Mina 1958 - 2011

1990 - Ti conosco mascherina


Con Ti conosco mascherina Mina sembra voler continuare il discorso “black” iniziato con Uiallalla, l’anno precedente, arricchendolo di un nuovo fattore: per l’atmosfera che traspare dall’ascolto generale del lavoro e per alcuni singoli episodi la prima idea è che sia un album per la notte, il momento in cui i pensieri ci assalgono e ci fanno ragionare anche sulle cose importanti della vita.Il primo volume si apre infatti con Caruso di Lucio Dalla: cosa meglio del Golfo di Sorrento, delle sue luci e dell’ispirata atmosfera lirica per iniziare? Poi l’omaggio si sposta a Bruno Canfora, il maestro con il quale Mina ha lavorato tanto in TV: la scelta cade su Fortissimo, un successo di Rita Pavone a “Studio Uno” nel 1966. Un salto nel passato più prossimo e siamo a Billy Jean di Michael Jackson, quando ancora era nero, e un salto nel passato remoto con un capolavoro: The man I love di Gershwing con le sue atmosfere jazz tipiche da locale fumoso e da film in bianco e nero. Tocca poi a Malafemmenna di Totò: una stupenda versione per voce e piano, col contriuto del prezioso Renato Sellani. Continuano gli omaggi ai grandi cantautori della musica italiana come Fabio Concato e la sua Zio Tom, (che già doveva trovare posto per Kyrie) un nero stimato al punto da non sentirsi tale. Indirettamente si tocca la musica francese con Un’estate fa di Delanoe e Fugain, tradotta in italiano da Franco Califano,  che personalmente considero uno dei migliori evergreen che siano mai state fatte da Mina. Concludono I want to be free di Elvis, in una versione molto profonda, una ironica citazione di Mal in Yeeeeh, fino alla ipnotica e jazzata Sono stanco di Bruno Martino, giusto per stare in tema di notte.Mina apre il secondo volume con la quasi autobiografica Ma chi è cosa fa?, regalo di Giorgio Calabrese, su musica di Chico Buarque de Hollanda: bellissimo il momento in cui dice “E siccome questo mondo vive di furbizia, e per fare degli affari io non ho malizia, tenga cara più che mai la mia pigrizia e vivo un po’ più in là però in letizia e che dicano di me….”. Il ritratto malinconico, ricco di chiaro scuri, è Franz: momento intensissimo, voce da brivido e interpretazione sentita e sicura. Si continua con la vendicativa e spassosissima Amornero,  con contributo al testo di Pasquale Panella,  e la tenzone amorosa in Lo farei del maestro Vittorio Bacchetta, dove una divertita Mina giogioneggia e gioca, le rime baciate di Ganimede che  ci è regalata in un'interpretazione onirica e soffusa. I fratelli Castellari tornano alla corte di Mina per l’intensa In vista della sera, un bel ritratto sentimentale sulle sfondo delle ombre di fine giornata. Enrico Riccardi, autore di Ma che bontà, scrive una intensa e tragica Notte di San Valentino: bellissima e ricca di pathos verrà inserita nella colonna sonora del film “Il ladro di bambini” di Gianni Amelio. Brano lungo, ispirato, poetico Non ci sono emozioni di Massimiliano Pani, dimostra maturità e completezza, cui segue una bellissima Nient’altro che felici (il cui verso “Insieme noi non saremo che facile cinema” è un must!). Chiude l’album l’atmosfera quasi spettrale di “Per una volta tanto”, fruttuoso risultato della  collaborazione di Massimiliano Pani con Giorgio Calabrese. Il titolo dell'album è ispirato dal testo teatrale, poi diventato anche film, di Eduardo De Filippo: nel linguaggio comune si usa per dire "Non me la fai, non mi freghi..." e se Mina l'ha scelto, che avrà voluto dire?