Mina 1958 - 2011

1986 - Sì, buana


Ed eccoci al giovane Sì buana: nonostante gli anni passino e le mode cambino il mondo intorno a noi, questo disco rimane sempre fresco ed attuale. Merito prima di tutto della grande copertina d’impatto, con una Mina splendidamente truccata e vestita, e poi ovviamente e soprattutto le canzoni. Nel 1986 riprende il ciclo di Trent’anni della nostra storia ma tanto era spiccatamente “straniero” il primo volume del 1985, tanto questo nuovo è “italianissimo” e per questo usatissimo per le sigle del programma: si apre con la maestosa Bella senz’anima, in cui Riccardo Cocciante regala un exploit finale. Mina affronta poi la delicata Che male fa, dei Matia Bazar, regalandoci un’interpretazione da brivido. Ancora è la prima forte emozione: una canzone ancora giovane (aveva appena cinque anni), passata quasi inosservata a Sanremo, ripresa da molti cantanti e diventata uno dei classici della canzone italiana. Questo piccolo grande amore è qui un classico regalato al coro, ma l’onore a Baglioni avviene soprattutto con una versione di  E tu come stai? maestosa e piena di pathos. Buonasera dottore, vecchia canzone di Claudia Mori, che una Mina gigiona e sensuale interpreta con un vero dottore. Nota di merito per Io, domani, canzone di Marcella Bella, ripresa da Mina e trasformata in un gioiello interpretativo e musicale. Azzurro, altra canzone popolare in cui interviene un vero e proprio coro da stadio (dell’Hockey Club di Lugano). Gli unici due episodi stranieri del primo volume sono la caricatissima Venus e la super conosciuta Grease. Il secondo volume evidenzia il periodo particolarmente fertile e produttivo di casa PDU: tutti i brani sono degni di nota pur vivendo ognuno di luce propria. La carica ironica di Ricky Gianco regala a Mina Un cucchiaino di zucchero nel thè, affrontata in modo giocosamente ruvido. Segue il potente duetto con Fausto Leali, Via di qua, per passare alla classicità intensa e virtuosa di Semplicemente tua. Il sogno, l’esotico, il sole caldo invadono l’atmosfera di Sotto il sole dell’Avana dove una Mina divertita gira “sull’isola dell’amore” per sentirsi “la sirena dei mari”. Il jazz elegante, il testo sinuoso e nobile, l’interpretazione calcolata e precisa in ogni singola nota e presa di fiato: ecco la bellezza di Ritratto in bianco e nero, sicuramente il momento più alto dell’album. Cosa manca, retro di Via di qua, con i suoi dubbi sull’amore rientra nei canoni di canzoni “alla Mina”. Domande, giocosa e ironica considerazione sull’amore e sui sentimenti, apre la strada alla semplice e tenera L’altra metà di me. Il gusto dei dettagli, elementi di quotidianità descritti con gusto ed ironia caratterizzano Ogni tanto è bello stare soli, regalo di Andrea Mingardi. E dopo la leggerezza di Pomeriggio sonnolento, arriva l’altro momento alto usato come chiusura dell’album: il pianoforte suona e Mina si arrampica sulle drammatiche note di Secondo me, agonia di un amore che non riesce ad andare avanti. Sì buana raggiunge in poco tempo la prima posizione nella classifica dei dischi più venduti ed arriva al 14° posto nella classifica annuale di vendita.