Principessa persiana

Mare Magnum


Domenica sulla costa sabbiosa dello Jonio, Porto Cesareo. Il mare della mia prima infanzia. Le spiagge sono chilometriche, la sabbia è finissima, le dune ormai rarissime. Amo particolarmente il versante marino occidentale del Salento. Ho immerso la mia anima sulla superficie dei fondali che sembra essere formata da tantissime galleggianti pietre acquemarine le quali uniscono le loro sfaccettature diamantate. Porto Cesareo è un mare caraibico. Isolotti paradisiaci, riva bassissima di celeste pastello, oltremare di intenso blu, orizzonti infiniti dove il cielo ed il mare si abbracciano confondendosi. Il sole non abbandona mai le sue acque ed in esse s’immerge dolcemente nelle tarde ore pomeridiane come palla infuocata. I suoi raggi si dilatano nel mare che pare essere impreziosito di sorridenti, magici, dorati ed argentati brillantini. Qui l’atmosfera inietta nelle vene della percezione e del cuore l’elisir della consapevolezza con cui tocchi la generosità, l’immensità, la bellezza, … della Natura, mio  grande Credo, alla quale devolvo gli sguardi più grati, estasiati, profondi, sbalorditi,…A sei anni certamente non osservavo il Salento con gli occhi di oggi. Quando non oltre le 9 del mattino le mamme ci portavano in spiaggia, ero felice perché intendevo il mare come spazio di gioco. Ricordo che mi piaceva scavare profondi pozzi, sentire la sabbia fresca sotto i polpastrelli delle dita, realizzare sfere immaginandole come arancini di riso, spalmarmi sulle gambe la sabbia bagnata vicino la riva, comprare le patatine per trovare come sorpresa le mollettine con la decorazione di un piccolo frutto. Avevo un rastrello blu, due palette, le formine ed un piccolo setaccio bianco che usavo di rado. Il primo salva gente era trasparente con rifiniture rosse. Difficilmente costruivo castelli di sabbia, forse perché non era tempo.Da grande ne ho fatti o me ne sono stati destinati tanti.