Principessa persiana

Diario di bordo


* E’ l’isola greca della pace, del sole, dei sassolini bianchi, dei porticcioli, delle baie, degli uliveti, … La selvaggia terra è bagnata da un caldo mare che muove le sue schiumose onde verso numerosissime e piccolissime insenature di candidi ciottoli. Le calette sono talmente tante che è ognuno può diventare singolo ospite di ognuna. Sdraiata solitaria sul tappeto di pietra ho scoperto una nuova ed emozionante melodia: il suono dei sassi quando l’acqua marina si ritira dalla riva. * La leggenda mitologica sostiene che questo naturale paradiso sia stato creato da Poseidone, come luogo d’amore tra lui ed Anfitrite. Colpì con la sua arma Corfù e staccò il suo versante meridionale, ma durante questa romantica creazione perse il tridente. Secondo me lui continua a governare la sua perla naturale perché il mare esprime molto spesso e repentinamente l’umore del suo dio: d’un tratto le onde si gonfiano mentre le acque sono tranquille, oppure, inaspettatamente dopo una tempesta il mare diventa placido. * Le blu e cristalline acque dell’isola si sono colorate di rosso nella storia dei tempi. Greci contro greci, romani contro illirici, veneziani al potere, battaglie navali di turchi e lega santa,… Segno delle incursioni e delle razzie quattro- cinquecentesche è la mancata presenza di antichi monumenti e pietre costruite distrutti durante i saccheggi. La ricchezza eterna dell’isola è costituita dai suoi paesaggi naturali molto affini a quelli del mio Salento. * Ho nuotato nelle acque diamantate, ho contemplato le distese azzurre seduta sui sassi o sulla barchetta di legno, non ho trattenuto le lacrime di fronte ad un tramonto mozzafiato, ho esplorato l’isola degli uliveti e dei minuscoli cimiteri. * I pochi greci che popolano questo fazzoletto di terra sono caratteristici e facilmente riconoscibili. Anziani marinai con baffo bruciati dal sole, uomini con in mano un antistress simile ad un rosario, donne con le unghie dei piedi tinte di rosso fuoco, occhi a mandorla e naso egiziano, intercalare curioso del "né né". * Il cibo è particolare. Sul porto vi sono delle bancarelle a forma di barca nelle quali si arrostiscono le pannocchie, i fruttivendoli vendono enormi cetrioli, giganteschi pomodori e cipolla rosa per preparare l’insalata greca - l’unica tipicità che mi è piaciuta insieme al formaggio locale che è la feta - , la salsa tradizionale è lo tzatziki a base di yogurt, aglio e cetrioli , le trattorie propongono carne di maiale e di agnello alla griglia, le pasticcerie sfornano dolci con il miele, i ristoratori preparano le pite simili a piadine spesse accartocciata come un cono e riempite di carne, patatine, salsa greca. * E’ anche l’isola dei ricchi italiani meridionali con enormi e costosissime barche munite di marinai, cuochi, badanti ed equipaggio di servizio, ancorate eternamente in vetrina al porto della capitale. Scene che dipingono curiose e strane vignette. Ma questa è un’altra storia. * Per ora, nel primo giorno di rientro, voglio ricordare la natura generosa donata a tutti gli uomini, il sorriso dell’artista di collane Philip di Macedonia, il calimèra della signora che mi ha regalato i fichi, il volto paffuto del vecchietto che mi ha messo in mano 6 piccolissime prugne, il venditore nel camioncino blu della water boat, i saponi all’olio d’oliva, le candele con il paesaggio bidimensionale della Grecia, le comitive romane e napoletane degli adolescenti in vacanza, il caffè di 1.50 euro, il luminoso sole, la fragorosa pioggia, il cielo affollato di stelle, la mia raccolta di sassolini e tutto ciò che mi ha trasmesso sane, gioiose e profonde sensazioni talvolta contaminate dal toc-toc interiore che sa di "un tuffo dove l’acqua è più blu"…