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Missionari francescani del Rosario

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CHI SIAMO

 

L’ Associazione Secolare “Missionari Francescani del Rosario” si è riunita per la prima volta nel 2009 presso l’ospedale civile di Caserta. Si desiderava dar vita ad un’associazione di laici che vivesse nel mondo la missionarietà propria che scaturisce dal Battesimo, nella semplicità francescana, evangelizzando attraverso la preghiera del Rosario. Primo assistente spirituale dell'associazione è fra Rosario Perucatti ofmcap, ex cappellano dello stesso ospedale. Fra Rosario ha riunito intorno a sé volontarie e volontari ai quali ha dato mandato di recitare il santo Rosario della Madonna di Pompei insieme agli ammalati e ai loro familiari nella sala di attesa della rianimazione e nei vari reparti dell’Ospedale. Lo stesso fra Rosario ha poi dato vita ad una catechesi mariana, attraverso la Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II, “Rosarium Virginis Mariae”, cui tutti erano chiamati a partecipare per acquisire una maggiore conoscenza del Rosario. Alla Missionaria dell’Immacolata Padre Kolbe Lucia Corcella, poi, è stata affidata una ulteriore catechesi sul valore ed il significato della missionarietà. È nata, infine, la tradizione di Solennizzare la festa della Madonna del Rosario il 7 ottobre: durante la Celebrazione Eucaristica, viene consegnato il mandato missionario a coloro che entrano a tutti gli effetti nell’Associazione. Oggi, l'“Associazione Secolare missionari francescani del Rosario”, nata dallo spontaneo desiderio di portare la parola di Dio ai fratelli, ha raggiunto una sua forma statutaria e continua ad operare anche al di fuori dell’ospedale e si offre a quanti sentono il desiderio di pregare.

 

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Il Vangelo

Post n°1230 pubblicato il 12 Giugno 2015 da mfr_caserta

SACRATISSIMO CUORE DI GESU'
Dal Vangelo secondo Giovanni

Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via.
Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

 

Commento su Giovanni 19,31-37

Una festa solo all'apparenza dal sapore devozionale, quella del Sacro Cuore ma che nasconde, in realtà, una grande verità: la misura dell'amore di Dio.

Cosa può ancora dirci l'immagine di un improbabile Gesù con gli occhi chiari e i boccoli che apre il mantello e lascia intravvedere un cuore da cui si dipartono dardi luminosi? Non è solo l'immagine di una devozione ottocentesca che ci fa venire il diabete all'anima? Spogliata dalla sua collocazione storica, la festa del Sacro Cuore di Gesù rivela una grande verità: al centro della nostra vita, della fede, del nostro percorso interiore c'è l'amore di Dio. L'amore è al centro, questo dice la festa di oggi. Non la legittima tradizione storica, non i nostri ragionamenti, non le convenienze, non fondamenti etici. Se crediamo in Dio, se abbiamo visto e creduto nell'amore del Padre, lui solo ci spinge a credere e a lottare. Lottare, sì, perché lasciare che sia l'amore a dominare la nostra vita (e la fede) non è affatto scontato. È una continua conversione, una scelta, talvolta dolorosa. Come quella del Maestro e Signore che mostra la misura del suo bene morendo in croce. Oggi, allora, lasciamoci raggiungere dal suo amore che non pone condizioni, che non pesa, che non ricatta, un amore libero, come Dio solo, in Gesù, sa proporre.

 

 
 
 
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