Mina 1958 - 2011

1984 - Catene


Il nuovo ciclo di Trent’anni della nostra storia esplora il decennio 1957/1967 e il primo volume di CATENE è dedicato proprio a questo periodo cercando di esplorare tutti i fenomeni musicali in voga in quel lasso di tempo. Inizia con Brigitte Bardot canzone di dedicata al sex symbol dell’epoca e trasformata qui in una canzone da discoteca: da notare nel coro la simpatica presenza di amici come Mauro Balletti, Stefano Anselmo e lo stesso Victro Bach. Si passa poi a un grande classico, Stranger in the night, dove l’arrangiamento di Victor Bach ci è andato piuttosto pesante nel trasformare questo classico di Sinatra (meno male che poi si è ripresentata l’occasione de L’allieva). La verita’ un bel rifacimento rock e graffiante. Hey Jude, narra la leggenda (ma abbiamo visto nel 2001 che poi leggenda non è!) che Mina abbia eseguito questa canzone tranquillamente seduta… esecuzione perfetta, senza una sbavatura. Grande eleganza e stile per le due canzoni “stagionali” di Bruno Martino: Estate, ormai diventata un classico e suonata dai jazzisti di tutto il mondo, e E la chiamano estate, altro gioiello che vede tra gli autori, oltre a Bruno Martino anche Franco Califano. Dopo la versione che aveva cantato nel 1968 a Canzonissima, Mina riprende Gimme a little sign e ancora ci fa ballare con Eso es el amor. Buona sera richiama ancora in modo elegante un po’ i crooner anni ’50 e chiude il post-databile Acqua azzurra acqua chiara, che in realtà è del 1969 e che rispetto ad altre prove sul repertorio di Battisti risulta un po’ sottotono: meglio sarebbe stato inserire la meravigliosa Arrivederci, sentita in TV tra le diverse sigle usate per la trasmissione e mai pubblicata su disco.Il secondo volume si distingue per una scelta di canzoni potenti, di sicuro effetto e che, a parere e gusto del tutto personale fanno di Catene volume 2 uno dei migliori album in assoluto di Mina. La magia di Comincia tu è subito portata avanti dalla potenza interpretativa di Più di così, una perla dimenticata nel cassetto, originariamente destinata ad Attila e fortunatamente recuperata. La giocosa Ballando ballando apre la strada a un’altra potenza, quella di Rose su rose. Intensa, lieve, elegante è Momento magico con lunghissima nota sullo “sbaglierò” che è ormai nella storia. Gli archi di Mario Robbiani danno il tocco magico a Sogno (Sonhos), una delicata e triste storia di addio: interpretazione magistrale, Mina segue il testo nel suo sviluppo contorto e veloce giocando con la respirazione in modo precisissimo, e riesce ad essere puntuale in ogni singolo verso dando credibilità e splendore a un testo (di Malgioglio) veramente bello ed ispirato. Appassionata e carica è invece la Mina di La nave, mentre le atmosfere disincantate e frizzanti di Per di più, fanno di questo brano un’altra perla dell’album. Tradizione e rock si uniscono in La casa del nord,  dove la drammaticità dell’interpretazione ben coincide con l’arrangiamento carico e violentemente coinvolgente (scusate ma…si vede che adoro questa canzone e tutto l’album?
).