Principessa persiana

Pietre del Salento paradisiaco...


Paradiso(video musicale)
Costeggio la lunga e frastagliata costa dell’oriente salentino. I miei occhi visivi e dell’anima non smettono mai di farci l’abitudine. Sinuosa, morbida, aspra, incontaminata, brillantinata, fortificata da strapiombi, libera e prigioniera, si tinge ogni giorno di colori, profumi, ospiti, orizzonti, dettagli, silenzi, suoni sempre nuovi, magnetici, assoluti, intriganti. Emana un non so che di magico che inebria, scaccia o amplifica i pensieri, porta nell’estasi. Le pietre del mare e della campagna sono scolpite dalla magistrale mano della Natura. Il vento, la patina del tempo, l’acqua marina e quella piovana, le modella e le dipinge di giallo ocra, carboncino, matite, ambra. Sono maculate dalla verdastra e pratosa macchia mediterranea e dalle muffe bianche e nere. Rifletto sull’Architetto di queste meraviglie, all’anima delle rocce che si trasformano, incurvano, impennano, frantumano, sbriciolano, consumano, … come può accadere all’anima dell’uomo. Penso quindi che anche il così detto cuore di pietra umano non può essere eternamente duro, arido, sterile, indifferente. Perché anche la pietra subisce un’evoluzione, una trasformazione che la incurva, e si adatta al paesaggio ed alla natura, si ammorbidisce con i flutti del mare, si leviga con i soffi del vento, fa sorgere nei suoi solchi la vita floreale. Le pietre parlano. Non solo quelle scolpite dalla Storia, dall’Arte e dall’Architettura. Contemplo il paesaggio degli strapiombi, delle baie, delle insenature. Il mare non ha fine lungo l’orizzonte senza confini. Il mare ha fine sulla riva dei porticcioli e delle grotte dove l’acqua diventa uno smeraldo liquido. Il Salento è scrigno di tantissimi Paradisi realizzati dalla fantasia degli enigmatici elementi naturali.A proposito, Paradiso è un termine di origine persiana, pairidaeza che è un composto di pairi (attorno) e diz (creare). I persiani adoperavano questo nome per denominare il sontuoso giardino imperiale, con fontane zampillanti e sorgenti, limoni, aranci, gelsomini, pergolati, luoghi per il riposo del pensiero; un mondo in miniatura che rappresenta il globo e l’ordine del mondo. Uno spazio puro, geometrico e perfetto che contrasta il caos e le imperfezioni dell’uomo. I persiani all’interno del loro paradisiaco giardino piantavano alberi simbolici come i cipressi simbolo di eternità e della bellezza femminile, il melograno emblema di vita e speranza, la palma dei datteri indice della fecondità.