oltre...mè...

parole nascoste


..”parola” e “silenzio”...volontario o involontario che sia…questi due piccoli vocaboli possono apparire contrari, contrapposti…certo è che...letteralmente, chi fa silenzio non parla e, chi parla, letteralmente, non tace... ma sappiamo bene che ambedue sottintendono una realtà più profonda...misteriosa…né tantomeno possono definirsi incompatibili…tutt’altro…da un punto di vista interiore, essi sono...complementari...per quanto sia più facile pensare al concetto di parola e affiancarla, con naturalezza, all’idea di relazione, rimane più difficile concepire il silenzio come uno strumento che conduca o faciliti un rapporto interpersonale….può il silenzio creare, stabilire, un rapporto, una relazione..??...andando contro qualsiasi probabile definizione di "comunicazione"..??…abbiamo forse tutti sperimentato, partecipato a parole che mettono fine ad un rapporto, di qualsiasi natura sia…così come il silenzio, anch’esso in grado di mantenere, creare o distruggere un rapporto interpersonale..si preferisce non parlare o parlare tacendo….il silenzio, in questo caso, diviene presenza espressiva e affettuosa…esiste, dunque, un silenzio che chiamerei "loquace" e una parola "silente"…cioè un silenzio che parla, capace di dire qualcosa e una parola muta...che non dice nulla…si legge spesso che "noi siamo quello che diciamo"….ma parimenti...siamo anche "quello che viviamo", che "facciamo"...senza bisogno di tante parole.quindi..dire o fare?...certo, si può dire e fare, ma si può anche fare senza dire nulla…è certamente possibile "costruire" in silenzio e "demolire" parlando…talvolta il silenzio si rivela costruttivo, fattivo e loquace più di mille parole…a volte ci sono silenzi che sono parole e parole che sono silenzio…come capita a volte, di dire tante parole, ma non ciò che dobbiamo dire…quindi, si parla, ma è come se si tacesse….ci sono, invece, silenzi carichi di parole…(da interpretare)ma pur sempre espressione di qualcosa che si vuole dire, comunicare…tacendo, a volte, si evita di dire ciò che è meglio omettere e quindi, in realtà..si comunica..seppur in "assenza" di parole..impariamo dunque a preservare la parola da tanta faciloneria, dalla superficialità, dall’avventatezza e dall’imprudenza….educhiamoci a frapporre  un "intervallo" tra stimolo e risposta, tra azione e reazione, affinché la nostra parola  non scaturisca da impulsività o automatismi dell’inconscio, ma sia frutto di una scelta libera e consapevole…per parlare con libertà e coscienza, bisogna sapersi educare al silenzio. ................  in un certo senso…la semantica non lo farà…In questa vita che noi viviamo..il modo in cui sentiamo…è ciò che abbiamo da offrire..