Se siamo in tempo

Ancora sullo scempio di un Paesaggio non solo fisico


Gli agroecosistemi del paesaggio italiano di pianura e collina, financo della montagna, spesso hanno arricchito e 'ornato' una Natura di per sé armoniosa: da decenni questo non è più...i vecchi Frutteti ricchi di alberi di cospicue dimensioni piantati o spontaneamente cresciuti senza predeterminazioni geometriche ( in ossequio alla meccanizzazione) sono scomparsi in favore di appezzamenti regolari di piccoli e piccolissimi alberi da frutto dalla fugace vita vegetativa che non danno ricetto ad animale alcuno.  I boschi, che le statistiche cieche e sorde continuano a definire 'in aumento' nel panorama del Paese, questi boschi, depredati da secoli di forsennato consumo,  sono ridotti quasi ovunque (salvo piccole porzioni lontane da ogni strada di accesso) a distese sterili di 'palinature' con la quasi totale assenza di esemplari secolari essenziali ad ogni forma di vita animale. Ma tutto questo, la memoria di un 'paesaggio' che era ambiente, coltura e cultura, casa di animali e casa dell'uomo, tutto questo fa parte essenzialmente, spesso esclusivamente, del patrimonio (ahimé caduco) dei ricordi dei 'vecchi': c'è da chiedersi, se è vero come è vero che il futuro sta nel passato, come e cosa potranno esperire le future generazioni per evitare il collasso.Due giorni fa scoprivo nel bel mezzo delle risaie 'sterilizzate' di cui ho detto ieri, scoprivo una nutrita colonia di Lycaena dispar rutila: una sessantina di esemplari sopravvissuti al (provvisorio!) mancato diserbo totale degli argini di un fosso...gli scorsi anni micidiali diserbi fisici e chimici annichilivano le poche larve e pupe dei residui 'Romiceti': quest'anno l'inclemenza atmosferica sta ritardando le micidiali operazioni dissennate (per lo meno nelle modalità attuate nell'ultimo decennio). Talvolta immagino, sogno lo stesso ambiente una quarantina d'anni fa e ho visioni di nuvole di Libellule, sciami di centinaia di Licene, migliaia di farfalline rosse per l'aria pulita di maggio a volteggiare come cascate di coriandoli. Ieri ha cantato, qui nei bricchi dell'Alto Monferrato, il primo Oriolo: finché l'inquinamento, le catture clandestine, le reti-nebbia stese per centinaia di chilometri nel nord dell'Africa non ci impediranno anche questi 'rari' residuali ascolti... mi torna alla mente un giorno di qualche anno fa in Bosnia, Mostar e la Neretva con i suoi macchioni di fichi dai quali si involavano folletti gialli, dai quali salivano i fischi potenti e melodiosi dei Rigogoli; e poi anche Sarajevo, piena di quegli stupendi, enormi 'canarini' fin tra i tetti della vecchia Bascharchja.