Principessa persiana

Sant'Oronzo 2006


Preludio di settembre. Temperatura incostante tra tramontana e scirocco. Tramonti anticipati di due ore. Mare delle diciannove buio. L’estate sta finendo, le vacanze dei leccesi terminate il 26 Agosto secondo la tradizione. Perché in questo giorno si festeggia il patrono cittadino, Sant’Oronzo, che porta termine alla villeggiatura. Oronzo era un patrizio di Lecce che visse al tempo dei romani. Fu convertito da San Giusto, divenne predicatore, evangelizzò il territorio, fu martire perché decapitato. Divenne protettore di Lecce solo nel 1600 quando liberò la città dal terremoto e dalla peste. Della tradizionale festa è rimasto ben poco. Passeggiando lungo le strade del centro la maggior parte delle bancarelle propongono oggettistica cinese. Pochissime mi ricordano quelle che incontravo quando ero bambina. Il "cuoco" della cupeta – dolce tipico locale simile al torrone con miele e mandorle-; il piccolo "parallelepipedo" di plastica in cui si ruota una sottile stecca di legno per lo zucchero filato; le tende di plastica alle quali erano appese le caramelle a forma di piccolo ciuccio; la vecchietta con il carretto a carrilon a manovella che ospitava un verde pappagallo che estraeva un biglietto con profezia e numeri da giocare al lotto; i mercanti di piatti che con microfono decantavano gridando le caratteristiche della ceramica. Vi erano e vi sono le bancarelle delle grandi olive, dei lupini, del cocco fresco, delle noccioline. Passando prendevo e prendo un’oliva per assaporarne il gusto. Vi erano e vi sono la banda che suona sul palco circolare e le preziose luminarie. Andare alla festa di Sant’ Oronzo era un rito e mi batteva l cuore. Si parcheggiava lontano, passavo dall’antica strada dei nonni e di un signorotto che puntualmente vedevo uscire con i suoi bellissimi nipoti , m’incantavo nell’osservare i banconi colorati, coglievo l’oliva, compravamo le nocciole e le noccioline americane che venivano messe nel cartone marrone, mi facevo regalare talvolta un pesciolino rosso o un pulcino giallo. Ieri andavo alla ricerca della vecchietta con carrilon. Vi era il carrilon ed il pappagallo ma non lei. Quasi me lo sentivo; è morta a novembre. Ho preso il bigliettino ma non è stata la stessa cosa. Ho passeggiato solo per dieci minuti tra le bancarelle. Mi sono rattristata, ho preso la scorciatoia, ho fumato una sigaretta sui gradini di un portone in solitudine rispolverando anche i ricordi di bimba. Ho incontrato una signora di Pompei, mi assomigliava. Era qui per la festa con il camper. Sembrava mi conoscesse da sempre; guardandomi negli occhi del cuore, senza che io parlassi e narrassi di me, mi ha detto: "a te non interessa la ricchezza ma la serenità". Stessa frase ripetuta oggi da un’altra sconosciuta straordinaria donna milanese innamorata del numero 11. Stasera Otranto aveva perso i colori dell’estate. La taranta nera galleggiava sul mare ed il sole è tornato color pompelmo. Mi sono sdraiata vestita sullo scoglio, le onde suonavano un eco nella grotta, le parole di tre bambini che giocavano nell’acqua erano volgari.