PENSIERI DI LUCE

La Bambina di Chimel


Rigoberta Menchú Tum, donna Maya della tribù Quiché, premio Nobel per la pace 1992 e depositaria della cultura degli indios, una dei pochi indigeni sopravvissuti al genocidio in Guatemala.Mi chiamo Rigoberta. Il mio villaggio si chiama Chimel, quando è grande, e Laj Chimel, quando diventa piccino. Perché il mio villaggio a volte è grande e a volte è piccolo. Nei periodi buoni, quando c'è il miele e le pannocchie di granoturco con il  loro peso piegano le piante, quando le orchidee di tutti i colori (gialle, verdi, violetto, bianche, screziate) fioriscono, sfoggiano il loro splendore, allora il mio villaggio diventa grande e si chiama Chimel. Nei periodi difficili, quando il fiume si secca, i pozzi stanno nell'incavo della mano e uomini malvagi distruggono la terra, quando ormai la tristezza è insopportabile, allora diventa piccino e si chiama Laj Chimel.Ora mi ricordo di Chimel...
Una volta, don Benjamin Aguaré, un vecchio saggio del villaggio, mi disse:"Con la nostra Madre Terra siamo un tutt'uno".Ora mi ricordo di Chimel...C'erano molti vecchi saggi a Chimel.C'erano, perché adesso non ci sono più.Tra questi c'era mio nonno. Adesso vi racconto la sua storia..."Vivevamo in armonia con la natura, il fiume ci faceva divertire e potevamo farci il bagno, gli uccelli riempivano di canzoni le mattine, gli animali ci davano da mangiare e ci facevano compagnia, le montagne ci proteggevano, la terra sacra ci regalava i frutti delle sue viscere."
 Il suo desiderio è quello di vedere tutti i Maya vivere com'è giusto che gli esseri umani vivano. E' questo lo spirito con cui ha accettato il Premio Nobel. Ha dimostrato e sta dimostrando, di essere animata da un grande senso di umanità. Infatti non prova odio e non cerca vendetta: vuole solo che tutti i popoli abbiano giustizia. Pace e giustizia sono strettamente legate tra loro, per cui è necessario un ripensamento dello status quo attuale, sia economico che sociale, senza dimenticare l'importanza che hanno la presa di coscienza di ciò che accade, l'impegno e l'amore di ogni singola persona.Ieri sera ho avuto il piacere di incontrarla, alla cena di beneficenza organizzata dal  COLLETTIVO GUATEMALA - MOIE di cui è ospite in questi giorni e con grande emozione ho ascoltato le sue parole:" E' importante la lotta sociale e pacifica per la giusta causa, il cambio si ha quando ogni singola persona prende coscienza... ma nessun cambiamento è possibile se non lavoriamo insieme. Il sistema globale sta distruggendo tutto, la crisi finanziaria va a scapito dei più poveri, la fame aumenta...abbiamo un problema di emigrazione, che è universale, di riscaldamento globale che incide sull'agricoltura ai danni dei popoli più poveri e abbiamo di fronte una serie di conflitti legati alla carenza di acqua, Il grande problema è stato il distacco con la Natura, il non considerare la Terra come una grande Madre che da vita, energia... Viviamo tempi difficili, è importante però essere  felici dentro, positivi, altrimenti l'energia si blocca e si rischia la depressione! Fatevi un bel bagno di fiori..di piante aromatiche! Tornate alla natura. Altrimenti il vortice prenderà anche voi, non riuscirete a superare questa fase di grande cambio. Per il calendario Maya viviamo  dove si percepisce il tempo che fugge via veloce, dove la percezione è quella di non avere il tempo sufficiente per portare avanti e concludere le attività che si fanno.   State attenti, seguite i vostri figli, fate che non diventino dei robot del futuro. Questo è il grande rischio che si sta correndo. Che i vostri figli perdano la sensibilità e diventino indifferenti ai problemi del pianeta!" 
La speranza dell'umanità sta nella solidarietà, nell'appoggio mutuo, nella presa di coscienza che si può fare qualcosa per migliorarla, anche dal basso. In molte parti del mondo vi sono problemi. La povertà è un tema mondiale. In America latina così come in Africa.La globalizzazione è del mercato e non delle coscienze delle persone. Del soddisfacimento dei bisogni della vita e degli esseri umani. Anzi spesso essa va contro a queste cose.L'America latina vive una situazione politica e sociale estremamente difficile. Una polveriera che rischia di scoppiare. Una terra dolorante dove le popolazioni indigene sono in forte lotta per difendere e vedere riconosciuti i propri diritti. Dal Messico al Salvador, la Bolivia, la Colombia, il Cile, il Venezuela, l'Argentina, il Guatemala.La venuta di altri popoli, di persone, con la loro storia, ci coglie umanamente impreparati, quasi non volessimo più guardare a nuovi orizzonti, timorosi e impauriti a difendere le nostre piccole ricchezze.Padre Alex Zanotelli diceva, in un suo bellissimo libro "I poveri non ci lasceranno dormire": qualcuno è venuto a chiederci il conto.Il peso della storia, degli errori degli uomini deve essere memoria e conoscenza per tutti, come patrimonio dell'intera umanità, da cui far scaturire comportamenti, pratiche, abitudini alla costruzione di pace, di inclusione, di ampliamento dei diritti di cittadinanza.I nostri motivi che ci spingono ad esplorare, dietro l'apparenza e svegliare la coscienza di tutti e interrogarsi anche nella nostra città. Preoccuparsi del mondo vuol dire avere la volontà di prendersi cura, di non fermarsi ai nostri confini ma varcare le frontiere. Sono la dolcezza e la mitezza di questa donna che viene dalla forza di resistere al genocidio del popolo Maya, spiegando e non stancandosi di essere dalla parte giusta. Denunciando chi è responsabile e auspicando anche il perdono per aprire un canale per la convivenza solidale che ha tutto il nostro pieno appoggio.La storia dell'umanità appartiene a tutti e del suo sviluppo, del suo declino tutti siamo responsabili. Il riconoscimento delle battaglie portate avanti da Rigoberta Menchiù, per stabilire i diritti civili e la legalità in Guatemala sono un modello dei popoli indigeni e di coloro che soffrono ingiustizia e rimangono però capaci di saper resistere, ma sono un invito per noi a cambiare, a non tentennare ad opporci con fermezza anche qui. Grazie Rigoberta di essere fra noi.