passioni

Magg. Adriano Visconti


                                
E' difficile raccontare delle storie di uomini, soprattutto quando questi risultano essere personaggi scomodi, protagonisti inconsapevoli di un tempo o meglio di un contesto storico oscuro, tragico e allo stesso tempo così di proporzioni magnifiche, che resta indelebile nelle coscienze di ciascuno di noi, ma soprattutto nella volontà di dimenticare. Una di queste storie volutamente passate al setaccio dagli addetti ai lavori fù proprio quella di un uomo e del suo aereo, del suo coraggio, soprattutto coraggio di una scelta, quella di combattere per la sua patria fino in fondo. Questi è Adriano Visconti un nome che in Italia resta sconosciuto ai più, ma all'estero suscita ancora ammirazione , soprattutto tra coloro i quali ebbero modo di conoscerlo in azione, mi riferisco ai piloti dell'USAAF e della RAF che operarono in Italia durante i combattimenti per la liberazione. Furono gli stessi suoi avversari che vollero celebrarlo solennemente dedicandogli uno spazio nella Hall of Fame degli assi di tutti i tempi e del mondo. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 Visconti aderì alla Repubblica Sociale Italiana e partecipò attivamente alla costituzione dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana al comandando della 1ª Squadriglia e, dopo essere stato promosso al grado di Maggiore nel maggio 1944, al 1° Gruppo caccia "Asso di bastoni". Combatteva per difendere il nord dai bombardamenti alleati, da un esagerata e assurda azione distruttiva contro la popolazione civile, non poteva assolutamente starsene fermo  mentre c'era gente inerme che moriva. Fu mosso da ragioni etiche e morali di militare e di uomo più che per ragioni politiche o ideologiche, deciso di combattere una lotta impari fino alla fine, egli stesso  il 29 aprile 1945, capendo ormai che le condizioni dei suoi uomini erano all'estremo delle forze, a Gallarate,  firmò la resa del suo reparto. L'accordo garantiva la libertà ai sottufficiali ed agli avieri del Gruppo, l'incolumità personale di tutti gli ufficiali, nonché l'impegno di consegnarsi alle autorità militari italiane o alleate, come prigionieri di guerra. Condotti a Milano nella caserma del "Savoia Cavalleria" tutti gli ufficiali, Visconti ed il suo aiutante, sottotenente pilota Valerio Stefanini, vennero separati dagli altri e alle 13:30 furono trucidati a raffiche di mitra alla schiena, sparate dai partigiani che occupavano la caserma. Il S. Ten. Stefanini cercò inutilmente di proteggere il suo comandante che, caduto in ginocchio, fu finito con alcuni colpi di pistola a bruciapelo. I due ufficiali erano prigionieri di guerra e come tali protetti dalla Convenzione di Ginevra, infatti un partigiano di nazionalità russa fu indiziato per la morte dei due ufficiali, ma poi prosciolto perché il fatto venne ritenuto "atto di guerra", essendo avvenuto prima del 8 maggio 1945, data della fine ufficiale delle ostilità in Europa. Visconti fu sepolto nel Cimitero di Musocco a Milano nel campo 10 insieme a numerosi caduti della Repubblica Sociale Italiana. - Nel Museo Nazionale dell’Aria e dello Spazio di Washington (U.S.A.) è stata sistemata, su segnalazione dell'Ufficio Storico dell'USAF, una foto di Visconti come "asso" dell'Aeronautica italiana. Gli sono accreditate 26 vittorie aeree: 19 ottenute combattendo nella Regia Aeronautica (1940-1943) e 7 nell'Aeronautica Nazionale Repubblicana della Repubblica Sociale Italiana (1943-1945).Di Ino Biondo (AeroStoria / Ass. Ricercatori Storico Aeronautica "Dogfight" Thiene)