AVE CAESAR MORITURI

Il Medio-Evo Laico Italiano


Secondo una data convenzionalmente stabilita dagli storici, il MEDIOEVO cominciò intorno all'anno 476 D.C. in concomitanza con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Tramontava una delle epoche più gloriose, più magnifiche e straordinarie che la storia di ROMA e d'ITALIA abbia mai avuto fino ai giorni d'oggi. L'ultimo Imperatore Romano fu Flavio Romolo Augusto soprannominato Romolo Augustolo. Il nome stesso del "medioevo", inteso come età di mezzo, fase di transizione tra due stadi, implica già una visione negativa, che affonda le sue radici nel giudizio che ne diedero gli umanisti, già a partire dal Petrarca nel XIV secolo.
Vi era una volontà di descrivere come avvilente e pericolosa la quotidianità nell'età storica appena trascorsa, influenzati dalle recenti carestie e dall'arresto demografico dovuto alle epidemie. Nei secoli XVI e XVII la visione negativa del medioevo continuò, per raggiungere il suo culmine nell'epoca dell'Illuminismo, quando prevaleva la visione dei secoli del medioevo come epoca della "prigionia dello spirito", intesa come fanatismo religioso che relegava l'uso della ragione e dell'arbitrio. I caratteri di rozzezza e oscurità davano però una visione deformata e semplificata, che ancora oggi non è definitivamente tramontata. I mille anni di Medioevo, così ricchi di eventi e trasformazioni, hanno continuato ad essere riproposti come tenebra, barbarie, violenza, perdita d'identità, sterilità e carestia. In realtà Il Cristianesimo, fortemente sviluppatosi in quel periodo storico, divenne fattore che permise la convivenza tra due mondi; da una parte il mondo latino-romano e dall'altro quello germanico. Chiaramente questa fusione fu alquanto instabile e ci vollero secoli prima di un equilibrio.
La cultura non era, a dire il vero, scomparsa neppure nei secoli più travagliati. Prima con i monasteri cluniacensi, poi con quelli cistercensi, la cultura era stata gelosamente custodita dai monaci e dalle diocesi della Chiesa. A sfatare la diceria illuminista di un Medioevo come età oscura e oscurantista c'è da ricordare che i monasteri medievali (oltre alle università più tardi) si impegnarono a custodire il sapere di ogni tipo, dalla letteratura pagana (classici greci e latini) ai testi arabi di filosofia, matematica e medicina. È anche grazie alla lungimiranza dei medievali che sono potuti fiorire i secoli dell'età moderna, che non hanno forse saputo ringraziare a sufficienza i loro predecessori.
Oggi invece assistiamo ad una vera EPOCA di OSCURANTISMO dove la LIBERTA' di parola viene concessa, in modo ipocrita, solo a determinati soggetti che si autodefiniscono ILLUMINATI, e da chi non si sa. Sostengono teorie e idee, condivisibili e meno, ma nell'atto pratico non riescono a risolvere i problemi più stupidi della quotidianità. Occupano cattedre, cercano di insegnare gli ALTI principi della LIBERTA', ma quando si tratta di metterli in pratica, come delle lepri vigliacche, scappano con la coda tra le gambe. Rinunciare ad ascoltare un uomo, un Papa, un grande conoscitore della cultura, è una grandissima sconfitta di coloro che si fanno chiamare LAICI.
E' la laicità scomposta e radicaleggiante, sempre pronta ai toni dell'anticlericalismo, che cinicamente ha usato la protesta dei poveri professori di fisica piegandola alle necessità della lotta politica italiana, delle risse del centro-sinistra intorno ai Dico e all'aborto, della gara per conquistare influenza sul neonato Partito democratico. E' la laicità che vuole ascoltare solo le sue ragioni scambiandole per la Ragione. Che, nonostante tutte le chiacchiere sull'Illuminismo, nei fatti non sa che cosa sia la tolleranza, ignora cosa voglia dire rispettare la verità delle posizioni dell'avversario, rispettarne la reale identità. E' la laicità che dispensa i suoi favori e le sue critiche a seconda di come le torni politicamente utile. Che da tempo, perciò, non si stanca di scagliarsi contro Benedetto XVI solo perché lo ritiene ostile alle sue posizioni sulla scena italiana e allora va inventandosi chissà quale assoluta diversità tra lui e il suo immediato predecessore, fingendo di non sapere che di fatto non c'è stato quasi un gesto, una presa di posizione importante, di Giovanni Paolo II che non sia stata condivisa, o addirittura ispirata, da Papa Ratzinger.Laicità? Sì, una laicità opportunista, nutrita di uno scientismo patetico, arrogante nella sua cieca radicalità. Con la quale un'autentica laicità liberale non ha nulla a che fare. Che anzi deve considerare la prima dei suoi nemici.