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GIOVANNA DI CUZA

Post n°158 pubblicato il 14 Marzo 2011 da brasilianis
 

Tra la folla, che immancabilmente accompagnava Gesù nelle predicazioni del lago, si trovava sempre una donna di rara devozione e di nobile carattere, fra le più alte di Cafarnao socialmente parlando. Si trattava di Giovanna, moglie di Cuza, intendente dell’Antipa nella città dove si coniugavano interessi vitali di commercianti e di pescatori.

Giovanna possedeva una fede autentica; nonostante ciò non riusciva a sottrarsi alle amarezze causate in famiglia dal suo compagno di lotta che non accettava le lezioni del Vangelo. In considerazione dei suoi dissapori personali, la nobile donna cercò il Messia, in un momento in cui riposava a casa di Simone, e gli espose la lunga serie dei suoi affanni e patimenti. Suo marito era intollerante nei confronti della dottrina del Maestro. Alto funzionario di Erode, sempre in contatto con i rappresentanti dell’Impero, divideva le sue propensioni religiose ora con gli interessi della comunità giudaica, ora con gli dei romani, cosa che gli consentiva di vivere in una tranquillità agevole e profittevole. Giovanna confessò al Maestro i suoi timori, le sue lotte e i suoi dispiaceri nell’ambito della famiglia, esponendo la sua amarezza per le divergenze esistenti fra lei e il suo compagno.

Dopo aver ascoltato la sua lunga esposizione, Gesù ponderò:

“Giovanna, c’è un solo Dio, che è il Padre Nostro, ed esiste una sola fede per le nostre relazioni con il Suo amore. Certe manifestazioni relgiose, al mondo, molte volte non sono altro che vizi della gente comune nel suo comportamento formale. Tutti i templi della Terra sono di pietra; io vengo, in nome di Dio, ad aprire il tempio della fede viva nel cuore degli uomini. Fra l sincero discepolo del Vangelo e gli errori millenari del mondo incomincia a diffondersi la battaglia incruenta della redenzione spirituale. Ringrazia il Padre per averti giudicata degna di un buon lavoro, da questo momento. Il tuo sposo non comprende la tua anima sensibile? La  comprenderà un giorno. È superficiale e indifferente? Amalo lo stesso. Non ti troveresti legata a lui se non ci fosse una giusta ragione. Servendolo con amorosa dedizione, starai compiendo la volontà di Dio. Parla dei tuoi timori e dei tuoi dubbi. Devi, in nome del Vangelo, amarlo ancora di più. I sani non hanno bisogno di medico. Inoltre, non è possibile raccogliere uva fra gli sterpi, ma possiamo coltivare la terra che produce cardi avvelenati per poter poi coltivare in questo stesso terreno la vite meravigliosa dell’amore e della vita.”

Giovanna tradiva nel tenue luccichio degli occhi l’intima soddisfazione che quei chiarimenti le recavano; però, manifestando tutto il suo stato d’animo, domandò:

“Maestro, le Vostre parole risollevano il mio spirito tormentato; comunque provo ua difficoltà estrema nel conseguire la comprensione reciproca in famiglia. Non giudicate sia giusto che lotti per imporre i Vostri principi? Agendo così, non starò forse recuperandp il mio sposo per il Cielo e per il Vostro regno?”

Il Cristo sorrise serenamente e ribatté:

“Chi proverà maggiori difficoltà nel porgere le mani fraterne. Colui che avrà raggiunto i confini della conoscenza con il Padre o chi ancora si dibatte nei marosi dell’ignoranza e della desolazione, dell’incostanza o dell’ignavia dello spirito?Quanto all’imposizione delle idee” continuò Gesù, sottolineando l’importanza delle Sue parole “per quale motivo Dio non impone la Sua verità e il Suo amore ai tiranni della Terra? Perché non colpisce con un fulmine l’invasore spietato che semina miseria e distruzione con le forze sinistre della guerra? La sapienza celeste non fa strage delle passioni: le trasforma. Chi ha disseminato il mondo di cadaveri,  a volte, si sveglia per il mondo d Dio soltanto con una lacrima. Il Padre non impone il recupero ai Suoi figli: li chiarisce al momento opportuno. Giovanna, l’apostolato del Vangelo consiste nella collaborazione con il Cielo, nei grandi prinncipi della redenzione. Sii fedele a Dio amando il tuo compagno di questo mondo come se fosse tuo figlio. Non perdere tempo a discutere ciò che non è ragionevole.Dio non intavola dibattiti con le Sue creature ma lavora in silenzio, per tutta la Creazione. Vai!...Impeganti pure tu in silenzio e, quando sarai sollecitata a chiarire, parla il verbo dolce ed energico della salvazione, secondo le circostanze! Torna al tuo focolare e ama il tuo compagno come sostanza divina che il Cielo ha messo nelle tue mani perché tu vi incida un’opera di vita, di sapienza e d’amore!...”

Giovanna di  Cuza avvertì un dolce sollievo nel cuore. Rivogendo a Gesù uno sguardo affettuoso di ringraziamento, udì ancora le Sue ultime parole:

“Vai, figlia!...Sii fedele!”

Da quel giorno, memorabile per la sua esistenza, la moglie di Cuza provò nella sua anima la chiarezza consolatrice di una rassegnazione sempre pronta al buon lavoro e sempre attiva per la comprensione di Dio. Come se l’insegnamento del Maestro fosse ora inciso indelebilmente nel suo cuore, considerò che, prima di essere sposa sulla Terra, era già figlia di quel Padre che dal Cielo conosceva la sua generosità e i suoi sacrifici. Il suo spirito scoprì in tutti i lavori una luce santa e occulta. Cercò di dimenticare i difetti del compagno per vedere solo quello che lui aveva di buono, sviluppando, nele più piccole occasioni, l’avvioincerto delle sue virtù eterne. Più tardi il Cielo le mandò un bambino che raddoppiò il suo impegno; lei, comunque, senza dimenticare le raccomandazioni di fedeltà che Gesù le aveva fatto, trasformava i suoi dissapori in un silenzioso inno di trionfo quotidiano.

Gli anni passarono e lo sforzo perseverante moltiplicò i suoi beni di fede nella marcia laboriosa della conoscenza e della vita. Le persecuzioni politiche si abbatterono sull’esistenza del suo compagno. Ciò nonostante Giovanna si mantienne ferma. Vessato dalle odiose ritorsioni della vendetta, da debiti insolvibili, dalle vanità ferite, dalle molestie che lo debilitarono fisicamente, l’ex intendente di Anipa tornò al piano spirituale inuna notte di tenebre tempestose. Sua moglie, tuttavia, sopportò i dispiaceri più amari, fedele ai suoi ideali divini edificati in una fiducia sincera. Pressata da necessità impellenti, la nobile donna di Cafarnao cercò un lavoro per mantenere se stessa e il bambino che Dio le aveva affidato. Alcune amiche, in nome delle convenzione umane, le fecero notare quanto fosse disdicevole che una donna della sua condizione sociale si dedicasse a umili lavori. Giovanna, allora, cercò di spiegare loro ricordando che anche Gesù aveva lavorato, si era fattovenire i calli alle mani nella modesta falegnameria e che lei, sottomettendosi a una situazione da subalterna del mondo, si sarebbe dedicata innazitutto al Cristo di cui si era fatta schiava devota.

Colma di sincera felicità, la vedova di Cuza dimenticò i conforti dela vita materiale, si dedicò ai figli di altre madri, si occupò dei più umili lavori domestici, per procurare il pane al suo bambino. Più tardi, quando la neve dell’esperienza le mbiancò i primi capelli, una galera romana la trasportò nella sua stiva come una schiava.

Nel 68 d.C., quando imperversavano le persecuzioni al Cristianesimo, incontreremo, in uno degli spettacoli che si susseguivano nel circo di Roma, un’anziana discepola del Signore legata al palo del martirio con a fianco un giovane che era suo figlio.

Fra urla della folla, vennero ordinate le prime flagellazioni.

“Abiura!...” esssclamò uno zelante esecutore degli ordini imperiali dallo sguardo crudele e sinistro.

L’anziana discepola del Signore contemplava il cielo, senza rinnegare né lamentarsi.Allora una frusta sferrò un colpo al ragazzo seminudo che tra le lacrime implorò:

“Ripudia Gesù, madre mia!...Non vedi che ci perdiamo?! Abiura!...Per me che sono tuo figlio”...”

Per la prima volta dagli occhi della martire sgorgarono copiose lacrime. Le ingiunzioni del figlio erano spade che le trapassavano il cuore.

“Abiura!...Abiura!...”

Giovanna udendo quelle implorazioni, rievocò tutta la sua vita. Il focolare domestico festoso e gioioso, i momenti favorevoli, i contrattempi quotidiani, le emozioni di madre, gli insuccessi dello sposo, la sua disperazione e la sua morte, la vedovanza, la desolazione e le necessità più dure...Più tardi, di fronte agli appelli disperati del figlio, si ricord{o che anche Maria era stata madre e, vedendo il suo Gesù crocifisso sul legno dell’infamia, aveva saputo conformarsi ai disegni divini. Sopra tutti i ricordi, come gioia suprema della sua vita, le sembrò di udire ancora il Messia, in casa di Pietro, dirle: “Vai figlia! Sii fedele!”. Allora, posseduta da una forza sovrumana, la vedova di Cuza guardò a lungo la prima vittima insanguinata e, fissando il giovane con uno sguardo profondo e inesprimibile, nel suo dolore e nella sua tenerezza, esclamò fermamente:

“Taci, figlio mio! Gesù era puro e non disdegnò il sacrificio. Sappiamo soffrire nell’ora dolorosa perché, al di sopra di tutte le felicità transitorie del mondo, dobbiamo essere fedeli a Dio!”.

A quel punto, fra le urla deliranti del popolo, i carnefici diedro fuoco, intorno a lei,  a bastoni cosparsi di resina infiammabile. In pochi istanti le fiamme lambirono il suo vecchio corpo. Giovanna di Cuza contemplò con serenità la massa del popolo che non comprendeva il suo sacrificio. I gemiti di dolore si spegnevano nel suo petto oppresso. I carnefici della martire ricoprirono di improperi il falò:

“Il tuo Cristo sa solo insegnarti a morire?” chiese uno dei carnefici.

L’anziana discepola, facendo ricorso a tutta la sua capacità di sopportazione, ebbe ancora la forza di mormorare:

“Non solo a morire, ma anche ad amarvi!...”

In quell’istante sentì che la mano consolatrice del Messia le sfiorava le spalle e ascoltò la Sua voce affettuosa e indimenticabile:

“Giovanna, abbi buon animo!...Io sono qui!...”

Estratto dal libro "La Buona Novella", dello Spirito Humberto de Campos, psicografia del medium Chico Xavier. Questo libro è stato pubblicato in italiano da Casa del Nazareno Edizioni.

 

 
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