Principessa persiana

Pace interiore


Quando dentro di me sento la bollente caldaia del cuore, le ghiandole salivari riempirsi di amarezza, gli occhi vestirsi del velo di tristezza, dovrei pensare ai luoghi ed ai volti aquilani, a quelli conosciuti prima di oggi ed a quelli conosciuti in questi giorni. Far mia la forza elegante e sobria di questa popolazione. L'Aquila mi colpì favorevolmente per diversi aspetti ambientali, urbanistici, antropologici, atmosferici ed artistici. La sua natura verdeggiante che circondava la chiesa ridondante di affreschi scavata dentro la roccia e con l'emblema esoterico di una mano quasi orientale. Il suo clima temperato e mite nei suoi tanti spazi tutti simili tra loro: piazza, fontana e chiesa. La sontuosa Villa Dragonetti con le sue settecentesche e regali stanze affrescate. Il piccolo borgo di Paganica e la mia ricerca affannosa per trovare un pacchetto di sigarette. La grande fontana delle novantanove fontanine come organo di suoni d'acqua suggestivi ed armoniosi. La Chiesa di Collemaggio e la mia gioia dinanzi a quest'architettura così preziosa. La cortesia, la semplicità e l'ospitalità di quella gente che si rivolgeva a me con mediterranea cordialità ed aristrocratico rispetto, sentimenti e stati d'animo così veri ed autentici che non sono stati persi in questi momenti di atroce sofferenza. Gli aquilani dinanzi alla tragedia si stanno ponendo con esemplare compostezza e dignità, animati dal viversi con decoro privato le perdite e le fratture del terremoto interiore. Nelle loro brevi interviste colgo il sisma della pace, paradossalmente, ed il buon proposito espresso con calma e dolcezza di ricominciare con il silenzio e la semplicità operativi. Celestino V, noto per il suo gran rifiuto di diventare Papa dello sfarzo e della materia, anima forte e costante nei valori della povertà e carità, non poteva non essere di questi luoghi.