ÐEINAUTI

Non riusciamo proprio a piegare il tempo. Mica male il brano che hai postato.

Un'artista che ti consiglio di approfondire, quanto al testo, incomunicabilità da battaglia cui ben si presta l'opera della Woodman di un'unica serie fotografica di grande impatto, realizzata nella sua breve e intensa vita (di ben 22 anni).

Difficile restarne indifferenti, l'inquietudine è già sulle pareti e nella luce funebre, fredda e malata, disillusa, sfatta e spietata. La scelta di indagare su giovani (giovanissimi, come lei) corpi ponendoli in simbiotica relazione con un ambiente architettonico domestico fatiscente, scrostato dal tempo e deteriorato era già una cronaca ed una constatazione di vita probabilmente già morta, dell'esistenzialistico “essere per morire”. Fuggitivi, in movimenti quasi isterici, come spettri inquieti o immobili, placide creature in scomposte rigidità sono i suoi soggetti in contesti rarefatti e, senza tema di smentita, già parlano di testamenti a breve scadenza. Eppure, leggendo le sue dichiarazioni, il mistero non fa che alimentare se stesso, perché si apprende, invece, che la morte in giovane età, per lei, più che un cedimento alla depressione, sarebbe dovuta essere un tentativo di preservare ciò che, delicatamente quanto preziosamente era stato fatto, affinché non venisse cancellato confusamente dal tempo…

e a me tutto ciò ha fatto riflettere ben altre vie creative...le convinzioni della woodman sanno di libertà, ma così assolute sono dramma

Quindi sì, alla luce mortifera, rada e dilatata di quella sofisticata e strana artista, visceralmente profonda, ma pericolosamente incapace di vincere l'insostenibile rarefazione della sua vista, non si poteva dire meglio di come scrivi; ben altri intenti correvano su quel limitare del tempo...che fissava l'eterno scombinando piaceri e pose come scrittura sotto la pelle...

il testo è una reazione ad una vicenda capitata di recente in cui è meglio nessuno si commuova