L'umanità la cerca, si batte e muore per lei; combatte guerre, scrive libri, manifesta in piazza chiedendola a gran voce. La Giustizia non è solo un fine, ma una necessità per l'umanità.
Ma cos'è la giustizia? Certamente consiste nel corretto discernimento fra cosa è giusto e cosa è sbagliato; ma in che modo si può stabilire ciò, su quale criterio possiamo tracciare una netta linea di confine tra ciò che è giusto e ciò che non lo è?
E' una bella domanda, alla quale tanti, nella storia, hanno cercato di rispondere; la risposta più accreditata è sempre stata, però, che questa fantomatica linea di confine non esiste e che chiunque ne può tracciare una a suo piacimento; molti sostengono che si tratti di una "linea mobile" che si sposta a seconda del contesto culturale, storico, ideale del momento in cui la si vuole prendere in considerazione. Che non esista, insomma, una giustizia assoluta, ma tante giustizie relative.
Dire questo, oltre che essere estremamente superficiale, è anche pericoloso: in questo modo, infatti, possiamo dire che sia esistita una giustizia in ogni periodo storico, che tutti i modi di concepire la giustizia fossero reali per il semplice fatto che esistessero e fossero mediamente accettati dalle società. Anche nel Terzo Reich, dunque, c'era giustizia: se per quel determinato periodo storico era considerato giusto ottenere lo "spazio vitale", con qualsiasi mezzo, per riunificare il popolo germanico sotto la stessa guida, elevare la razza ariana sopra le altre e sterminare le razze inferiori, certamente l'opera del Furer garantiva questa giustizia.
Ma possiamo parlare di giustizia pensando alla guerra, alla dittatura, al genocidio? Perchè queste situazioni ci richiamano un profondo senso di ingiustizia? perchè allora, invece, almeno per una parte della popolazione, questo senso mancava?
Il contesto culturale e storico influenza in maniera radicale il modo di pensare degli uomini e quindi, inevitabilmente, il modo di percepire la giustizia. Per la Germania nazista, reduce da una dura sconfitta bellica (post '15-'18), messa in ginocchio dai debiti, dalla povertà e pervasa da un senso di insicurezza generale, la dittatura di Hitler fu vista come una soluzione, come un modo per riprendersi; i tedeschi, per ritrovare la serenità e bisognosi di tornare ad essere forti, si sono affidati ad Hitler perchè egli incarnava ciò che il popolo considerava giusto in quel preciso momento. per assurdo, a soli 50 anni di distanza, un nuovo Hitler che parlasse alle masse negli stessi termini verrebbe internato in un manicomio.
L'esempio del terzo Reich è solo quello più lampante per dimostrare come pensare ad una giustizia relativa al contesto storico-culturale porti ad una "teoria della giustizia ingiusta"; se ne potrebbero fare a milioni di esempi simili: si pensi alla schiavitù, per millenni considerata perfettamente legittima. Il punto è che analizzare la giustizia sulla base di come essa si è manifestata nella storia è un errore, perchè la storia è piena di errori essa stessa ed è profondamente influenzata da fattori contingenti a volte del tutto casuali.
La giustizia non ha a che fare con la storia, la giustizia è un sentimento, un bisogno insito in ogni essere umano, a prescindere dal luogo o dal tempo in cui esso vive. la giustizia è una condizione fondamentale per la vita sociale. La storia ci dice come gli uomini hanno variamente inteso la giustizia, non cosa la giustizia sia.
Nessuna società, nessuno stato, nessun gruppo di uomini può vivere senza giustizia; "può esistere uno stato senza amministrazione, può esistere uno stato senza leggi, può esistere uno stato senza un capo. ma non può esistere uno stato senza giustizia". E' dunque necessario capire cosa sia la giustizia per poterla perseguire e rendere il mondo più giusto. Ogni giorno abbiamo a che fare con la giustizia, ogni istante tendiamo a considerare ciò che ci circonda in termini di giusto-sbagliato; é un istinto naturale. Il punto essenziale per capire cosa sia la giustizia sta nel chiederci perchè noi umani facciamo questo.
Lo facciamo perchè l'uomo non vuole subire ingiustizia e ogni volta che gli accade qualcosa che egli reputa ingiusto pretende che le cose si muovano in un altro senso. Perchè tradire il partner (per fare un esempio di tutti i giorni) è ingiusto? Non perchè ci sia una legge che lo vieta, non perchè la cultura odierna ce lo dice, ma per il semplice fatto che noi non vorremmo essere traditi, e dunque consideriamo il tradimento ingiusto. Perchè uccidere è ingiusto? Non perchè sia scritto in uno dei 10 comandamenti, ma perchè nessuno di noi vorrebbe essere ucciso. Perchè la schiavitù è ingiusta? Non perchè sia stata abolita, non perchè viviamo in un'epoca di libertà e diritti. La schiavitù è sempre stata ingiusta, anche quando era perfettamente legittima. Perchè? Perchè anche colui che smerciava schiavi o li utilizzava per suoi scopi personali mai avrebbe voluto lui stesso divenire schiavo. Il fatto che la schiavitù fosse legittima non fa venire meno l'ingiustizia di questo istituto: se non voglio essere schiavo è perchè lo considero ingiusto. E se è ingiusto nei miei confronti, lo sarà anche nei confronti degli altri. Chi commerciava schiavi commetteva un'ingiustizia perchè faceva ad altri qualcosa che egli non avrebbe voluto subire. E' un'ipocrisia dire che la schiavitù durante il colonialismo americano fosse legittima e quindi giusta, lo sarebbe stato solo se anche i negrieri si fossero detti disposti a ridursi in schiavitù (cosa che non credo sia probabile!).
Per questo la giustizia assoluta esiste, e la sua definizione è la più semplice possibile: una definizione che non è scritta in nessun codice, che non è stata stabilita da nessun popolo, che non ha imposto nessun dittatore, che non è stata legalizzata da nessun giurista, ma è stata pronunciata per la prima volta da un umile uomo, privo di qualsiaisi potere politico. Dobbiamo infatti, a prescindere dalle nostre idee religiose, riconoscere che Gesù Cristo stava dandoci la definizione di giustizia quando disse: "Non fate agli altri quello che non vorreste fosse fatto a voi".
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