IL MURO BIANCO

C'era una volta Babele...


Ieri pomeriggio sono stato in centro a Brescia: dovevo girare un paio di negozi di materiale fotografico per sapere il prezzo di un paio di obiettivi. La zona è quella della stazione ferroviaria. Premetto che non amo la città in generale; sono un provincialotto, più avvezzo all'odore della cacca delle mucche che a quello dello smog. Ed abitando in un paesino di 11 mila anime, l'impatto con altre razze e culture non è stato così massiccio come lo può essere solitamente in una città. A piedi, camminando per le vie adiacenti alla stazione, mi sono ritrovato in una sorta di Babele del terzo millennio. E  mentalmente mi sono chiesto "ma i bresciani dove sono?". Tutto era un sottile brusìo di lingue provenienti dai quattro angoli del globo, un mix di odori speziati e piccanti. Durante il tragitto verso i sopracitati negozi, di "visi pallidi" ne avrò visti forse una decina: cinesi, ucraini, senegalesi, turchi, marocchini, rumeni. Devo ammetterlo: mi sono sentito a disagio. Fondamentalmente per due motivi. Il primo, appunto, perchè vedevo un luogo ma non i suoi abitanti; o quelli che ci si aspetterebbe di vedere. Il secondo motivo è che, se non avessi avuto accanto la morosa a dirmi dove andare, mi sarei perso al primo attraversamento pedonale. Questa marea multicolore e multirazziale invece, si muoveva perfettamente a proprio agio tra vicoli, semafori, clacson. C'erano gruppetti di persone intente a fare le cose più disparate, e a farlo in un modo assolutamente naturale, ovvio. Come se da sempre avessero fatto parte di questo "quadro metropolitano". Io invece, non sapevo manco dove fossi, che strada prendere, dove svoltare, se svoltare. Io, bresciano, mi sentivo lo straniero. Ero io quello che guardava tutto e tutti con sguardo incerto, titubante. Forse la città è davvero più loro che mia, e forse anche con diritto. Loro la viviono. Ci vivono. Ero io quello fuori posto, frastornato da questo veloce scorrere di anime colorate. Mentre loro, invece, erano parte di qualcosa. Forse loro sono più "bresciani"di me, per quanto possa avere senso una distinzione del genere.