VETRINE AI MACELLI

Mangi carne? Meriti la galera


 LIBERO22 FEBBRAIO 2008 Mangi carne? Meriti la galeraLe conseguenze etiche delle nostre scelte alimentari. Ultimo lavoro di Piter Singer, padre dell'animalismo. Che piange sui polli perchè li considera uguali ai bimbi... LUIGI SANTAMBROGIO  C'è un libro che sembra fatto apposta per questo tempo di Quaresima e di quaresime. Si intitola: "Come mangiamo" (Il Saggiatore, pp. 381, euro 20), ma il contenuto, come a volte succede, si svela tutto nel sottotitolo: "Le conseguenze etiche delle nostre scelte alimentari". Niente da dire se al pensiero di tale lettura, qualcuno ricorresse alla macchinetta del tritacarte. Per infilarci a bruciapelo il libro e farlo a strisce non riciclabili. Comprensibile, visti i precedenti. Ma l'opera ha un suo interesse e non sarebbe male darle un'occhiata. Infatti, è l'ultima produzione di una letteratura eticamente double face: si prende cura, cioè, fino all'ossessione e al delirio totemico, degli animali, mentre non esita a giustificare con argomentazioni pseudo scientifiche l'inutilità dell'essere umano. Il dolore rende uguali In questo campo, il professore australiano Peter Singer, uno degli autori del libro, è maestro indiscusso, esempio delle follie a cui può arrivare la teoria antispecista. Che sfociano nella sperimentazione eugenetica e nello sterminio abortivo di massa. Singer, padre dell'animalismo radicale ("Liberazione animale" Net 2003) professore di bioetica all'università di Princeton, si è recentemente auto-proclamato gran sovvertitore dei fondamenti della morale giudaico-cristiana e demolitore delle certezze morali dell'uomo occidentale ("Scritti su una vita etica", Net, 2004). Mica un filosofetto qualunque, insomma. "Come mangiamo", invece, riguarda la prima parte, la faccia buona dell'etica singeriana: quella commossa e fino a una certa misura condivisibile, che denuncia la sofferenza animale, le crudeltà degli allevamenti intensivi, l'agonia e la mattanza degli animali sacrificati alla produzione alimentare. L'esimio professore si è valso della collaborazione di Jim Mason, avvocato ed erede di una antica famiglia del Missouri, agricoltori da cinque generazioni. La tesi su cui si fonda il libro è questa: mangiare non è un atto innocente, scegliere quali alimenti comprare nemmeno. Quello che mettiamo in tavola è l'ultimo anello di una catena che riguarda i diritti degli animali, gli interessi dei produttori alimentari, l'ambiente in cui viviamo e il destino dei Paesi poveri. Dunque, decidere cosa mangiare e come alimentarsi, diventa una questione etica. Provate, dice Singer, a pensare a un politico la cui carriera venga danneggiata da rivelazioni su cosa mangia. Mai successo, ma è chiaro che l'autore se lo augura, e preoccupanti segnali ci dicono che siamo già sulla buona strada. Mangia carne? Arrestatelo. Il punto di partenza è filosofico: nonostante le ovvie differenze, umani e animali hanno in comune la capacità di soffrire e questo significa che hanno gli stessi interessi. Da qui la rivendicazione del diritto alla parità: se un animale sente il dolore, quella sofferenza vale quanto quella provata dall'essere umano. Solo qualche riga, in un libro che arriva quasi alle 400 pagine. Ma è da quelle striminzite affermazioni (indimostrate) che acquista senso tutto il resto. L'humus sta fuori dal volume: è nei precedenti ideologici e letterari dell'autore. Da conoscere per evitare lacrimucce ipocrite e sfuggire alla trappola della pietà a bon marchi. Dagli assunti sul dolore animale, Singer deduce che l'ucci sione di un uomo non sia più importante o grave dell'uccisione di un animale, se non forse per il fatto che l'uomo in quanto cosciente desidera continuare a vivere. E siccome è possibile che un animale possa provare più dolore di un essere umano menomato, le gerarchie di valore e il "dirit to alla vita" si misureranno di conseguenza: +Vi saranno di sicuro animali la cui vita ha più valore della vita di alcuni umani;. Polli immobilizzati senza potersi difendere da quelli più dominanti e aggressivi Il libro però corre su altri binari, ma la meta è la stessa. Ha un viaggio negli orrori dell'olocausto animale, ed è la parte meno ideologica dell'opera. Che racconta di polli allevati a migliaia in uno spazio minore di un foglio A4, immersi nel loro stesso guano che gli procura ferite e ulcere. Vengono privati, senza anestesia, della parte terminale del becco (per evitare che si ammazzino tra loro), non possono muoversi ni distendere le ali, ni difendersi da quelli più dominanti e aggressivi. Polli che infine vengono soltanto storditi, per non rovinare la carne, con l'elettricità e vanno "coscienti e angosciati" alla lama che gli reciderà la gola. Oppure la vita delle scrofe: crescono in modo da produrre una figliata dopo l'altra il più velocemente possibile; trascorrono gran parte dell'esistenza gravide. Mutilazioni e castrazioni, vacche costrette a produrre latte a ritmi insostenibili e per questo dopate con ormoni. E ancora, vitellini stra ppati alla madre e nutriti in modo che sviluppino una forma di anemia subclinica. In questo modo la loro carne diventa pregiata: anzichi assumere il normale e salutare color rosso, si manterrà rosa pallido e avrà il tessuto morbido. H certo: dopo questi capitoli, farete fatica a guardare, senza sentirvi colpevoli di crimini contro l'animalità, la bistecca nel vostro piatto o il pollo che sfrigola sul girarrosto. Resta infine la domanda cruciale: come conciliare le necessità alimentari con il diritto alla non sofferenza degli animali? Per prima cosa, dicono gli autori, eliminando l'industria alimentare: al suo posto, fattorie etiche, polli liberi che ruspano nelle aie e mucche felici al pascolo come da cartolina svizzera. Utopie a cui nemmeno i due autori sembrano davvero credere. Ed ecco allora rispuntare l'ideologia animalista e l'invito ad adottare una dieta vegetariana. Anzi di più: vegana (no a latte, uova, etc.) Tuffi nel cassonetto Fino ad arrivare ai gruppi dei freegans e del dumpster diving : quelli che per nutrirsi frugano nei cassonetti. Per non diventare complici dell'industria e finanziare le multinazionali del macello. Assurdità, ma conseguenti ai princìpi iniziali. Che volete che sia frugare nella spazzatura per chi trova normale affermare che nell'eventualità si debbano compiere esperimenti scientifici dolorosi su uomini, si dovrebbe effettuarli su infanti indifesi o su esseri umani gravemente ritardati, dovendosi minimizzare la quantità di dolore. E non esclude l'im piego di uomini psichicamente minorati (invece di scimpanzè) per ricerche scientifiche. Questo nel libro "Come mangiamo" non c'è, ma è consigliabile, prima di mettersi a tavola con il professor Peter Singer, leggere attentamente tutto il menu della casa.