MESTRE CITTA'

Mestre...Città?


l primo modo nel quale si instilla l'illusione di vivere a Mestre, una città di cui si è convinti, a torto, dell'esistenza, consiste nella reiterazione di usi linguistici, e più precisa mente nell'uso reiterato di enfatizzazioni e di iperboli. Troviamo infatti una riviera xx Settembre ove non c'è traccia né di fiume né di lungo fiume, una piazza Carpenedo per intendere uno slargo stradale, un parco Ponci dove non c'è un solo filo d'erba, una piazza Barche dove non si vedono né piazza né tanto meno barche, una via Torre Belfredo dove non c'è ombra alcuna di torri, un Municipio dove non si riunisce mai consiglio comunale, un ponte della Campana dove, per quanto si giri lo sguardo non c'è modo di scorgere nemmeno in lontananza né ponti né fiumi né campane [ ... ]. Occorre precisare che questi modi linguistici sarebbero prontamente irrisi da qualsiasi adulto dotato di buon senso, soprattutto se proveniente da altre località, e infatti il segreto del loro successo sta nel fatto che tali usi vengono instillati nei bambini in età prescolare e fin dalla tenera infanzia. "Mamma, dove siamo?" ‑"Siamo al parco Ponci, Giuseppino", e dinanzi ai fondati dubbi del bambino, che non è ancora perduto ai guizzi della ragione: «Prova a dire: parco Ponci, parco Ponci», fino a che il bambino sarà un po' alla volta indotto a credere che a tutti questi nomi corrispondano altrettanti luoghi e che essi nell'insieme esprimano realmen te la manifestazione di una città chiamata Mestre: «Mammina, dove abitiamo noi?» Lo sai che stiamo a Mestre, Giuseppino», e un po' alla volta il bambino, che pure non è mona e non vede né parco né riviera, si abituerà a sopprimere ogni ragio nevole dubbio e riuscirà a dire con sicurezza e con sguardo sereno «parco Ponci,> senza pensare ad un parco, o riviera xx Settembre, senza pensare a un lungo fiume. [Brunello 1990].