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Post n°27 pubblicato il 16 Ottobre 2011 da valery46
 

La scomparsa della casalinga svedese

Chi vive in Svezia o conserva qualche tipo di legame con il paese scandinavo giura che si tratti di una razza in via di estinzione. Avvistarle è davvero raro, averne una in casa un privilegio riservato a pochi. Sono le hemmafru, parola che traduce in svedese il mestiere più antico (e faticoso) del mondo: la casalinga.

A questa conclusione è arrivata la giornalista svizzera Barbara Klingbacher al termine del suo viaggio nella terra dei vichinghi pubblicato sulla rivista Nzz Folio. "Secondo i dati disponibili - scrive la Klingbacher - oggi in Svezia le casalinghe sono solo alcune migliaia".

Questo nonostante il tentativo da parte del governo conservatore di varare delle leggi per convincere le donne a restare a casa. Non è servito a molto istituire un sussidio mensile di tremila corone (circa 430 euro) per i genitori che rinunciano al posto garantito in un asilo nido. Lo hanno chiamato "sussidio all'educazione", ribattezzato poi dall'opposizione "premio per gli angeli del focolare". Peccato che alle donne svedesi non vada affatto di indossare ali piumate per badare a casa e famiglia, rinunciando alla carriera.

Non di ideologismo post-femminista si tratta, ma di una consuetudine ormai radicata nel pensiero femminile della Svezia, il paese che nel 1974 ha introdotto per primo in Europa il congedo parentale.

 

La strada verso una reale parità dei sessi era dunque spianata e passava per l'annullamento dell'obbligo che si impone ancora troppo spesso alle donne, quello di dover scegliere tra lavoro e famiglia. Ecco perché 35 anni dopo quel provvedimento la Svezia è tra i primi paesi nel mondo per occupazione femminile (70%) e numero di figli per donna (1,9). Una paese dove alle mamme che lavorano viene riservato un contributo che può arrivare fino a 480 giorni lavorativi e la garanzia di riottenere il loro impiego. Dove un padre che non prende almeno sessanta giorni di paternità è considerato fuori moda o poco professionale da colleghi e dirigenti della propria azienda.

Bisogna però andare ancora più indietro per trovare le ragioni della scomparsa delle hemmafruar, fino al 1970 quando lo Stato decise di abolire le agevolazioni fiscali per le coppie sposate e padri e  madri iniziarono ad essere tassati a livello individuale. L'imposta individuale provocò la scomparsa della famiglia come nucleo fiscale e le donne si videro costrette a cercarsi un lavoro.

Gli uffici di collocamento statali si aprirono alle madri mentre una legge garantiva l'asilo nido per i bambini. In un anno e mezzo seicentomila donne abbandonarono il focolare per entrare nel mondo del lavoro creando una vera rivoluzione dei costumi.

Una rivoluzione che col tempo ha trasformato un bisogno, quello di lavorare per mantenere una famiglia, in un desiderio irrinunciabile, quello di voler portare avanti carriera e famiglia. Il lato oscuro della medaglia è infatti che molte madri, secondo quanto registrato dalla Klingbacher, ammettono che tornerebbero volentieri ad essere casalinghe, ma non hanno il coraggio di farlo. Fino a che punto allora una consuetudine sociale rappresenta oggi un'alternativa?

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