LIBERI

Post N° 227


E siamo arrivati a Natale, festa in origine cristiana dedicata alla nascita di Gesù Cristo nostro Salvatore (che si definì “mite e dolce di cuore”) e trasformata in un enorme rito collettivo a base di stress fisici e psichici. Eccoli: 1. Nutrizione forzata a base di cenoni come la Champions League (andata il 24, ritorno il 25 e nuovo girone a San Silvestro e Capodanno), condita dall’immancabile consiglio per tenersi in forma durante queste mangiate. Qualcuno, un giorno, dovrà spiegarci con quale eroico coraggio osi presentarsi in Tv o alla radio invitando milioni di italiani decisi a sfogare fame atavica (retaggio degli antenati) a “mangiare moderatamente e non esagerare con le portate”. Questi indomiti salvatori di intestini saranno ancora una volta inascoltati;
2. Esaurimento nervoso causato dalla riflessione ossessiva e perdurante su questo tema: “Che regalo quest’anno?”, condita dalla frase famosa: “Quest’anno non si fa niente a nessuno”, puntualmente disattesa. Risse nei negozi per accaparrarsi qualcosa, dallo spezzagrissini cromato che non fa briciole all’ultimo, ipertecnologico modello di diavoleria elettronica che non sarà mai usata se non in quell’occasione e poi dimenticata. Con tanti saluti ai bambini che muoiono di fame;
3. Stress psicofisico causato dall’incontro con parenti di IV grado che non si vedono mai e poi arrivano proprio per il cenone della Vigilia per sapere come stai dopo che per tutto l’hanno non vi siete mandati un Sms. Variante al punto 3: di solito cominciano interrogatori per sapere che cosa fai nella vita a scopo di commento dopo il cenone; 4. Rottura di scatole da divertimento forzoso, dall’immarcescibile tombola con improbabili qualificazioni dei numeri secondo “smorfie” inventate al momento, passando per le carte in ogni salsa. Scopa, briscola, tressette, settemmezzo, rubamazzetto e mercante in fiera. Per non parlare di interminabili sedute notturne a base di scopone scientifico nelle quali nessuno ci capisce granché, ma alla fine della partita deve comunque staccare un assegno. Per concludere col poker, sempre accompagnato a sigari, sigarette, pipe e se possibile una bottiglia di whisky, con case e mogli che passano eventualmente di mano; 5. Gita fuoriporta a prendere freddo come disperati il 26, specialmente se c’è bel tempo. Così, giusto per alzarsi presto anziché dormire come farebbe chiunque. Modesta proposta: un Natale (o Capodanno) meno urlato è possibile. A casa, in famiglia, senza troppo chiasso e possibilmente provando a parlarsi a Tv spenta. O a cercare di aiutare chi è in difficoltà, dal barbone a chi è sempre solo come un cane, anche se in un bell’appartamento. Qualcuno potrà dire: perché questi appelli sempre a Natale? No, valgono tutto l’anno, è ovvio. Ma cominciare adesso è già una buona cosa. Tanti auguri, cari lettori, con la speranza che si avverino tutti i vostri sogni.