AVE CAESAR MORITURI

BARAK OBAMA, il sogno americano


Da alcuni mesi negli STATI UNITI d'AMERICA stanno tenendo banco le primarie per scegliere il candidato per le elezioni del Presiente Americano che succederà a G.W. Bush. I deomocratici, che tenteranno di bissare la vittoria ottenuta lo scorso anno nell'Assemblea americana, hanno candidato i migliori tra loro. E tra i migliori figurano HILLARY RODHAM CLINTON,  BARACK OBAMA e JOHN EDWARDS. Almeno questi sono coloro che stanno ottenendo maggior successo rispetto ad altri candidati e che si giocheranno fino alla fine la definitiva candidatura.
Non ho molto seguito la loro campagna elettorale, ma leggendo e guardando qualche servizio sui loro innumerevoli comizi per tutti gli Stati Uniti credo che i giovani americani ed in modo particolare coloro che desiderano un cambiamento netto e totale sognano il giovane senatore democratico BARAK OBAMA. "Sono qui davanti a voi oggi per annunciarvi che mi candido a diventare presidente degli Stati Uniti" così Barack Obama ha annunciato ufficialmente la sua candidatura a diventare il primo presidente nero alla Casa Bianca. Obama ha parlato per la prima volta davanti a una folla oceanica alla Statehouse di Springfield, la storica sede della capitale dell'Illinois, un luogo simbolo che occupa un posto particolare nell'immaginario americano per i profondi legami storici con Lincoln: è lì che Abramo Lincoln pronunciò nel 1854 il famoso discorso con cui iniziò la sua battaglia contro la schiavitù. E Obama sente di avere molte cose in comune con l’ex presidente americano. Poi rivolgendo il pensiero alla guerra in Iraq ha aggiunto "Non siete qui solo per me, ma siete qui perché credete che in faccia alla guerra, si possa parlare di pace, perché nella disperazione ci sia spazio per la speranza, perché di fronte a una politica che vi ha tagliato fuori, noi possiamo unirci e diventare una squadra". Il suo viso, tipico di un giovane che crede ancora in un mondo migliore, trasmette la vera speranza che tutti i giovani americani hanno e rivogliono per il futuro, diventato sempre più incerto. 
L'incoronazione sul palcoscenico della grande politica arriva l'anno dopo, alla convention democratica che avalla John Kerry candidato: "Non c'è un'America nera, un'America bianca, un'America latina e un'America asiatica: ci sono gli Stati Uniti d'America", proclama nel discorso-piattaforma del congresso del partito. Stoffa da presidente, concordano i politologi e gli elettori dell'illinois che quell'autunno lo eleggono a valanga al Congresso. Da allora è un crescendo da rockstar. C'è chi lo paragona a Martin Luter King, chi invece ad un nuovo Kennedy, chi invece ad un nuovo Lincoln.
Rivolgendosi ai suoi primi avversari, ed in modo particolare alla moglie dell'ex presidente Clinton ha detto "Lei rappresenta il vecchio, lo status quo". La corsa è appena cominciata, ma se negli Stati Uniti d'America un giovane avvocato nato nel 1961 si candida Presidente, come mai noi italiani ci ritroviamo sempre politici vecchi e logori?