Mina 1958 - 2011

Lo stupro della verità


E' una risposta di Mina su Liberal che mi piace rileggere quando mi capita di intuire, ormai sempre più spesso, che le cosiddette "emergenze", oppure "il caso di..." siano realtà già di per sè tragiche su cui poi i mezzi di comunicazione di massa scaricano badilate di imprecisioni e bugie. Il caso in questione è veramente una inezia rispetto alle grandi problematiche del mondo, ma trovo la risposta di Mina pienamente condivisibile. Al 100%.                                                                                                                              Beppe25 febbraio 1999 Cara Mina,come mai hai voluto demolire un mito, come Sophia Loren? Io, questa volta, non ho letto il tuo articolo, ma ho visto il Tg1 che ha definito la tua critica come una "caduta di stile", e anche il Tg2 ti ha descritta come una tigre che tira fuori i suoi artigli per graffiare un’altra diva. Devo notare che i media riprendono i tuoi interventi solo se tu te la prendi con qualche personaggio famoso. Come mai?Abele Z., RiminiAvverto subito gli eventuali malevoli giornalisti che non sarà difficile interpretare
correttamente, senza alcuna possibilità di equivoco, l’intenzione di queste mie considerazioni. Perché il senso del mio discorso può essere chiaramente esplicitato in una frase: bisogna reagire alle violenze ripetute, pervicaci, perseveranti, di chi volutamente stravolge il senso dei fatti e dà in pasto alla massa notizie confezionate ad arte in totale disprezzo della verità.Mi spiace per i manipolatori, ma questa volta non potranno esercitare la loro perversa fantasia: il mio pensiero è questo e non riesco ad immaginare come possano stravolgerlo e riferirlo sui loro giornali o dalle loro reti televisive, in modo diverso da come lo esprimo. So benissimo che non c’è limite alla malafede e alla fantasia umana, ma, nonostante questo, continuo ad essere fermamente convinta che ciò che è scritto è scritto, che ciò che accade è un fatto, che la realtà è costituita di dati che vengono prima di ogni possibile interpretazione. E posso parlare con totale libertà e con gioia, perché nessuno riferirà queste mie considerazioni: sono troppo poco interpretabili.Non intendo, ovviamente, tornare sull’intervento a proposito della Loren: "quod scripsi, scripsi". E anche i barboncini col cappottino che le sciure milanesi portano a passeggio in via Montenapoleone hanno capito che cosa intendevo dire. Quel che mi preme è sottolineare i maldestri tentativi di leggere nel retropensiero di chi parla.La costruzione della notizia è un procedimento mortifero che mi fa inorridire. La corsa al sensazionalismo, la violenta banalità dei titoli, la logica pettegolistica da mercato rionale, la deliberata manipolazione della verità, il solleticamento delle facoltà più basse del pubblico sono tutti meccanismi esiziali che sembrano essere diventati la norma della comunicazione. La pseudocultura dell’immagine ha ormai imposto le sue regole anche all’informazione: la notizia, reale o costruita che sia, viene confezionata come un videoclip, con la stesso trattamento che si usa per uno spot pubblicitario. Un facile slogan, una frase ad effetto, una sintesi estrema e riduttiva, qualche immagine riciclata ed ecco fatto. Rimane solo da chiarire come mai, per esempio, per realizzare una informazione di questo tipo, siano necessari 1662 (milleseicentosessantadue) giornalisti RAI. Ma chi siete, la NASA, il Pentagono?Quel che è drammatico è, però, il fatto che ormai è diventato normale considerare come dogma assoluto ciò che passa per gli schermi e sulle pagine dei giornali. E fin quando chi ci va di mezzo è qualcuno che non conta niente come me, con il pezzo sulla Loren, niente di grave. Mi incazzo un attimo e finisce lì. Ma quando succedono casi come quello della "sentenza dei jeans", allora la cosa diventa veramente pericolosa e, piuttosto che la tessera dell’Ordine, ci vorrebbe il porto d’armi.Cito testualmente dalla prima pagina di uno dei più importanti quotidiani italiani del 12 febbraio: "Aberrante, vergognosa, preoccupante: questi gli aggettivi usati alla Camera dalle deputate di tutte le forze politiche contro la sentenza della Corte di Cassazione che ha annullato una condanna per stupro in quanto la vittima, una ragazza di Potenza, indossava jeans". Se poi uno vuole veramente sapere come stanno le cose, deve mettersi di buzzo buono e andare a cercarsi la sentenza, magari su Internet. Fatelo, andate a cercarvi la sentenza e vedrete che la verità, come al solito, è un’altra.C’è qualcosa che non quadra. C’è qualcuno che vuole montare la notizia. C’è qualcuno che ci vuole prendere per il culo.Il vero stupro è quello fatto alla verità.Dicono che l’Italia sia agli ultimi posti nella classifica dei lettori di giornali, ma non credo più che questo debba essere considerato come un fatto di inciviltà. La vera civiltà è rifiutare di farsi scaricare nel cervello tutta la spazzatura.By the way ... c’è ancora qualcuno che non capisce perché ho smesso di parlare con i giornalisti?