Principessa persiana

...24 anni fa come oggi...


Il Salento ha preso in mano la tavolozza dei colori primaverili. Le campagne si inondano di piccola erbetta verdissima punteggiata dai fiori agresti. I miei preferiti. Ricordo che da bambina durante questo periodo dell’anno trascorrevo le prime ore pomeridiane nelle distese della mia terra, rimanendo sempre vicina alla "riva" del muretto evitando di incamminarmi e ritrovarmi nel centro dell’immenso campo. Raccoglievo i fiorellini bucolici, molti dei quali oggi non crescono più. Chissà perché. Forse a causa dell’aratura col trattore del contadino che distrugge due volte all’anno il tappeto variopinto. Vi erano: i "non ti scordar di me" grandi quanto l’unghia del mio mignolo, blu o rossi, con i petali piccolissimi e quasi vellutati; i "fiori del caffè" che mi ricordavano i baccelli delle fave bianchi e violetti; le margheritone bianche, gialle, striate; rarissimi tulipani selvatici rosa pastello o fucsia; delicate e gentili violette di color viola o blu; un’infinità di odorosa camomilla;... Anche l’erba e le piantine erano di tantissime specie: "le code di topo" di batuffolo grigio; le piante di papavero con fiori bianchi, rosa e rossi; l’ortica e le cicorie selvatiche, strane piante grasse;… Sono ancora presenti nel mio cuore tutte le sensazioni ed emozioni che provavo in quei momenti tutti miei. Immaginavo, senza poter ricordare, la presenza di mio nonno che seduto su una sedia ammirava e si inorgogliva del suo appezzamento ricoperto di piselli, fave, carciofi, pomodori, verdura, meli cotogni,… Mi crogiolavo nella più pura meditazione e riflettevo sul cartone animato appena visto. Mi assaliva una strana malinconia, da sempre cucita nel mio cuore. Mi ponevo fin da allora domande troppo importanti e filosofiche per la mia età. Avvertivo un senso di spiritualità e di venti particolari che si confondevano con quello caldo della primavera. Mi sentivo soffocata dal mio nome gridato da mia madre che mi invitava a rientrare a casa. Capita spesso di osservarmi e di ripercorrere i periodi di quando ero bambina. Non sono cambiata molto da allora. Ho ancora gli occhi grandi, spazi contemplativi, parole discrete, l’incapacità di gridare i dispiaceri e di mandare a quel paese una persona, il rispetto per il prossimo, l’anima sognatrice, fiumi di inchiostro versati sulla carta, la tendenza al collezionismo, l’interesse per il passato e l’antichità, i capelli lunghissimi, l’abitudine di provare i cappelli, i viaggi interiori e l’introspezione, la "mania" di toccarmi i piedi ammirandoli, la preghiera dell’estasi guardando la Natura, il dialogo con l’amica che vi è dentro di me, le scatole scrigno in cui conservo gli oggetti legati ai miei ricordi e alle personali metafore, il richiamo delle pietre,…Pietre campestri, marine, storiche, scolpite, edilizie, semipreziose,… Ma questa è un'altra storia... sulle pietre, magari, parlerò un’altra volta.