PICCOLA PREMESSA:I colori ad olio, già conosciuti dall'antichità, presentavano alcune evidenti carenze. Dal momento che asciugavano molto lentamente, la pittura tendeva a rimanere a lungo vischiosa e - problema non da poco - le vernici, in questo modo, andavano a modificare la cromia che s'intendeva ottenere, scurendo eccessivamente o sbiadendo a dismisura.Ciononostante la pittura ad olio risultava davvero indispensabile perchè, rispetto ad una tempera, permetteva maggiori potenzialità e sicuramente una superiore versatilità grazie al fatto che non asciugava velocemente, permettendo di dare vita a molte più sfumature e velature di colore, conferendo notevole brillantezza e lucidità al quadro.Furono, però, gli artisti fiamminghi a trovare una soluzione al problema,nel XV secolo. QUANDO L'ARTE VUOLE ESSERE...PIU' VERA DEL VERO! I fiamminghi perfezionarono, infatti, la tecnica della pittura ad olio con l'utilizzo del legante oleoso e diedero una particolare resa della luce, evidente anche nelle miniature.Gli artisti disegnavano sull'imprimitura bianca una bozza dell'opera che intendevano realizzare seguita da una bozza del modellato su cui stendevano la mestica, una base di colore che rappresentava il medio delle tinte con cui elaboravano il chiaroscuro. Ogni singolo aspetto, poi, veniva in seguito ripreso con ulteriori strati di velature più o meno spesse, a seconda degli effetti che desideravano ottenere. E fu così che nelle Fiandre si eccelse nella pratica degli arazzi e nella stesura dei cartoni preparatori e si sviluppò un interesse esasperato verso i dettagli più minuziosi della realtà, che venne considerata in modo esasperato e rappresentata nella sua dimensione più scrupolosa nelle figure fino ai paesaggi e negli ambienti comprensivi di ogni minuscolo complemento d'arredo.Gli artisti non usavano un unico punto di fuga al centro dell'orizzonte, con quel tipico ordine - che era proprio della pittura italiana - strutturato nel rapporto tra le figure rappresentate e l'unica fonte di luce presente, ma includevano totalmente lo spettatore nella scena, evitando accuratamente che restasse confinato nel ruolo di fruitore estraneo e distaccato al di là del quadro.Per loro, infatti, lo spazio dipinto non doveva affatto essere circoscritto ma riversarsi, in tutti i suoi abbracci di luci, ombre e profondità sullo spettatore, trascinandolo al suo interno in ambienti moltiplicati dai riflessi e aperti a nuove prospettive (specchi, finestre e porte aperte su ulteriori paesaggi) o ridondanti di particolari talmente perfetti e minuziosi da risultare tuttipiù veri del vero.Gli artisti fiamminghi, difatti, utilizzarono espedienti quali l'utilizzo di più punti di fuga e di una linea alta dell'orizzonte, proprio per riuscire ad avvolgere lo spettatore.
LA PITTURA FIAMMINGA E OLANDESE
PICCOLA PREMESSA:I colori ad olio, già conosciuti dall'antichità, presentavano alcune evidenti carenze. Dal momento che asciugavano molto lentamente, la pittura tendeva a rimanere a lungo vischiosa e - problema non da poco - le vernici, in questo modo, andavano a modificare la cromia che s'intendeva ottenere, scurendo eccessivamente o sbiadendo a dismisura.Ciononostante la pittura ad olio risultava davvero indispensabile perchè, rispetto ad una tempera, permetteva maggiori potenzialità e sicuramente una superiore versatilità grazie al fatto che non asciugava velocemente, permettendo di dare vita a molte più sfumature e velature di colore, conferendo notevole brillantezza e lucidità al quadro.Furono, però, gli artisti fiamminghi a trovare una soluzione al problema,nel XV secolo. QUANDO L'ARTE VUOLE ESSERE...PIU' VERA DEL VERO! I fiamminghi perfezionarono, infatti, la tecnica della pittura ad olio con l'utilizzo del legante oleoso e diedero una particolare resa della luce, evidente anche nelle miniature.Gli artisti disegnavano sull'imprimitura bianca una bozza dell'opera che intendevano realizzare seguita da una bozza del modellato su cui stendevano la mestica, una base di colore che rappresentava il medio delle tinte con cui elaboravano il chiaroscuro. Ogni singolo aspetto, poi, veniva in seguito ripreso con ulteriori strati di velature più o meno spesse, a seconda degli effetti che desideravano ottenere. E fu così che nelle Fiandre si eccelse nella pratica degli arazzi e nella stesura dei cartoni preparatori e si sviluppò un interesse esasperato verso i dettagli più minuziosi della realtà, che venne considerata in modo esasperato e rappresentata nella sua dimensione più scrupolosa nelle figure fino ai paesaggi e negli ambienti comprensivi di ogni minuscolo complemento d'arredo.Gli artisti non usavano un unico punto di fuga al centro dell'orizzonte, con quel tipico ordine - che era proprio della pittura italiana - strutturato nel rapporto tra le figure rappresentate e l'unica fonte di luce presente, ma includevano totalmente lo spettatore nella scena, evitando accuratamente che restasse confinato nel ruolo di fruitore estraneo e distaccato al di là del quadro.Per loro, infatti, lo spazio dipinto non doveva affatto essere circoscritto ma riversarsi, in tutti i suoi abbracci di luci, ombre e profondità sullo spettatore, trascinandolo al suo interno in ambienti moltiplicati dai riflessi e aperti a nuove prospettive (specchi, finestre e porte aperte su ulteriori paesaggi) o ridondanti di particolari talmente perfetti e minuziosi da risultare tuttipiù veri del vero.Gli artisti fiamminghi, difatti, utilizzarono espedienti quali l'utilizzo di più punti di fuga e di una linea alta dell'orizzonte, proprio per riuscire ad avvolgere lo spettatore.