da La Nuova Sardegna DOMENICA, 31 GENNAIO 2010L’uomo da un milione di euro, di Tarsu Alberto Mureddu, il re dei tartassati, stanco di attendere: «Entro domani devo pagare» Ma l’assessore Sanciu cerca di rassicurare: «Arriva il parere legale» di LUCA ROJCH
OLBIA. Un lunedì nero per l’uomo da un milione di euro, tutto di Tarsu da pagare. Domani Alberto Mureddu, il re del granito, dovrebbe avvicinarsi all’ufficio postale e portare con sé nel borsellino un milione 318mila euro. Sulla sua bolletta la data di scadenza indica 1 febbraio 2010. L’imprenditore del granito rischia di finire lapidato dai debiti. Il tempo è scaduto. La risposta del Comune non è ancora arrivata, ma la super tassa sui rifiuti è sempre sulla sua scrivania. L’amministrazione con una mano dà all’imprenditore le pacche sulla spalla e gli dice di stare tranquillo, con l’altra già gli fruga nelle tasche alla ricerca dell’assegno milionario. Lui non ci sta. Ha presentato ricorso, appena in tempo per prendere un po’ di ossigeno, ma dalla prossima settimana rischia di venire travolto dalla tassa sui rifiuti. «La Marmi Sarda - spiega Mureddu - da due mesi attende una risposta dal Comune. Ci avevano promesso che avrebbero fatto un nuovo conteggio e avrebbero dato la possibilità alle imprese di pagare tariffe adeguate. Noi già paghiamo costi altissimi per lo smaltimento dei rifiuti speciali. Ci troviamo anche a essere tartassati da tariffe folli per un servizio solo virtuale. Ho fatto ricorso per fermare la procedura esecutiva. Uno scherzo che mi potrebbe costare 40 mila euro. Che nessuno ci restituirà. La mia condizione è identica a quella di decine di aziende che si sentono prese in giro». Mureddu è solo il caso più eclatante, la celebrità. Dietro di lui un esercito di tartassati. Un elenco che non finisce più di imprese che di fatto non producono neanche un sacchetto di spazzatura, ma si sono visti recapitare bollette che vanno da 300 mila a oltre mezzo milione di euro. Cantieri nautici, concessionarie, aziende di trasporti. L’elenco è infinito e abbraccia tutte le imprese della zona industriale, ma non solo. L’assessore al Bilancio Francesco Sanciu attende il responso di un esperto Guglielmo Fransoni, il docente di diritto a cui si è rivolto il Comune. Il responso dovrebbe arrivare domani sul suo tavolo dell’assessore. «Se dovesse essere positivo - spiega l’assessore Sanciu -, dovremmo poi confrontarci con la maggioranza e portare il provvedimento in consiglio comunale. Non posso decidere da solo di fare il condono a tutti, cittadini e imprese compresi, su interessi e more della Tarsu. Cerchiamo di abbreviare i tempi, ma non saranno rapidissimi. Ci sono passaggi obbligati e complessi. Non possiamo essere accusati di non esserci occupati di questa situazione». Sanciu ci ha messo la faccia e rischia di venire travolto dalla rivolta della zona industriale. da La Nuova Sardegna DOMENICA, 31 GENNAIO 2010Careddu querela Nizzi: «Mi ha minacciato» Sul lancio della bottiglietta, il consigliere contro l’onorevole
OLBIA. Acqua avvelenata. Nella maggioranza armonica e pacificata del sindaco Gianni Giovannelli entra anche il tribunale. La notte delle bottiglie volanti finisce in Procura. Il consigliere del Pdl Giulio Careddu ha denunciato l’onorevole Settimo Nizzi. L’accusa è dolorosa come una bottigliata d’acqua in faccia. Il consigliere punta il dito contro il suo ex capogruppo, ed ex sindaco. Careddu sostiene di essere stato aggredito da Nizzi, prima con le parole, poi con gli insulti, alla fine con una bottiglietta scagliata contro di lui da Nizzi e deviata da una mano benevola sulla giacca del presidente Tonino Pizzadili. L’episodio è stato ridimensionato da Nizzi, che ha negato di avere tirato la bottiglietta contro Careddu. L’onorevole ha sempre sostenuto di avere fatto un po’ per gioco, un po’ per la concitazione del confronto, un gavettone a metà della maggioranza. La riunione del 9 novembre che serviva per nominare i membri delle commissioni, ultimo atto di un rimpasto mal digerito da una parte del Pdl, era terminata con lo sconto che Careddu non ha dimenticato. Dopo averci riflettuto per un paio di mesi ha presentato querela. «La coscienza me lo impone - dice Careddu -. Le poltrone vanno e vengono, ma la dignità personale rimane per tutta la vita e sento la necessità di difenderla. Per questo assistito dai miei legali sono andato a Tempio in Procura e ho presentato querela contro Settimo Nizzi. Ho raccontato cosa è accaduto il 9 novembre. Quando sono stato aggredito in modo ingiustificato dal mio ex capogruppo. Mi spiace che neghi quello che è accaduto». Forse nella pacifica e unita coalizione di maggioranza i consiglieri parleranno tra loro attraverso le lettere degli avvocati e in caso di dissenso avranno sempre una doppia opzione. O si lanceranno una bottiglietta, o andranno in tribunale a denunciarsi. (l.roj)------------------------ da La Nuova Sardegna DOMENICA, 31 GENNAIO 2010Mitilicoltura, scontro sulle aree previste nel piano regolatore Scoppia la guerra del golfo: gli yacht affondano le cozze
OLBIA. Gli yacht affondano le cozze. Scoppia la polemica tra il consorzio per il marchio Igp e l’autorità portuale. Una guerra di cifre. I sogni di diventare latifondisti blu annegano negli spazi da giardinetto che la port authority ha destinato ai mitilicoltori. Almeno a sentire il presidente del consorzio della cozza, Raffaele Bigi. Due verità lontanissime. Difficile capire dove abbiano comprato il metro con cui hanno misurato gli spazi dedicati alla coltivazione delle cozze il presidente del consorzio Bigi e quello dell’autorità portuale Paolo Piro. Al centro il futuro del golfo previsto nel piano regolatore del porto. Secondo il re dei mari, Piro, ai mitilicoltori spettano 80 ettari per l’allevamento delle cozze e 10 per quello delle arselle. Bigi è più o meno svenuto dopo avere capito quanto spazio veniva destinato a loro dal piano. «Abbiamo già 195 ettari per l’allevamento delle cozze e 80 per le arselle - spiega Bigi -. Alla Regione abbiamo chiesto altri 155 ettari. Come può dire Piro che ora sono 80. Noi vogliamo conservare i nostri posti di lavoro. Siamo favorevoli a uno sviluppo compatibile ed ecosostenibile, ai porti turistici e all’aumento del traffico. Ma non vogliamo essere ridimensionati per opere di dubbio interesse per la collettività. Se ci lasciano solo 80 ettari siamo condannati a morte. Dei 195 ettari che ora abbiamo un terzo ha un fondale troppo basso per coltivare le cozze, e l’altra metà non è utilizzabile nei mesi caldi. Se si riducessero le aree a 80 ettari la produzione crollerebbe e diventerebbe insignificante. Avevamo già capito che la segretezza del piano nascondeva delle insidie. Che saremo stati ridimensionati. Ora chiediamo che il sindaco Giovannelli intervenga per chiarire la situazione e ci mostri le carte del piano. In caso contrario mi chiedo a cosa serva ottenere l’indicazione geografica protetta di un prodotto destinato all’estinzione». Tagliente, telegrafica e lapidaria la risposta di Piro. «Nel piano abbiamo sanato la situazione esistente - dichiara -. E non aggiungo altro». (l.roj)-------------