggi il cinema si è inestricabilmente confuso con la vita, la fiction con il dossier, la Città delle Luci con le Luci della Città.

Gli alieni cinematografici non ci immergono più – com’era nelle intenzioni del cinema d’origine – in dimensioni oniriche, fantascientifiche ed in qualche modo esorcizzanti. Dopo l’11 settembre anche il cinema esce stravolto, non più deputato ad una diegetica della fantasia bensì costretto ad introdurci ad una realtà che supera ormai ogni confine e capacità d’immaginazione.

Se non ché i londinesi sono apparsi assuefatti dal terrore - come ogni altro occidentale del terzo millennio bersaglio di questa vigliacca guerra; vaccinati per certi versi come non potevano esserlo gli occhi terrorizzati di Ground Zero.

Ecco che una sorta di atarassia o vaccinazione rappresenterebbe un letale affronto agli alieni del terrore, da neutralizzare in ultimo oscurando le telecamere sulle loro bravate.

La classe politica italiana dovrebbe invece, in vista della votazione sul rifinanziamento delle truppe, prendere esempio dal Tom Cruise de La Guerra dei Mondi che non si lascia terrorizzare dagli alieni: “Scappare, è questo che uccide. Ed io voglio vivere da morire!”

 

 

 

 
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