Creato da misteropagano il 20/09/2012

ÐEINAUTI

Solo in quanto gli uomini riescono ad offrire ebbrezza agli Dèi possono pretendere di attrarli sulla terra

 

« .- The gardener plants a....- anziché autunno »

.-Dall'infinito all'infinitesimo

 

Crossover sul tempo. La favola del fuoco di Leonardo racconta che «Il fuoco, offeso perché l’acqua nella pentola sta sopra di lui che pure è il superiore elemento, innalza le sue fiamme sempre più in alto, finché l’acqua bolle e traboccando lo spegne».

A questa descrizione, Leonardo ne fa seguire altre tutte incomplete; aggiungendo ogni volta qualche dettaglio per meglio definire il suo pensiero. Ma s’interrompe, rendendosi conto che non c’è limite alla minuziosità con cui si può raccontare anche la storia più semplice.

Più si cerca di cogliere l’infinito, più si vaga nell’indefinito. Più si cerca di circoscrivere concretamente il dettaglio, più si finisce per comprendere che la parola è un mezzo limitato. Precisa infatti il filosofo Morin che in tutte le cose c'è  aumento del mistero in ogni aumento della conoscenza.

E anche Calvino evoca due simboli, due forme di bellezza perfetta, il cristallo e la fiamma trovando che rappresentano metaforicamente due modelli morali opposti: da un lato la precisione, il dettaglio, la struttura; dall’altro la mutevolezza, l’indefinibile e la vaghezza.

Dall’infinito all’infinitesimo e viceversa però è Murakami a dare la svolta coll'invenzione del tempo Frattale sulla metafora di Achille e la tartaruga.

Nel suo romanzo La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Murakami racconta due vicende in due mondi paralleli, fuori e dentro la mente del protagonista: nel momento in cui il protagonista muore nel suo tempo “reale”, a Tokyo, il suo alias sopravvive in eterno entrando in un flusso in cui il tempo si arrotola su se stesso, in una spirale di secondi continuamente dimezzati  ma sempre percepiti come interi, che si protrae all'infinito sempre più a fondo nell’infinitesimo, senza poter mai raggiungere la soglia che porterebbe al distacco dell’esistenza dallo scorrere del tempo. 

– L’immortalità, insomma.

– Esatto. Le persone che vivono nel loro pensiero sono immortali. O se non proprio immortali, ci si avvicinano indefinitamente.”  

 

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György Ligeti: Étude No. 13: L'escalier du diable

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Commenti al Post:
jigendaisuke
jigendaisuke il 13/09/21 alle 20:54 via WEB
In effetti, a pensarci bene, è vero. Ma direi che sono, anche, le persone che vivono nel pensiero o nel ricordo altrui, sono immortali.
 
 
misteropagano
misteropagano il 21/09/21 alle 08:47 via WEB
il tempo "scorre" a modo suo, noi replichiamo gli istanti a modo nostro. Nel ricordare forse siamo nel tempo frattale
 
woodenship
woodenship il 17/09/21 alle 03:47 via WEB
È un'immortalita'che molto s'avvicina alla danza immobile di Manuel Scorza. Quando, il ripetersi di un'azione nello spazio e nel tempo, porta i personaggi ad un progressivo e irresistibile immobilismo: eternità è uguale all'immortalita delle statue. Del resto, non ricordo chi avesse portato, la monotona ripetitività della musica orientale, come espressione della rigidità della struttura sociale orientale. E qui, in questo continuo e infinito frazionarsi di istanti in Murakami, si coglie tutta la filosofia che sottende alla plasticità del gesto teso all'immortalita, ovvero ad un'esistenza sempre più rarefatta, tanto da apparire infinita..........Un bacio scintillante di stelle settembrine
 
 
misteropagano
misteropagano il 21/09/21 alle 00:46 via WEB
:::ho apprezzato il tuo intervento W e la citazione di Scorza che ricordo più per Garabombo l'invisibile,in effetti sul nuovo lavoro rifletto sul prender corpo delle lotte contro il recinto e nell'ottica del tempo frattale, come rendere la ripetizione qualcosa di significativo...saluti di luna settembrina ..M
 
   
MAX.TIRILLIO
MAX.TIRILLIO il 21/09/21 alle 14:42 via WEB
Parere Arcano :DD A proposito di danze immobili PALMER AVERY e l’aspetto della performance che esiste in ciascuna delle nostre vite - I misteriosi nascosti spazi interni delle sculture parlano della disparità tra le nostre apparenze esterne e gli aspetti del nostro io interiore che sono inconoscibili dagli altri
 
     
misteropagano
misteropagano il 21/09/21 alle 16:35 via WEB
suggerimenti traversi che tornano sotto nuova luce, mi piace la trasformazione del piombo in oro T:)
 
 
misteropagano
misteropagano il 21/09/21 alle 22:28 via WEB
Ps: "Del resto, non ricordo chi avesse portato la monotona ripetitività della musica orientale come espressione della rigidità della struttura sociale orientale" - non lo ricordo nemmeno io, non so se questo sia espressione della rigidità della struttura sociale orientale ma di certo il tempo degli déi nei giorni della creazione e dai quei giorni è esattamente il tempo frattale...(buffo ma è il racconto più antico dei Veda)
 
rteo1
rteo1 il 17/09/21 alle 19:19 via WEB
Dall'infinito all'infinitesimo. Ma anche viceversa. Anzi, semmai, è l'infinitesimo che dà origine, forma e sostanza all'infinito, che tuttavia è destinato a mutare, a trasformarsi, nel suo scorrere nel tempo (inteso come direzione, verso della freccia). Non si può pensare all'infinito senza pensare al tempo, allo spazio e all'eternità, ma anche quest'ultima, però, va intesa nell'ottica della metamorfosi che tutto trasforma. L'acqua e il fuoco erano gli archè di Talete e di Eraclito. Il "Tutto" ha sempre affascinato la mente umana. Anche l'uno di Pitagora. Il vero problema, tuttavia, che fa avvertire agli uomini un senso di vuoto, di smarrimento, di ansia, angoscia, terrore, è la fine dell'esperienza umana. E allora gli uomini s'inventano, immaginano, e sperano, che tutto continui, ma con le modalità auspicate, desiderate. Non ci si accontenta, perciò, dell'immortalità (che è nel ciclo della natura, che però deve trasformarsi per continuare ad assicurare l'esistenza)ma vorrebbe conservare se stesso, il suo corpo, o una parte di sè, come anima, spirito, pensiero e altre soluzioni. E così nessuno si accontenta di ritornare ad essere una particella infinitesimale, del mondo subatomico, dove tutto è cominciato e dove tutto ritorna. Bisogna perciò pensare all'immortalità pensando all'infinitesimamente piccolo. Al mattone e non alla casa.
 
 
misteropagano
misteropagano il 21/09/21 alle 00:55 via WEB
Di questo intervento mi è piaciuto la narrazione della metamorfosi come espediente per continuare se stessi e la chiosa finale, tanto da rammentare il mattone di fango di Mami citato in Le tavolette del destino di Calasso, da cui saremmo nati
 
misteropagano
misteropagano il 17/09/21 alle 21:18 via WEB
Vi ringrazio di esserci con interventi preziosi, ora non posso dire di più^
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 19/09/21 alle 18:08 via WEB
P.S. E si...L’aumento del mistero è proporzionale alla quantità di comprensione di un argomento, sembra un paradosso vero? Eppure…è un concatenamento logico nell’aumento della conoscenza. Eternità, immortalità fuori dalle logiche troppo umane di spazio e tempo, il concetto di tempo autentico, quello che scorre nella nostra coscienza, alla Bergson, per intenderci e mistero e conoscenza sono argomenti su cui erigere torri...Costruiamo? P.S. Torre si può dire o, per non offendere, devo dire "quella cosa lunga e alta diversamente intesa da un Arcano maggiore"? ;-)))))))) Mi sbellico...
 
 
misteropagano
misteropagano il 20/09/21 alle 10:09 via WEB
_|_ diversamente disegnato ed eretto. Io mi sbellico sulla monotonia. Ecco quella "cosa lunga" potrebbe essere un buon vocabolario d'ausilio agli argomenti.
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 19/09/21 alle 18:09 via WEB
Sempre detto, infatti…;-) Adorabili post filosofici in chiave olimpica! Dovresti proporne uno al giorno per togliere trolls, malattie mentali e abulicità di torno! Io non credo tanto che l’eternità sia sinonimo d’immobilismo, come riporta wood. O, meglio, non di un immobilismo statico e mortifero, come quello di una statua. Penso che l’eternità, invece, sia semplicemente il tutto che si compie in un cerchio non dissolvibile, dove alfa ed omega esistono in un rincorrersi senza tempo – senza un prima o un dopo – ed è una cosa che si avvicina maggiormente ad un eterno presente; ma è difficile da comprendere se non si esce dalla struttura spazio-temporale e non ci si estranea dalla logica di quei paradigmi.
 
 
misteropagano
misteropagano il 20/09/21 alle 10:13 via WEB
diciamo che W ha sicuramente colto un aspetto della ricerca; anzi con le citazioni giuste ha rappresentato esattamente la percezione del tempo frattale, e quella sensazione di escape continuo per andare restando sempre nello stesso punto, sempre più piccolo eppure infinito. Ed è anche quell'aumento di mistero nell'avanzamento della conoscenza. Il tutto è imbastito col tuo ragionamento e quello di rteo che certamente fanno parte di un cartamodello in lavorazione.
 
 
misteropagano
misteropagano il 21/09/21 alle 09:03 via WEB
Quanto al tuo specifico intervento mi rammenti quel ragionamento "quantico", non chiuso come i segni dislessici. Se su ogni punto di una linea circolare ci fossero gli infiniti punti di vista, e quindi ogni punto di vista, e il segno piuttosto che lasciato aperto si chiudesse negli opposti tutto fluirebbe per farci notare ogni cosa da ogni punto del cerchio. E anche "noi" saremmo notati.
 
misteropagano
misteropagano il 19/09/21 alle 18:33 via WEB
@Ele torno dopo la pausa___^
 
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