MILIONI DI EURO

INGIUSTIZIA DA PARLAMENTO


Con 163 voti a favore, 130 contro e due astenuti, al Senato passa il processo breve. Il testo arriverà alla Camera la prossima settimana assieme al legittimo impedimento e al decreto sulle sedi disagiate. Rischio ingorgoIl processo breve è quasi legge. Ieri ha ricevuto il via libera del Senato con 163 voti a favore, 130 contro e 2 astensioni. Il testo passerà la prossima settimana alla Camera per l'approvazione definitiva in dieci giorni al massimo. I temi della giustizia stanno così a cuore alla maggioranza che nei prossimi giorni c'è il rischio di un ingorgo legislativo a Montecitorio.Da lunedì inizia infatti in Aula il confronto sul disegno di legge relativo al legittimo impedimento, contemporaneamente c'è da esaminare il cosiddetto "decreto sulle sedi disagiate" dei magistrati di prima nomina, mentre il testo licenziato dal Senato sul processo breve sarà esaminato dalla Commissione giustizia.Il tempo per la rapida approvazione di tutto ciò è scandito dai problemi giudiziari del premier che vorrebbe evitare di avere una sentenza sfavorevole nel processo sui presunti fondi neri di Mediaset. In più, Berlusconi potrebbe essere costretto a presentarsi in una udienza di tribunale per lo stesso procedimento (l'avvocato britannico David Mills è già stato condannato per «corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza in favore di Berlusconi» in primo e secondo grado ed è ora in attesa del giudizio definitivo da parte della Cassazione).Ci ha pensato perciò il premier in persona a spiegare ai cronisti come la pensa, all'uscita ieri pomeriggio da un lungo colloquio con il cardinale Camillo Ruini, presso la residenza di quest'ultimo, ubicata nel Pontificio seminario romano minore: «Non so se andrò in aula, ne sto discutendo con i miei avvocati ma loro insistono a dire che se ci andassi mi troverei di fronte a dei plotoni di esecuzione e non a delle corti giudicanti».Berlusconi si è detto inoltre convinto che «il processo breve non è anticostituzionale». Vedremo che dirà la Consulta.Alla Camera, dati i rapporti di forza numerici tra maggioranza e opposizione, il centrodestra non avrà problemi a imporre l'approvazione del processo breve a tempo di record. Ieri al Senato Gianpiero D'Alia, capogruppo dell'Udc, il partito più corteggiato del momento a destra e a sinistra in vista delle elezioni regionali, ha provato a usare - ma non ha avuto ascolto - una formula quasi evangelica: «Fermatevi, finché siete in tempo». Luigi Li Gotti, Italia dei valori, ha scelto perfino l'ammonimento profetico: «Forse un giorno chiederete scusa ai cittadini ma sarà troppo tardi». Meno enfatico l'intervento di Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd.Nel botta e risposta da copione c'è stato spazio per due episodi imprevisti. Enrico Musso, avvocato, ligure, eletto a Palazzo Madama nelle liste del Pdl, ha rotto la disciplina di gruppo e in Aula ha detto quello che pensava: «La maggioranza ha sbagliato a non ammettere pubblicamente che c'erano due obiettivi: quello della ragionevole durata del processo e quello che è diventato una specie di agenda nascosta, e cioè la tutela del presidente del Consiglio». Musso ha poi deciso di non partecipare al voto finale e ha abbandonato l'Aula.Il dissenso, di tutt'altro tenore, è spuntato anche nelle fila del Pd. Alberto Maritati, eletto in Puglia, ex sottosegretario alla Giustizia nei governi D'Alema e Prodi, avrebbe voluto che il suo gruppo abbandonasse l'Aula come ha fatto lui da solo: «Voglio che sia anche fisicamente sancita la mia distanza da questo provvedimento».Alla fine delle operazioni di voto, si è sfiorata la scazzottata tra maggioranza e opposizione quando i senatori dell'Idv hanno issato alcuni cartelli in cui invitavano Berlusconi a farsi processare.Fuori da Palazzo Madama c'era invece un piccolo presidio del cosiddetto "popolo viola" (quello che ha promosso la manifestazione anti Berlusconi dello scorso 19 dicembre) impegnato a distribuire un istruttivo volantino: «Il Parlamento ha appena approvato la diciottesima legge ad personam in sedici anni».fonte: verdi.it