PERPLESSO

a la recherche du temps perdu


potrei cavarmela con qualche frase fatta:il passare del tempo è come la sabbia che ti scorre tra le dita e altre cazzate del genere.potrei infierire con "è solo rimpianto e rodimento di palle" ma anche così non è chissà che stia dicendo. allora voglio tornare alle mie grigie giornate di vecchio tecnico che seguita a lavorare per non schiattare subito davanti a questo schemo. le illusioni? le ho tutte perdute. l'empatia? si è fulminata come una lampadina troppo usata. allora? eh allora...non vado più all'ufficio di chieti, vive di luce riflessa non ha finestre è triste anche d'estate. allora? vado a quello di pescara.voglio fare la fila, mi faccio passare davanti da tutti, se ho un tichet basso lo butto, faccio passare del tempo e ne riprendo un altro,  vengo qui per pensare ed osservare fino alla chiusura. comincio dall'esterno: c'è ancora una posteggiatrice di quando ero ragazzo, una specie di trench stropicciato e gli stivali di gomma un fazzoletto lercio legato sotto il mento. inverno ed estate. tanto tempo fa qui di notte "lavorava" Olga la ciclista, per via che aveva le gambe secche e ad arco e portava al collo una borraccia da alpino per le abluzioni post prandiali. era orrida, ma si sa il sesso si nutre anche dell'orrido e aveva i suoi clienti fissi. c'era pure chi pagava a fine mese, lei annotava tutto in un quadernetto con la copertina nera e il taglio rosso.spesso all'ora del pagamento litigava con una voce stridula e in falsetto...il "cliente" ci hai messo tre tacche in più; lei spergiurava che non era vero,mentre il "cliente" raffazzonava qualche alibi falso.ma con i giovani era addirittura "materna" perchè pagavano subito ed erano di poche pretese e di poco tempo. uno sciacquo e via con una tirata dalla borraccia da alpino. non mi fu mai "madre" ma forse solo per una fottuta timidezza o per paura delle peste nera.-fine I parte-