Principessa persiana

Principessa, al lavoro!


Le foglie dei fichi accartocciate volano nell’aria fredda e trovano riparo sui bordi del marciapiede. Il cielo delle 16.00 è dipinto a più strati. Una foschia sospesa sulle chiome degli alberi straboccanti di olive nere; un rosso fuoco del sole che si dondola su una morbida e rococò nuvola; un celeste pastello del cielo che imita quello dell’aurora. Sento più tagliente l’atmosfera che le lame delle amarezze. E’ un bel dono al quale stento a crederci. L’odore delle olive macinate che si espande al di fuori delle antiche aziende olearie è forte e piacevole. Un aroma gradevole alle narici che hanno sete di tabacco e spezie d’oriente. I piccoli falò al di sotto dei secolari uliveti sanno di sacrifici primordiali, di lavoro agreste, di discreta compagnia, di mite rinnovamento. Non è una terra interiore infuocata. Le fiamme non sono alte, ma leggere e delicate bruciano le foglie d’argento ancora non secche che fanno da tappeto sul mio campo. Vado a preparare le macine. Forse anch’io potrò raccogliere qualche piccolo frutto dagli ulivi ed uscire dal frantoio con una bottiglietta di olio.