MILIONI DI EURO

BRUNETTA PER MOLTI MA NON PER TUTTI


Prosegue l’effetto della "cura Brunetta": a settembre le assenze per malattia tra i dipendenti pubblici sono calate ad una percentuale «più vicina al 50% che al 40%».Ad anticipare il dato il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, in una intervista a Domenica In. Il ministero, ha spiegato, sta ancora «rilevando tutti i dati», ma dopo il calo del 37% rilevato a luglio e quello del 45% di agosto ora si va «più verso il 50% che il 40%», ha detto il ministro.ASSENTEISMO: GIORNALISTA FA DOMANDA A BRUNETTA E MINISTRO LO QUERELA  (ASCA) - Roma, 2 ott - Il ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, annuncia in diretta radiofonica su Radio 3, durante un'intervista, l'intenzione di querelare il conduttore della trasmissione, Gian Antonio Stella. Si sta parlando di assenteismo nella Pubblica Amministrazione e il discorso scivola sui parlamentari assenteisti e su cosa si possa fare per evitare questo. Brunetta da' la sua risposta, spiegando come politicamente il parlamentare assente possa essere sanzionato. Interviene ancora Stella ricordando che alcuni giornali hanno scritto che anche Brunetta, da eurodeputato, non e' stato particolarmente presente ai lavori del parlamento di Strasburgo. ''Ora basta - esplode Brunetta, quasi non facendo finire la frase al giornalista - mi sono stufato. Domani riceverai la querela perche' contemporaneamente non hai dato la mia smentita!''. Stella tenta di replicare, spiegando di non aver trovato la smentita. ''Allora fai male il tuo lavoro - prosegue su di tono il ministro - perche' avresti dovuto dire che, come emerge dai dati ufficiali dell'Europarlamento, la mia presenza si attesta tra il 67 e il 70%''. Certo, continua Brunetta, ''si puo' criticare il mio pensiero ma non citare dati falsi. Tu hai detto una cosa falsa. Ora basta. Ti querelo!''. ROMA - "Chiama i paracadutisti, che qua ce n'è bisogno", scherza, ma neanche tanto, il presidente della Camera Fini con l'ex ufficiale dei parà e ora deputato Gianfranco Paglia. Pausa di riflessione in Transatlatico, dopo la mezza rissa andata in scena pochi minuti prima nell'aula di Montecitorio tra leghisti e dipietristi. Seduta già ad alta tensione, culminata col governo e la maggioranza battuti a sorpresa durante le votazioni sul ddl collegato alla manovra. Troppi assenti, ancora una volta, scranni vuoti nell'emiciclo del Pdl e mani che prodigiosamente si allungano per trasformare le assenze dei colleghi in presenze. Pianisti all'opera, come sempre. Ma dai banchi dell'Italia dei valori protestano, il leghista Matteo Bragandì, già avvocato di Bossi, prova a giustificare la prassi: "Non accettiamo lezioni. E non è stato un caso. Perché a scorrere i tabulati delle presenze alla Camera relativi alle 103 votazioni tenute dalla ripresa del 16 settembre al 30, si scopre che a Montecitorio mancano sempre all'appello delle votazioni (solo in quell'occasione si possono rilevare le assenze) dai 120 ai 350 deputati. Qualche esempio? Nelle 26 votazioni della seduta del 24 settembre, erano presenti dai 448 ai 507 parlamentari e hanno votato dai 241 ai 503. Nel tour de force delle 77 votazioni sulla manovra di due giorni fa, 30 settembre, nell'emiciclo erano seduti tra i 244 e i 491 deputati. E hanno partecipato alle votazioni da un minimo di 241 a un massimo di 489. E i deputati, per chi non lo ricordasse, sono 630. E da un controllo a campione sui tre mesi precedenti risulta che l'andazzo è sempre quello. Tanto che anche ieri sera, raccontano, appena rientrato a Palazzo Chigi da Napoli, Berlusconi l'abbia presa malissimo. In effetti, anche la classifica nominale dei più assenti alle 523 votazioni tenute dall'insediamento del 29 aprile al 30 settembre, assegna il primato a un paio di casacche Pdl. Non si può certo assegnare la maglia nera a Mirko Tremaglia, assente sì al 96,7% delle votazioni ma perché fuori gioco per problemi di salute. Ad ogni modo, in testa c'è l'imprenditore Antonio Angelucci, Pdl anche lui, presente solo a 58 delle 523 votazioni, con una percentuale di assenze dell'88,9. Fa poco testo anche Piero Fassino, che segue con l'88,3, ma per "adempiere al suo ruolo di inviato Ue in Birmania e di ministro ombra Pd degli Esteri", fa notare il suo staff. Segue invece Mario Baccini ex Udc, assente nell'81 dei casi%, e la Pdl Maria Grazia Siliquini (78%). A parziale consolazione della maggioranza c'è la classifica dei più "virtuosi", guidata nei primi cinque posti da pidiellini e leghisti. In testa, Gaetano Nastri, agente assicurativo piemontese, che non si è mai assentato dalle 523 votazioni: per lui un imbattibile 100% finora. Ministri e sottosegretari non fanno testo, il 90 per cento delle loro assenze è giustificato dalle missioni governative. Michela Vittoria Brambilla, per dire, ha partecipato solo a una votazione, Tremonti e Scajola a 6. Più o meno la stessa storia per i leader di partito. Una sola presenza su 523 per il premier Berlusconi, ma 505 sono missioni, 3 presenze per Bossi, con 475 missioni. Veltroni è risultato assente nel 72% delle occasioni e Di Pietro nell'82. Ma come per Casini (29,4% di assenze), gli impegni di partito in tutti questi casi hanno avuto la meglio su quelli d'aula.