Mare stellato

Anaffettività


Articolo tratto dal web https://www.lucagiulivi.it/la-relazione-con-un-anaffettivo-caratteristiche-e-consigli/Dott. Luca Giulivi Di chi parliamo quando usiamoil termine Anaffettivo?Quali sono le sue caratteristichepsicologiche e che tipo di rapportosi vive quando lo si ha come compagno o come amico?Una persona anaffettiva non prova emozioni e non va confusa con chi non riesce ad esprimerle,  l’alessitimico (ne parlo qui), di cui ti parlerò in un’altra occasione.Quindi, per fare maggiore chiarezza, evitare valutazioni errate e capire meglio la situazione che stai vivendo, spero possa esserti utile questo approfondimento.Sei a contatto con una persona anaffettiva?Il rapporto con una persona anaffettiva, che sia intimo o di semplice amicizia, è povero di emozioni perché la persona fa un’immensa fatica a riconoscere le proprie e di conseguenza a mettersi in relazione con il vissuto emotivo degli altri. Ad esso predilige un muro di razionalità e logica che la fanno sentire più al sicuro.Le giornate passate insieme sono tinte di colori opachi, spenti, freddi, la cui colonna sonora è fatta di lunghi silenzi che il più delle volte finiscono per generare, in chi li subisce, interrogativi irrisolti e insicurezze.Stare a fianco a una persona anaffettiva ti fa sentire solo, disorientato, perso. Questo nonostante la vicinanza che finisci per percepire come inconsistente.Gli unici argomenti che risvegliano un anaffettivo sono quelli maggiormente distanti dalla relazione e dalle emozioni, come ad esempio il lavoro.Questo è spesso una componente molto presente, sui cui la persona investe molto, perché essendo più vicino alla logica e alla volontà, non viene vissuto come un pericolo.In sostanza, tra un discorso lavorativo e un silenzio, il rapporto arriva ad avere come unico scopo quello di automantenersi ed evitare l’abbandono e la solitudine.Perché accade questo? Cosa significa essere anaffettivo?Il termine anaffettivo si usa per indicare freddezza, distacco, distanza.È spesso riferito al maschile perché, fin dai tempi antichi, l’uomo ha dovuto dimostrare di essere forte per motivi culturali e sociali e per farlo, ha sviluppato modalità di controllo delle emozioni.Andando più a fondo, l’anaffettività è una difesa che una persona sviluppa per far fronte a situazioni malsane: manipolazioni, ricatti, soprusi reiterati, o più semplicemente, credenze poco funzionali per uno sviluppo sano Per dirla con lo psichiatra Paolo Crepet, non si tratta di un blocco dovuto a un trauma, né a un problema specifico. È un modo di “vivere” la relazione lontano dal suo contenuto emotivo, perché esso è percepito come pericoloso.Non esporsi quindi è la strategia più diffusa. Instaurare una relazione implica l’entrare in contatto con aspetti emotivi propri e dell’altra persona, correre il rischio di vivere situazioni piene di calore, affetto e dolcezza, e questo fa paura.Il subentrare di questa paura porta a virare dall’interesse verso modalità distaccate. Si tratta di un meccanismo di difesa che inconsapevolmente protegge e permette di preservarsi dal correre rischi nell’entrare completamente in relazione, di costruire qualcosa di importante. Cosa fare?Una terapia su una persona anaffettiva è un percorso molto difficile e pieno di insidie, che molto difficilmente porta a risultati (o cambiamenti) significativi.Fare luce sulle difficoltà potrebbe essere utile, ma non è detto Rendersi conto di essere in una relazione con una persone anaffettiva è il primo passo.Smettere di evitare l’argomento, rispondendo a ogni domanda dolorosa che ti poni con un “è fatto così” è iniziare a non mentire, guardando la verità dalla giusta angolazione.L’altro passo da fare è poi forse quello più doloroso.Puoi provare a comprendere come funziona, come vive e come si relaziona, ma ti sarà richiesto uno sforzo notevole, visto il tuo coinvolgimento emotivo.E una volta capito, una volta compreso chi hai di fronte, ti si prospettano 2 strade:accettarlo così com’è, senza la speranza di poterlo cambiare o scegliere di ripartire da te e dai tuoi bisogni.Pensare, infatti,  che il suo comportamento nei tuoi confronti sia frutto delle sue sofferenze e delle paure inconsapevoli di cui si nutre la sua personalità, non ti aiuterà a risolvere il problema.Se scegli questa via, la soluzione è accettarlo lasciando andare l’illusione che possa cambiarequalcosa nella vostra dinamica relazionale.L’altra soluzione, dicevo, è ripartire da te e dai tuoi bisogni. Partire dal contatto con le tue emozioni, con le tue esigenze e capire dove ti portano.Se ti ascolterai davvero, probabilmente sentirai che la relazione che stai vivendo non mostra i presupposti per trarne soddisfazione e appagamento. Non può essere costruita o diventare un progetto di vita. Probabilmente non può funzionare.Non è colpa tua!Ripetilo ad alta voce se non ne sei abbastanza convinta. Non è colpa tua se il tuo partner è così.Inutile colpevolizzarti se hai a fianco un anaffettivo, o se hai provato ad amarlo e aiutarlo e non sei stata ripagata.È importante che tu ti convinca che non sei il problema e che purtroppo il tuo amore non basterà per farlo diventare una persona diversa.Questa è la parte più dolorosa di questo processo di consapevolezza e non sempre si è pronti per affrontarla, ma se senti di volerti dare spazio, restituire dignità e tornare a vivere un amore appagante, allora, è un passaggio necessario da compiere.Dott. Luca Giulivi