..Uomini...

Che pena


Vicino a dove lavoriamo noi, c'è una banca. La mattina arriviamo quasi sempre assieme, noi e loro. Noi , dipendenti pubblici , e loro , bancari. La differenza si vede subito dal modo di vestire. Gli uomini tutti in giacca e cravatta, macchine sportive, uno (cagone triestino) addirittura con la decappottabile; le donne (molte ragazze) tutte con bei vestitini  o tailleur eleganti, tacchetti e borsetta intonata.Noi molto più semplici: gli uomini vestiti sportivi o in jeans, le donne pure, infradito e borsetta sempre quella. Noi in poco meno di venti facciamo funzionare un ente che serve quasi seimila abitanti; ventisette anni fa quando arrivai io eravamo quasi quaranta. Loro in trenta e assieme ad altre due banche, gestiscono i conti correnti e gli investimenti finanziari delle suddette seimila persone; ventisette anni fa erano poco più di una decina e non c'erano altre banche in paese. Noi però saremmo quelli che "alle due non hanno un cazzo da fare", citazione di uno di quelli antipaticissimi del pdl di cui ho rimosso il nome e financo la faccia....Non mi faccio toccare dalle loro puttanate, non glielo permetto.  E pensare che l'anno del diploma mi chiamarono a una selezione, e fu proprio una banca... mi pare fosse la Popolare Udinese... Chiamarono i tre che quell'anno si erano diplomati col sessanta su sessanta, tra cui, anch'io. Andai a questa selezione presso la banca stessa. Passai la prima prova che consisteva in un test di cultura generale o di intelligenza, non ricordo ma so che erano domande a test... eravamo in moltissimi, evidentemente chiamati da tutte le scuole della regione, ma incredibilmente passai. La seconda prova era un tema, una prova scritta. Ricordo che quel giorno, a guidare coloro che erano "rimasti" all'aula della seconda prova, c'era un impiegato della banca; mi rimase molto impresso. Camminava davanti a noi, impettito come un pinguino nell'abito blu scuro e con le scarpe di vernice nera. Non si sentiva volare una mosca , in quella banca, e la nostra guida mi parve impettito e rigido, come i marmi della banca stessa. Il mio foglio quel giorno rimase praticamente in bianco, forse scrissi dieci righe. Il tema, non me lo scorderò mai, era "Parla delle problematiche dell'Istituto nazionale di previdenza sociale"..... cioè io a diciott'anni che ne potevo sapere dell'INPS? Non mi rammaricai molto perchè poco dopo trovai subito lavoro presso la lega delle cooperative come ragioniera. E poi il resto. Io sono orgogliosa del mio lavoro e del mio ruolo, per piccolo che sia, e mi fa veramente pena vedere un Piccolo uomo, molto più basso della sua statura fisica, scappare di fronte a un dipendente che voleva rivolgergli una domanda, la cui sola colpa è quella di essere precario, e dipendente pubblico. Mi fa pena ministro Brunetta. Mi fa molta pena. Le frustrazioni sono cose brutte, di solito scatenano istinti opposti alla loro causa; nel suo caso, non solo crede di essere superiore agli altri per cervello e bravura (ce ne sono centinaia come lei in giro), ma pensa che coloro che non "arrivano" siano delle merde, e per colpa loro naturalmente. Una società un pochino più giusta, solo un pochino, per favore. Ah: lavorare in banca credo che non mi sarebbe piaciuto affatto. Notte, Marion.....