AVE CAESAR MORITURI

161 a 156, Prodi sfiduciato


Non ce l'ha fatta. Il sogno di Romano Prodi si è infranto in Senato di fronte all'arida realtà dei numeri al termine di una lunga giornata cominciata con l'intervento del premier in Aula alle 15 e terminata con Prodi che alle 21 si è recato al Quirinale per rassegnare le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Il tallone d'Achille di questa Legislatura, ossia il misero vantaggio che il Centro-Sinistra aveva al Senato aiutato costantemente dai "morenti" Senatori a Vita, è stato fatale per Romano Prodi che incassa la sconfitta e dopo ore ed ore di dibattito si DIMETTE.
FINALMENTE VA VIA, torna a CASA, non nella casa della Libertà, ma a casa sua, nella sua Reggio-Emilia. Aveva retto ad ogni scossone e tentativo di continui ricatti da parte delle ali estreme della Sinistra, ma questa volta lo scossone avvenuto al Centro della Coalizione è stato peggio di uno Tsunami.  Il presidente del Consiglio e il suo governo non hanno ottenuto infatti la fiducia richiesta. Hanno votato no in 161, mentre i sì sono stati 156. Un senatore (Scalera) si è astenuto, mentre tre erano gli assenti (Andreotti, Pallaro e Pininfarina). Il premier non è rimasto per ascoltare l'esito del voto, ma durante la votazione è immediatamente tornato a Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio è poi andato al Quirinale dove ha rimesso il mandato nelle mani del capo dello Stato. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è riservato di accettarle. Il Quirinale ha poi comunicato che da venerdì pomeriggio cominceranno le consultazioni, partendo dai presidenti di Camera e Senato a cui Prodi aveva comunicato telefonicamente le sue dimissioni.
Prodi aveva esordito parlando di "crisi politica" ed esprimendo solidarietà a Clemente Mastella, "contro le strumentalizzazioni e gli opportunismi che si sono prodotti nei suoi confronti". "Sono qui al Senato per rispettare e applicare la Costituzione con lo spirito dei padri costituenti. La Carta non prevede infatti la prassi delle crisi extraparlamentari, e neanche quella delle mozioni di sfiducia individuali a un ministro. Vi chiedo di giudicare il lavoro dell'esecutivo con senso di responsabilità - ha detto Prodi -. Il Paese ha urgente bisogno di riforme, corre dei rischi per il grave ritardo in cui si trova. Ribadisco il mio impegno affinché non si vada a un voto che condanna il Paese all'ingovernabilità. Chiedo un voto motivato, nessuno può sottrarsi nel dovere di dire quale altra maggioranza chiede al posto di quella attuale".Ed infatti per l'urgenza di dar vita alle riforme il Senato decide di mandarlo a CASA considerandolo INIDONEO ad attuarle, visto che in diciotto mesi non ha fatto nulla per dare quella spinta economica ad un Paese che è in RECESSIONE ECONOMICA da almeno 15 anni. Voleva un voto MOTIVATO, e questo è stato sicuramente il PRIMO vero VOTO con tanto di motivazioni espresso dai nostri rappresentanti.
Intanto, alla lieta notizia della CADUTA di Romano Prodi, i giovani della Destra Italiana scendono in Piazza e festeggiano come se avessero vinto un altro mondiale con tanti di caroselli e cori da stadio. Oggi 25 Gennaio 2008 con la ratifica delle dimissioni di Prodi, nasce un altro giorno di LIBERAZIONE, più attuale e meno comunista. Oggi è la NOSTRA festa di LIBERAZIONE.