MAJAKURA

"DEVE ESSERE UNO DEI VOSTRI"


 “L’INTEGRAZIONE FA A MODO SUO”“Dottore la chiamano dal P.S. un altro extracomunitario”.E’ la notte degli extracomunitari.Sono le 5.00 della notte o della mattina.Senza alcun torpore a questo punto, stavolta scendo con certa celerità giù al P.S.Serata tranquilla per gli altri colleghi , ma non per me .“E’ nella terza, dottore.”Ci sono dei poliziotti che appena mi vedono mi dicono che sono stati chiamati da un conoscente che non si è qualificato.Stavano litigando e me lo hanno portato.“Ci spiace dottore dobbiamo tornare alla centrale per altri servizi, glielo lasciamo.”Entro, nella stanza c’è un signore su di un lettino con una flebo attaccata, gli occhi fissi al soffitto.Penso per un attimo che sia lui, ma poi il mio sguardo cade su di un altro lettino sul quale c’è un uomo dai caratteri somatici decisamente extracomunitari, il signore invece è decisamente comunitario a confronto.Sono solo con loro nella stanza non sono scesi con me i miei infermieri ad accompagnarmi e quelli del P.S. sono in infermeria.Mi rivolgo al signor extracomunitario, gli chiedo come si chiama.Risponde a tono, comprende l’italiano ..bene!Dice di chiamarsi Habd Deghena o una cosa del genere.Il solito problema dei nomi arabi, non sai mai qual’è il nome o il cognome, comunque ci intendiamo stavolta.Dice di essere marocchino, mentre parliamo lo scruto, è un uomo sulla trentina forse di più, dal fisico ben piantato, carnagione scura, occhi neri e sguardo profondo, modi e risposte brusche. Non sa spiegare il motivo per cui l’hanno portato qui. Ci vado piano, cerco si rendermi conto se c’è in atto qualche disturbo del pensiero, un delirio di persecuzione , o un disturbo delle sensopercezioni di tipo allucinatorio...non mi sembra. L’impressione è che sia molto arrabbiato con questo amico, parla solo di questo e in generale poco. E difficile rendersi conto senza avere notizie da altre fonti, sono momenti di impasse. Passano minuti pesanti il signore comunitario è sempre lì nella stanza, ha assistito a tutto il colloquio in silenzio.Ad un certo punto l’extracomunitario si alza dal lettino e dice di volersene andar via, cerco di trattenerlo a parole, gli chiedo di aspettare che si faccia vivo questo amico, per rendermi conto... Non mi dà il tempo si mette un cappello che solo ora scorgo ai piedi del lettino. E’ un basco... a mo’ di esistenzialista francese. Apre la porta e si allontana deciso e sicuro dicendo che vuole tornare a casa.Comunico alla infermiera del P.S. l’esito del colloquio, registro al computer la mia osservazione e prima di riprendere il corridoio per risalire in reparto, chiedo che cosa ha il signore....“Tachicardia parossistica , la dottoressa lo tiene in osservazione e sotto terapia da circa due ore”“Bene io vado”.Non c’è tempo di finire questo parole che, improvvisamente un frastuono terribile ed assordante irrompe dalla stanza fuori del P.S. ,dove c’è la sala d’attesa.Frazioni di secondi e la vetrata di fronte al corridoio quella verso l’uscita, appunto, cade in mille pezzi sotto il nostro sguardo atterrito. La porta principale è ancora chiusa, abbiamo l’impressione che stia succedendo qualcosa di molto grave fuori, all’improvviso sul fondo del corridoio si materializza davanti ai nostri occhi lui, il nostro esistenzialista. Deve essere passato attraverso la vetrata rotta. In preda ad un raptus distruttivo.Lo vediamo avventarsi su tutto quello che gli capito a tiro. Brandisce una sedia, di quelle a rotelle che servono a trasportare i malati, contro vetri e porte del P.S., poi una vecchia macchina da scrivere elettrica ; al momento si occupa delle stanze laterali ancora non ha deciso di avvicinarsi a noi riprendendo il corridoio dal quale è appena uscito. Tutto il personale del P.S, ora è fuori dalle stanze sconvolto. Non abbiamo personale di polizia in ospedale, solo un turno dalle 8 alle 14.. poi solo noi.“Chiamiamo la polizia! ““Questo ci ammazza tutti!”“Telefono ai miei infermieri” dico.Sono minuti al cardiopalmo, la furia del nostro si avvicina pericolosamente,.Mi barrico nella stanza per non fare la fine del topo in trappola e chiedo aiuto al mio personale. Arrivano dopo pochi minuti, la scena è mutata. La scena è apocalittica , le infermiere in preda ad urla e pianti constatano i danni il P.S.è mezzo distrutto, un infermiere e il chirurgo di guardia sono feriti. Vetro e sangue nel corridoio, apparecchiature delle stanze distrutte...”e lui, dove è andato?”Non si sa...”E la polizia?” Non è ancora arrivata.“Dobbiamo fermarlo!”Si apre la caccia all’uomo, potrebbe essere salito dalle scale interne ed entrato in altri reparti di degenza. Lo stato di grande panico ha messo fuori uso anche la mente degli operatori ; la collega non è più in grado di gestire il P.S.,.Continuano ad arrivare autoambulanze ignare di quanto accaduto.Gli arrivi vengono , a questo punto, dirottati in altri P.S., il nostro è inagibile.Finalmente arriva la polizia e contemporaneamente i Carabinieri. E’ caccia grossa ormai. Ma del nostro ancora nessuna traccia.Ci sono anche i parenti dei pazienti che si aggirano nel corridoio allarmati, sconvolti, qualcuno minaccia vendetta. Mentre le forze dell’ordine organizzano la ricerca, ad un certo punto vediamo rientrare nel P.S, il signore comunitario, tachicardico in mutande, che ci informa di averlo visto uscire dall’ospedale e che si aggira tra le auto del parcheggio.Già c’era anche lui , evidentemente impaurito era scappato fuori dall’ospedale, ed ora forniva informazioni utili a tutti noi.Dopo qualche minuto l’extracomunitario , viene recuperato fuori dall’ospedale e riportato in P.S.Arriva, a cose fatte, l’amico, che viene interrogato dalle forze dell’ordine. Sembrano noti a carabinieri e polizia.Il nostro non ne vuole ancora sapere, dopo un inutile tentativo psicologico degli uomini in divisa, aggredisce anche loro e finalmente fermato.Posso procedere alla somministrazione di un sedativo.Lui è ora tenuto bloccato a terra, in un P.S. italiano, ammanettato con quattro poliziotti che lo fermano e con due infermieri che somministrano la terapia e canta intonato:“Lasciatemi cantare ..con la chitarra in mano ..lasciatemi cantare sono un italiano..”